Testimone suicida, arrestati familiari
Inviato: 09/02/2012, 14:39
Aveva descritto nei particolari gli affari sporchi e le attività criminali e gli omicidi commessi dalla cosca Bellocco di Rosarno, alleata dei Pesce, una delle ‘ndrine più potenti in Calabria. Maria Concetta Cacciola, 31 anni, figlia di Michele Cacciola, cognato del boss Gregorio Bellocco, si era poi suicidata con acido muriatico, il 22 agosto scorso.
L'OPERAZIONE - Giovedì mattina i carabinieri della compagnia e gli agenti del commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato i suoi genitori, Michele Cacciola, 54 anni, Anna Rosalba Lazzaro, 48 anni e il fratello Giuseppe, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia violenza e minaccia per costringerla a ritrattare le sue confessioni. Maria Concetta era sposata con Salvatore Figliuzzi ancora in carcere a scontare una condanna a otto anni per associazione mafiosa. Dal matrimonio sono nati tre figli che attualmente hanno sedici, dodici e sette anni. La donna aveva deciso di iniziare la collaborazione con la giustizia dopo aver intuito che i suoi genitori avevano sospettato la sua relazione extraconiugale con Pasquale Improta che durava da circa due anni. Nelle famiglie di ‘ndrangheta il tradimento è considerato ancora oggi un’infamità che va lavato con il sangue. E proprio per paura di essere uccisa la donna, cugina di Giuseppina Pesce, altra pentita di ‘ndrangheta, aveva deciso di vuotare il sacco su quanto sapeva delle attività criminali dei Bellocco.
L'INCONTRO CON I GENITORI - Maria Concetta ha riferito ai magistrati della dda di Reggio Calabria di essere stata ripetutamente picchiata tanto da subire fratture ossee che le erano state curate da un medico compiacente. E quando ha chiesto di potersi separare dal marito, il padre le ha puntato la pistola alla tempia. «Questo è il tuo matrimonio e te lo tieni per tutta la vita». Dopo la decisione di collaborare Maria Concetta ha avuto anche l’occasione di incontrare i suoi genitori nella località protetta dove era stata trasferita. E anche in quell’occasione il padre e la madre hanno cercato in tutti i modi di far desistere «la marescialla» (nomignolo che le era stato attribuito dopo la decisione di pentirsi) dal fare altre confessioni sulla famiglia.
IL MEMORIALE - Addirittura era stato preparato con l’aiuto di un avvocato e senza che la collaboratrice ne fosse al corrente, un memoriale che Maria Concetta avrebbe dovuto firmare dove si sosteneva che le affermazioni fatte dalla donna ai carabinieri erano tutte false ed estorte con la forza. Era stata costretta anche a registrare un audio nel quale confermava che le cose riferite ai magistrati erano false. Nonostante fosse già stata ammessa al programma di protezione, il 10 agosto scorso la donna aveva deciso di far rientro a Rosarno, probabilmente per riprendersi i suoi figli. Due giorni dopo il suo rientro si è chiusa in bagno e si è uccisa ingerendo acido muriatico. Nell’operazione odierna, denominata Califfo i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno fermato undici persone, tutte vicine al clan Pesce. Tra gli arrestati anche Saverio Marafioti, ritenuto colui il quale ha costruito i tecnologici bunker utilizzati nella latitanza dai capi della cosca Pesce. Sequestrati inoltre alcuni «pizzini» scritti da Francesco Pesce “u testuni” con i nomi degli imprenditori costretti a pagare la mazzetta e le indicazioni con le nuove cariche da dare picciotti della famiglia.
Carlo Macrì
http://www.corriere.it/cronache/12_febb ... fe7d.shtml
L'OPERAZIONE - Giovedì mattina i carabinieri della compagnia e gli agenti del commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato i suoi genitori, Michele Cacciola, 54 anni, Anna Rosalba Lazzaro, 48 anni e il fratello Giuseppe, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia violenza e minaccia per costringerla a ritrattare le sue confessioni. Maria Concetta era sposata con Salvatore Figliuzzi ancora in carcere a scontare una condanna a otto anni per associazione mafiosa. Dal matrimonio sono nati tre figli che attualmente hanno sedici, dodici e sette anni. La donna aveva deciso di iniziare la collaborazione con la giustizia dopo aver intuito che i suoi genitori avevano sospettato la sua relazione extraconiugale con Pasquale Improta che durava da circa due anni. Nelle famiglie di ‘ndrangheta il tradimento è considerato ancora oggi un’infamità che va lavato con il sangue. E proprio per paura di essere uccisa la donna, cugina di Giuseppina Pesce, altra pentita di ‘ndrangheta, aveva deciso di vuotare il sacco su quanto sapeva delle attività criminali dei Bellocco.
L'INCONTRO CON I GENITORI - Maria Concetta ha riferito ai magistrati della dda di Reggio Calabria di essere stata ripetutamente picchiata tanto da subire fratture ossee che le erano state curate da un medico compiacente. E quando ha chiesto di potersi separare dal marito, il padre le ha puntato la pistola alla tempia. «Questo è il tuo matrimonio e te lo tieni per tutta la vita». Dopo la decisione di collaborare Maria Concetta ha avuto anche l’occasione di incontrare i suoi genitori nella località protetta dove era stata trasferita. E anche in quell’occasione il padre e la madre hanno cercato in tutti i modi di far desistere «la marescialla» (nomignolo che le era stato attribuito dopo la decisione di pentirsi) dal fare altre confessioni sulla famiglia.
IL MEMORIALE - Addirittura era stato preparato con l’aiuto di un avvocato e senza che la collaboratrice ne fosse al corrente, un memoriale che Maria Concetta avrebbe dovuto firmare dove si sosteneva che le affermazioni fatte dalla donna ai carabinieri erano tutte false ed estorte con la forza. Era stata costretta anche a registrare un audio nel quale confermava che le cose riferite ai magistrati erano false. Nonostante fosse già stata ammessa al programma di protezione, il 10 agosto scorso la donna aveva deciso di far rientro a Rosarno, probabilmente per riprendersi i suoi figli. Due giorni dopo il suo rientro si è chiusa in bagno e si è uccisa ingerendo acido muriatico. Nell’operazione odierna, denominata Califfo i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno fermato undici persone, tutte vicine al clan Pesce. Tra gli arrestati anche Saverio Marafioti, ritenuto colui il quale ha costruito i tecnologici bunker utilizzati nella latitanza dai capi della cosca Pesce. Sequestrati inoltre alcuni «pizzini» scritti da Francesco Pesce “u testuni” con i nomi degli imprenditori costretti a pagare la mazzetta e le indicazioni con le nuove cariche da dare picciotti della famiglia.
Carlo Macrì
http://www.corriere.it/cronache/12_febb ... fe7d.shtml