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Operazione ''Urbanistica'': le mazzette all'interno del Comune di Reggio
di Claudio Cordova - Vedevano l’attività di gestione degli uffici tecnici del Comune di Reggio Calabria non come un momento di verifica al servizio dei cittadini, ma come “una famelica
opportunità di guadagno”. Così il Gip di Reggio Calabria, Kate Tassone, descrive il “sistema di potere illegale” che funzionari, impiegati e professionisti esterni avrebbero messo in piedi con riferimento al settore Urbanistica di Palazzo San Giorgio. E’ denominata proprio “Urbanistica” l’operazione della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta da Renato Cortese, che va a colpire, con provvedimenti restrittivi, nove uomini che avrebbero fatto parte del sistema di potere: ai soggetti coinvolti vengono contestati reati che vanno dall'associazione a delinquere alla corruzione, fino alla concussione e al falso.
L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal sostituto Maria Luisa Miranda, ha permesso dunque di svelare uno spaccato sconcertante di illegalità diffusa nella Pubblica Amministrazione, in cui i soggetti coinvolti avrebbero fatto un vero e proprio mercimonio delle proprie funzioni. In tre finiscono in carcere: Giuseppe Melchini, attualmente funzionario presso l’Ufficio Programmazione dell’Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Reggio Calabria, Pasquale D’Ascoli, Istruttore Tecnico presso il Settore Edilizia Privata dell’Ufficio Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, e Giuseppe Chirico, impiegato addetto all’Ufficio Edilizia Scolastica presso l’Ufficio Patrimonio Edilizio del Comune di Reggio Calabria. Sarebbe stato, in particolare, Melchini il promotore e l’organizzatore del sodalizio: l’uomo, classe 1956, è stato infatti Funzionario Responsabile dell’Ufficio Urbanistica, con riferimento al settore Edilizia Privata, dal 10 maggio 2001 all’1 settembre 2009, allorquando venne trasferito. Avvalendosi del proprio potere, Melchini avrebbe assicurato l’esito favorevole di un numero indeterminato di progetti presentati in violazione della normativa urbanistica, ma avrebbe anche assicurato un iter agevolato a quelli presentati da tecnici e professionisti a lui collegati. Emerge, proprio in questo senso, la figura dell’architetto Carmelo Maria Lo Rè, che avrebbe utilizzato il proprio studio professionale, mettendolo a disposizione di Melchini e D’Ascoli.
Un sistema fatto di violazioni e falsificazioni, ma anche di occultamento di atti pubblici che, stando alle risultanze investigative della Quinta Sezione della Squadra Mobile (Reati contro il patrimonio), sarebbero stati sottratti all’ufficio di appartenenza. Dalle intercettazioni è possibile apprezzare come gli indagati programmassero di modificare il numero di protocollo dei permessi ormai scaduti, da altre, invece, sono gli stessi ad ammettere di aver utilizzato concessioni edilizie false. Una serie assai lunga, dunque, di reati contro la Pubblica Amministrazione: secondo le indagini, gli associati, si sarebbero serviti anche di un altro soggetto, Giovanni Tornatola, che si sarebbe introdotto abusivamente nel sistema informatico e telematico dell’Ufficio Urbanistica, operando la manomissione di un parere, relativo a un permesso di costruire, commutandolo da contrario a favorevole.
Un’indagine, quella portata avanti dalla Procura di Reggio Calabria, che si è avvalsa, soprattutto, di intercettazioni telefoniche e ambientali, anche negli studi che sarebbero stati lo scenario degli accordi tra gli indagati. I cittadini, infatti, sarebbero stati indirizzati verso studi professionali vicini ai funzionari pubblici e, tramite il pagamento di una somma di denaro, la pratica avrebbe fatto il proprio corso positivo: “Il progetto così come era stato presentato non sarebbe stato accolto” dice Tornatola a un cittadino, consigliandogli di rivolgersi a un architetto, Antonio Demetrio Artuso, che avrebbe fatto parte del sistema “Urbanistica”.
Gli indagati, secondo gli accertamenti degli inquirenti, avrebbero addirittura fissato un “listino prezzi” delle mazzette, necessarie per l’attuazione dei provvedimenti illeciti: “Questa agibilità deve uscire nel più breve tempo possibile, 1000 euro per il certificato di agibilità nel giro di qualche giorno… primo acconto 500 euro, secondo acconto 2000 euro rilascio permesso di costruire per il cambio d’uso da residenza a casa di riposo per anziani, terzo acconto 1500 euro, ma questi sono soldi che già avevamo pensato di dividerli così”. La situazione presente all’interno del settore Urbanistica, peraltro, venne alla ribalta negli scorsi anni, allorquando il Consiglio Comunale di Reggio Calabria istituì un’apposita Commissione d’inchiesta, presieduta dal consigliere Nuccio Barillà, che presentò una serie di circostanze sospette. In seguito a tali accertamenti, il principale indagato, Giuseppe Melchini, venne anche trasferito d’ufficio, senza però perdere la propria autorità: “Alla base delle esigenze cautelari c’è la protervia di Melchini, ostentata anche dopo il trasferimento” dice il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza. Una situazione che sarebbe testimoniata anche dalle conversazioni tra gli indagati, che sottolineano l’importanza di rimanere nello stesso contesto, nonostante il trasferimento: “L’importante è essere però all’interno della situazione, capito? Per loro l’importante è stare dentro!”.
Dalle conversazioni captate dalle cimici della Squadra Mobile reggina, sarebbe emersa anche la responsabilità degli impiegati comunali Francesco Calì (per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari) e Giuseppe Chirico (tradotto in carcere). Arresti domiciliari anche per l’architetto Lo Rè e Marco Condò, entrambi attivi nel medesimo studio professionale, che sarebbe stato collegato alle illecite condotte. L’indagine avrebbe svelato come gli ostacoli della normativa urbanistica e i vincoli del piano regolatore fossero superati, in maniera fraudolenta, dagli indagati, spesso sollecitando i cittadini a rivolgersi allo studio Lo Rè, gradito all’Ufficio: “Penso agli utenti reggini, nell’infinita attesa di pratiche da evadere, mentre gli impiegati pensavano a tutto tranne che ai cittadini” dice il dirigente della Squadra Mobile, Renato Cortese.
Un sistema radicato da anni, nell’ambito dell’Amministrazione guidata da Giuseppe Scopelliti, oggi governatore, un sistema in cui l’illegalità sarebbe diventata prassi. Assai significative sono, infatti, le conversazioni intercettate all’interno dello studio Lo Rè, dove, secondo gli inquirenti, sarebbe stato costume quotidiano lavorare per il rilascio di permessi a costruire falsi: “Glielo facciamo falso, gli scriviamo che è agricolo, glielo mandiamo all’Agenzia e non pagano un cazzo” dicono gli indagati. Un vero e proprio vanto per l’attività portata avanti negli anni: “Ne hanno risolte situazioni lui assieme a Pino Melchini con un timbro” dice D’Ascoli, uno dei soggetti arrestati. E alcuni provvedimenti sarebbero stati addirittura retrodatati, al fine di poter permettere a Melchini di apporre la propria firma, sebbene non ne avesse più competenza.
Come detto, l’attività d’indagine si basa, soprattutto sulle intercettazioni. In un’altra conversazione gli interlocutori paragonano, giustificandola, la propria condotta illecita (di cui, evidentemente, sono consapevoli) con quanto sarebbe stato commesso dai colleghi dell’Ufficio Anagrafe, che, a detta dei conversanti, avrebbero falsificato documenti per favorire mafiosi e latitanti. D’Ascoli, in particolare, commenta con l’architetto Lo Rè il ritrovamento di una carta d’identità a nome di una persona inesistente tra gli oggetti rinvenuti e sequestrati, al momento dell’arresto, al boss latitante Paolo Rosario De Stefano: un favore, a detta di D’Ascoli, che la cosca Labate avrebbe fatto alla famiglia De Stefano.
Allo stato attuale non sarebbero emerse complicità politiche o dei dirigenti: "Ma le indagini continuano" dice il Procuratore Giuseppe Pignatone. Un sistema, dunque, che sarebbe stato messo in atto dai funzionari, in cui, in alcuni casi, i cittadini sarebbero stati vittime, e altri, invece, in cui avrebbero trovato un “accordo” per l’accelerazione e l’accoglimento delle proprie pratiche: “Lo Stato ha dimostrato di essere presente, sia nei reati di mafia, sia sul fronte della corruzione” dice il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza.
Adesso, come sempre, toccherebbe ai cittadini…
Come vedete non erano tutti dipendenti,c'erano anche architetti con studi professionali