Calderoli indagato per truffa alla Presidenza
Inviato: 14/01/2012, 16:26
w i leghisti paladini della giustizia che figura di merxx
http://www.zoomsud.it/index.php?option= ... Itemid=136
di Aldo Varano
L’ex ministro Roberto Calderoli è indagato dal pm romano Emanuele Di Salvo per truffa nei confronti della presidenza del Consiglio. Il Tribunale dei ministri svolgendo autonome indagini è arrivato, anche lui, alla raccolta di prove che lasciano pochi dubbi: Calderoli avrebbe spudoratamente mentito per poter fare un volo di Stato a cui non aveva alcun diritto. Per difendersi ha raccontato, per iscritto, di impegni istituzionali. Le indagini hanno scoperto che in realtà doveva incontrare la donna con cui vive e, dopo essersi fermato con lei in un misterioso appartamento, ha fatto una frettolosa visita al figlioletto della signora, anche lei leghista e presidente della Provincia di Cuneo (ogni leghista importante ha un parente stretto o acquisito sistemato da qualche parte, dal Trota in giù).
Insomma, un miserabile pasticcio.
L’ho già scritto: Calderoli, è intelligente e in più (ma non era impossibile?) furbissimo. Questa volta ha usato la furbizia. Così per tirarsi fuori dallo sputtanamento che più sputtanamento non si può, a ridosso di Capodanno ha tentato (ahilui, inutilmente) di far precipitare Monti nella vergogna. Lo ha accusato di aver banchettato a lenticchie e zampone. Un’abbuffata di dodici persone con figli e parenti stretti (quattro bambini compresi), a Palazzo Chigi per il cenone. Chi ha pagato, ha chiesto conto Calderoli? Per fortuna del presidente del Consiglio, la Elsa, cioè la sua signora, priva di parentele egiziane e regolarmente sposata, che dev’essere precisina quanto lui perché la natura li fa e dio li accoppia, aveva conservato lo scontrino del pizzicagnolo dove aveva di persona comprato (pare gli servisse come pezza d’appoggio per giustificare le uscite quando lei e il signor Mario, insieme, controllano se il bilancio in famiglia è in pareggio o no).
Così mentre Calderoli s’indignava ergendosi a paladino senza macchia e senza paura, implacabile contro sprechi e corruttele di Stato a danno della collettività, tentata furbescamente di spostare l’attenzione dai propri illegittimi voli di Stato.
E’ la Lega, bellezza! Ma andiamo al 19 gennaio 2011. Calderoli quel giorno pretende l’aereo dal Governo. Atterra a Levaldigi, e va a Cuneo per poi subito tornare tra i fasti (che lui non tollera) di Roma ladrona. Il 20 luglio scorso il Tribunale dei ministri incardina il procedimento penale accogliendo le tesi dell’accusa: truffa da 10.271,56 euro e chiede al Senato l’autorizzazione a procedere.
Calderoli s’indigna e reagisce con tanto di memoria difensiva. E’ vero, riconosce, sono andato a Levaldigi per questioni di famiglia, ma ho deviato di pochissimo il viaggio perché quel giorno da quelle parti avevo un impegno istituzionale prima e uno dopo la mia pausa a Cuneo.
Ma era la solita colossale balla di cui sono capaci i leader leghisti e Calderoli in modo particolare. Quel giorno in cui il capo di gabinetto di Calderoli aveva chiesto l’aereo di Stato per «comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’esercizio di funzioni istituzionali», appena arrivato a Cuneo l’ex ministro aveva preso la sua compagna a casa e insieme erano fiondati in un misterioso appartamento per circa un’ora.
La polizia appunta con pudore: «Sul citofono non sono presenti denominazioni di pubblici uffici» (e il sorrisetto ironico, spuntato in questo momento sulla faccia meridionale di chi sta leggendo, che allude alle capacità di durata dell’ex ministro, che pur viene dalla tradizione culturale del «celodurismo», è frutto di un «sudismo» fazioso: nulla vieta di pensare che i due abbiano discusso veramente e in modo riservato
http://www.zoomsud.it/index.php?option= ... Itemid=136
di Aldo Varano
L’ex ministro Roberto Calderoli è indagato dal pm romano Emanuele Di Salvo per truffa nei confronti della presidenza del Consiglio. Il Tribunale dei ministri svolgendo autonome indagini è arrivato, anche lui, alla raccolta di prove che lasciano pochi dubbi: Calderoli avrebbe spudoratamente mentito per poter fare un volo di Stato a cui non aveva alcun diritto. Per difendersi ha raccontato, per iscritto, di impegni istituzionali. Le indagini hanno scoperto che in realtà doveva incontrare la donna con cui vive e, dopo essersi fermato con lei in un misterioso appartamento, ha fatto una frettolosa visita al figlioletto della signora, anche lei leghista e presidente della Provincia di Cuneo (ogni leghista importante ha un parente stretto o acquisito sistemato da qualche parte, dal Trota in giù).
Insomma, un miserabile pasticcio.
L’ho già scritto: Calderoli, è intelligente e in più (ma non era impossibile?) furbissimo. Questa volta ha usato la furbizia. Così per tirarsi fuori dallo sputtanamento che più sputtanamento non si può, a ridosso di Capodanno ha tentato (ahilui, inutilmente) di far precipitare Monti nella vergogna. Lo ha accusato di aver banchettato a lenticchie e zampone. Un’abbuffata di dodici persone con figli e parenti stretti (quattro bambini compresi), a Palazzo Chigi per il cenone. Chi ha pagato, ha chiesto conto Calderoli? Per fortuna del presidente del Consiglio, la Elsa, cioè la sua signora, priva di parentele egiziane e regolarmente sposata, che dev’essere precisina quanto lui perché la natura li fa e dio li accoppia, aveva conservato lo scontrino del pizzicagnolo dove aveva di persona comprato (pare gli servisse come pezza d’appoggio per giustificare le uscite quando lei e il signor Mario, insieme, controllano se il bilancio in famiglia è in pareggio o no).
Così mentre Calderoli s’indignava ergendosi a paladino senza macchia e senza paura, implacabile contro sprechi e corruttele di Stato a danno della collettività, tentata furbescamente di spostare l’attenzione dai propri illegittimi voli di Stato.
E’ la Lega, bellezza! Ma andiamo al 19 gennaio 2011. Calderoli quel giorno pretende l’aereo dal Governo. Atterra a Levaldigi, e va a Cuneo per poi subito tornare tra i fasti (che lui non tollera) di Roma ladrona. Il 20 luglio scorso il Tribunale dei ministri incardina il procedimento penale accogliendo le tesi dell’accusa: truffa da 10.271,56 euro e chiede al Senato l’autorizzazione a procedere.
Calderoli s’indigna e reagisce con tanto di memoria difensiva. E’ vero, riconosce, sono andato a Levaldigi per questioni di famiglia, ma ho deviato di pochissimo il viaggio perché quel giorno da quelle parti avevo un impegno istituzionale prima e uno dopo la mia pausa a Cuneo.
Ma era la solita colossale balla di cui sono capaci i leader leghisti e Calderoli in modo particolare. Quel giorno in cui il capo di gabinetto di Calderoli aveva chiesto l’aereo di Stato per «comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’esercizio di funzioni istituzionali», appena arrivato a Cuneo l’ex ministro aveva preso la sua compagna a casa e insieme erano fiondati in un misterioso appartamento per circa un’ora.
La polizia appunta con pudore: «Sul citofono non sono presenti denominazioni di pubblici uffici» (e il sorrisetto ironico, spuntato in questo momento sulla faccia meridionale di chi sta leggendo, che allude alle capacità di durata dell’ex ministro, che pur viene dalla tradizione culturale del «celodurismo», è frutto di un «sudismo» fazioso: nulla vieta di pensare che i due abbiano discusso veramente e in modo riservato
