Ritorno ai mestieri

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http://www.corriere.it/economia/12_genn ... 3e07.shtml


Professioni e crisi

Ritorno ai mestieri che nessuno voleva fare

Liste d'attesa ai corsi per infermieri, richieste per un impiego
da muratore e persino nelle stalle. I sindacati: «Brutto segno»

MILANO - «È appena venuto da me un compaesano a portarmi il curriculum. Mi ha detto che è pronto a lavorare di sabato e di domenica. Mi ha quasi pregato. È da un anno che gli italiani sono tornati a chiedere lavoro. Prima gli unici disponibili a guidare i nostri furgoncini sette giorni su sette, notturni compresi, erano indiani e marocchini. Il faldone dei curriculum sta scoppiando».


Questo raccontava ieri sera Patrizio Ricci, presidente della Fita Cna della Lombardia e titolare dell'azienda di autotrasporti di famiglia che ritira il latte dalle fattorie della regione. I dati Istat - in modo più freddo e asettico - dicono esattamente la stessa cosa. Lasciano intuire i travagli degli italiani che stanno voltando pagina: meno snobismo nei confronti di certi mestieri, più concretezza per sbarcare il lunario.
Torniamo a Patrizio Ricci e alla sua attività in provincia di Bergamo. «Qualcuno comincia dirmi: "Basta, adesso questi stranieri lasciali a casa, prendi noi che parliamo come te". Troppo facile. La verità è che per lunghi anni sono stati proprio marocchini e indiani a tenere in piedi l'impresa».


I dipendenti del signor Ricci lavorano dalle sette di sera alle due del mattino, 365 giorni, l'anno per 2.200-2.300 euro al mese. Ma quello dell'autotrasportatore non è l'unico mestiere che torna a piacere agli italiani. Non si disdegna più nemmeno il ruolo di magazziniere. «Negli aeroporti di Linate a Malpensa fino a poco tempo fa lo smistamento dei bagagli interessava solo agli stranieri. Tanto che erano diventati quasi il 40% della forza lavoro. Adesso si candidano anche molti italiani. Peccato che ci sia poco lavoro. Al massimo si può aspirare ai contratti a termine sotto Natale e durante le vacanze estive», racconta Stefano Croce, della Filt Cgil di Milano. Poi ci sono gli infermieri. «Da una paio d'anni gli stranieri si sono fermati a quota 30%. Non crescono più per un semplice motivo: gli italiani hanno ricominciato a indossare il camice. Prima non si riuscivano a riempire i corsi universitari, adesso c'è la lista d'attesa», racconta Giovanni Mutillo, presidente dell'ordine degli infermieri di Milano.


L'elenco continua, veniamo ai muratori. «Gli italiani stavano mollando anche a Bergamo, Brescia e a Frosinone, le province dove gli addetti all'edilizia sono sempre stati di casa - fa il punto Domenico Pesenti, segretario generale della Filca Cisl nazionale -. Oggi gli italiani non snobbano più cemento e cazzuola. È ancora presto per dimensionare il fenomeno con le statistiche. Ma la tendenza è evidente. Il problema è che i posti sono pochi. Circa 200 mila sono andati persi negli ultimi tre anni».
Se in edilizia lavorano soprattutto gli uomini, quello delle pulizie è un settore femminile. Il problema è simile: con la crisi il lavoro è diminuito. Imprese e uffici tagliano il più possibile le spese. Ma anche qui sono ricomparse le candidature italiane. «Succede da un paio d'anni - certifica Graziella Carneri, segretario generale della Filcams Cgil di Milano -.

I committenti, però, tagliano le ore di lavoro. A tempo pieno si può contare su 1.100-1.200 euro. Ma la maggioranza delle lavoratrici deve accontentarsi di venti ore la settimana ed entrate dimezzate».Quasi scontato ormai parlare del ritorno delle italiane tra colf, baby sitter e badanti. In Lombardia sono stati fatti accordi sindacali con cui le lavoratrici di aziende tessili o metalmeccaniche in crisi hanno seguito corsi ad hoc per essere poi assunte dalle case di riposo del territorio. Più interessante quello che sta avvenendo in agricoltura. «Per la vendemmia a Bergamo e Brescia abbiamo registrato quest'anno moltissime candidature di italiani. Più del solito - precisa Anna Bogatto, responsabile candidature di Adecco, società del lavoro somministrato -. Lo stesso per la produzione di olio al Sud. Si tratta di un cambiamento faticoso. I primi segni li abbiamo registrati tre anni fa». «Anche nelle stalle tornano gli italiani - constata per finire Augusto Cianfoni, segretario generale nazionale della Fai Cisl -. Ma le condizioni di lavoro sono pessime. Gli italiani sono interessati da tempo all'agricoltura. A tenerli lontani, finora, sono state solo le condizioni di sfruttamento in cui si opera nel settore». In altre parole: se i giovani si avvicinano persino alle stalle, brutto segno. Significa che di lavoro ormai in giro ce n'è davvero poco».


Rita Querzè
11 gennaio 2012 | 18:39
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Lixia
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secondo me non è un brutto segno , è bello che si troni anche agli antichi mestieri era ora .... sia per una questione culturale e poi perchè per esempio non si trova più un calzolaio manco a pagarlo oro..... una volta quando si consumava il tacco della scarpa si portava dal calzolaio che ti faceva i tacchi nuovi , adesso appena si consuma si buttano e se ne compra un altro paio ...quanto spreco !
"Gli amici miei, ed in cui posso fidare, non vivon qui: si trovan lontano, al mio paese, come ogni altra cosa, signori, che mi può recar conforto".

Putrusinu ogni mineshra!

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suonatore Jones

Lixia ha scritto:secondo me non è un brutto segno , è bello che si troni anche agli antichi mestieri era ora .... sia per una questione culturale e poi perchè per esempio non si trova più un calzolaio manco a pagarlo oro..... una volta quando si consumava il tacco della scarpa si portava dal calzolaio che ti faceva i tacchi nuovi , adesso appena si consuma si buttano e se ne compra un altro paio ...quanto spreco !

si chiama obsolescenza controllata. uno dei punti cardine del capitalismo. sembra una frase da comunisti sessantottini, ma non è così.
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suonatore Jones ha scritto:
Lixia ha scritto:secondo me non è un brutto segno , è bello che si troni anche agli antichi mestieri era ora .... sia per una questione culturale e poi perchè per esempio non si trova più un calzolaio manco a pagarlo oro..... una volta quando si consumava il tacco della scarpa si portava dal calzolaio che ti faceva i tacchi nuovi , adesso appena si consuma si buttano e se ne compra un altro paio ...quanto spreco !

si chiama obsolescenza controllata. uno dei punti cardine del capitalismo. sembra una frase da comunisti sessantottini, ma non è così.
Ogni pezzo, o quasi, e' progettato e programmato per ompersi dopo x tempo :thumright

Anch'io come lix non la trovo assolutamente una notizia brutta
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
suonatore Jones

per far tornare in auge i mestieri, dovrebbe cadere totalmente questo sistema impostosi nei 90's. anche io non sono sfavorevole ad una cosa del genere, soprattutto in ottica ecosostenibilità. io ho dovuto buttare un paio di scarpe "sneaker" dopo 4 anni di onorato servizio, perchè nessun calzolaio mi ha detto che sarebbe riuscito a riparare la suola, unico pezzo rovinato (per il resto erano nuovissime).

ed è stato un peccato (e potrei andare avanti con questo elenco abbastanza).
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c'hanno inculcato per 30 anni che bisognava essere solo imprenditori e professionisti per essere uomini, forse c'è qualche possibilità di tornare normali
Un Mito Non Muore Mai!

Foti su Tedesco: “Nessuna umiliazione, pensi di meno al ritorno economico”

dove c***o sta la vostra fantomatica rivoluzione liberale? la verità è che da 17 anni siete stati solo ed esclusivamente tanti M'BUCCALAPUNI
suonatore Jones

Demy182rc ha scritto:c'hanno inculcato per 30 anni che bisognava essere solo imprenditori e professionisti per essere uomini, forse c'è qualche possibilità di tornare normali

precisamente.
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suonatore Jones ha scritto:per far tornare in auge i mestieri, dovrebbe cadere totalmente questo sistema impostosi nei 90's. anche io non sono sfavorevole ad una cosa del genere, soprattutto in ottica ecosostenibilità. io ho dovuto buttare un paio di scarpe "sneaker" dopo 4 anni di onorato servizio, perchè nessun calzolaio mi ha detto che sarebbe riuscito a riparare la suola, unico pezzo rovinato (per il resto erano nuovissime).

ed è stato un peccato (e potrei andare avanti con questo elenco abbastanza).
Daccordo pienamente,ma lo stato deve creare le condizioni affinchè un giovane possa intraprendere un"mestiere"..
Se io vado da ragazzo ad impararmi qualcosa nella ditta"x"che però non ha sgravi fiscali significativi per poter fare apprendistato o assunzione già si parte male,stessa cosa dicasi se io una volta imparato un mestiere debba aprire la mia prima attività e lo stato(banche e quant'altro)non mi finanziano poichè non ho dei requisiti.
E cmq restando in tema di calzature c'è anche da dire che oggi chi spende soldi ad es per riparare un paio di scarpe?dato che fra concorrenza cinese ecc,oramai con qualche decina di Euro ci si compra una scarpa decente?
suonatore Jones

Motociclista ha scritto: E cmq restando in tema di calzature c'è anche da dire che oggi chi spende soldi ad es per riparare un paio di scarpe?dato che fra concorrenza cinese ecc,oramai con qualche decina di Euro ci si compra una scarpa decente?

questo, per me, rasenta il dramma. io sono molto schizzinoso sui vestiti e sulle calzature: devono essere il più semplice possibile. quando trovo qualcosa, la faccio durare il più a lungo possibile perchè sono conscio della difficiltà della sostituzione.

a parte questa nota di colore, la roba cinese da poche decine d'euro non è comprabile: se uno non dovesse boicottarla per motivi etici, ci sarebbe il fatto che si distrugge dopo qualche mese. che senso ha spendere 60 euro l'anno per 5-6 paia di scarpe? spendo 60-100 una volta e mi durano anni.
suonatore Jones

Motociclista ha scritto:
suonatore Jones ha scritto:per far tornare in auge i mestieri, dovrebbe cadere totalmente questo sistema impostosi nei 90's. anche io non sono sfavorevole ad una cosa del genere, soprattutto in ottica ecosostenibilità. io ho dovuto buttare un paio di scarpe "sneaker" dopo 4 anni di onorato servizio, perchè nessun calzolaio mi ha detto che sarebbe riuscito a riparare la suola, unico pezzo rovinato (per il resto erano nuovissime).

ed è stato un peccato (e potrei andare avanti con questo elenco abbastanza).
Daccordo pienamente,ma lo stato deve creare le condizioni affinchè un giovane possa intraprendere un"mestiere"..
Se io vado da ragazzo ad impararmi qualcosa nella ditta"x"che però non ha sgravi fiscali significativi per poter fare apprendistato o assunzione già si parte male,stessa cosa dicasi se io una volta imparato un mestiere debba aprire la mia prima attività e lo stato(banche e quant'altro)non mi finanziano poichè non ho dei requisiti.

l'ho scritto, deve cadere il sistema. fanno bene i pastori sardi a fare tutto il bordello che fanno: loro capiscono meglio di molti altri (me compreso, ovvio) la situazione, vivendola in prima persona. partiamo dal fatto che loro (come molti) creano beni di prima necessità. da qui, si può ragionare.

questo sistema, comunque, è destinato (secondo me) a non durare troppo: in 30 anni ha portato l'europa (e il mondo) al collasso economico. alla faccia della globalizzazione.
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