Aqua caro, parto da questo tuo, cruda fotografia di quarant'anni di regionalismo:
La risposta è che, collegato com'è alla ferrovia e alla fantastica A3, non esiste ragione per pensare a un incremento della quota di merci da trasportare sul territorio e quindi...
transhipment e basta.
Di certo, qualunque ragionamento sullo stato di salute del più grande e importante porto italiano va impostato sulla base di quanto hai ben descritto. Implementare ciò che manca - e che è sempre mancato a Gioia ed in Calabria - è un imperativo non più trascurabile, a distanza di quasi vent'anni. Ferrovie, strade e autostrade in tali condizioni sono uno sputo in volto ai nostri sogni di gloria.
Tuttavia, il transhipment ha permesso mirabilie, in soli vent'anni. In un'area come la nostra, immaginare di raggiungere ciò che abbiamo davanti era semplice utopia, appena tre lustri fa. Eppure...
L'essere riusciti laddove nemmeno il più ottimistico fantasticare avrebbe potuto spingersi ci insegna due cose:
1) Non esiste alcun Calimero condannato dalla Storia ad essere e rimanere tale. Prendiamo Tangeri, Port Said, Mersin, Alexandria stessa: una volta, e nemmeno troppo tempo fa, lo si chiamava terzo mondo. Oggi grattano alle spalle di Gioia, spesso puntando proprio sul transhipment, segno che quest'ultimo non è affatto in declino, tutt'altro. Ciò che declina, al contrario, è la competitività italiana. Al Pireo, nella Grecia del default e della disoccupazione alle stelle, i portuali scioperarono un anno intero, a causa di una crisi che appariva irreversibile: oggi una delle più grandi multinazionali del mare firma con quel porto un accordo decennale, con aumento di traffico e volumi.
2) Il transhipment, in sè, non può bastare per sempre, sono d'accordo. Il futuro sta nella retroportualità. Senza scomodare esempi di giganti come Singapore o Rotterdam, tutti i porti più sviluppati al mondo hanno puntato forte su interporto, aumento della tecnologia a disposizione, snellimento delle procedure doganali, collegamenti e infrastrutture logistiche, al fine di permettere un notevole aumento di qualità e di garanzie in termini di resa alla clientela aziendale. Il gap dell'assenza, ad oggi, di grandi realtà produttive locali può essere superato dall'offerta di qualità nei servizi, che rende - rubandoti il termine - appetibili. Se vent'anni fa, qui, si vinse una scommessa impossibile, oggi si può vincere una scommessa possibile. Si è divenuti primi in Italia, ventesimi nel mondo, partendo da sotto zero, e si può guardare con fiducia al 2015, ed all'era della nuova generazione di portacontainers, che solo porti con determinate caratteristiche - tra i quali può rientrare Gioia - avranno l'onore di ospitare.
A patto che...
Esistono pagine da voltare, con il coraggio dei singoli.