retata anti-ndrangheta: arrestato consigliere regionale

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reggino ha scritto:
Ma hai perfettamente ragione,su questo non ti dò assolutamente torto.
Però che facciamo? siccome il male è esteso,radicato,duro come una corazza,rinunciamo a combatterlo?io penso che un modo per contrastare il crimine organizzato,è quello di fargli perdere consenso sociale,come?intanto cambiando mentalità,e coltivando valori come l'onestà e il rispetto nei confronti del prossimo,e di votare alle urne politici che anzichè essere collusi col crimine organizzato,lo contrastano a viso aperto.
Ma vedi che un politico che lotta la mafia,non trasmette solo un grande valore politico e sociale,ma anche pedagogico.
Uno studente che ha come docente uno con grandi qualità morali oltre che professionali,avrà dei benefici legati all'educazione e alla preparazione,superiori a quell'alunno che ha come professore un analfabeta che non sa cosa sia il rispetto nei confronti del prossimo(e ce ne sono tanti,un esempio è quella prof che non voleva che il cane di una ragazza non vedente entrasse in aula).
Magari forse questo non basterà per migliorare la nostra città,però è un bel segnale...

Tu sei sempre un po' troppo idealista nei tuoi ragionamenti, ma meriti stima per questo.
Siamo entrambi due ottimisti, due positivi ed anch'io credo che la riscossa inizia a partire da segnali forti.
Ma sono convinto che non sarà la singola politica o il singolo uomo politico a cambiare le cose, bensì una esistente anche se un po' timida voglia di legalità, di serenità, di mentalità civile presente dentro di noi reggini e calabresi in genere.

:salut
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reggino
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UnicaPassione ha scritto:[quote

Tu sei sempre un po' troppo idealista nei tuoi ragionamenti, ma meriti stima per questo.
Siamo entrambi due ottimisti, due positivi ed anch'io credo che la riscossa inizia a partire da segnali forti.
Ma sono convinto che non sarà la singola politica o il singolo uomo politico a cambiare le cose, bensì una esistente anche se un po' timida voglia di legalità, di serenità, di mentalità civile presente dentro di noi reggini e calabresi in genere.
:salut
Diciamo le stesse cose.
Servono entrambe le cose,non fosse altro perchè sono legate tra loro,se non c'è voglia di legalità da parte del corpo sociale,non ci sarà una buona classe dirigente.
Viceversa se il corpo sociale è maturo,lo sarà anche la classe politica.

:thumright
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doddi
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UnicaPassione ha scritto:
reggino ha scritto:
Ma hai perfettamente ragione,su questo non ti dò assolutamente torto.
Però che facciamo? siccome il male è esteso,radicato,duro come una corazza,rinunciamo a combatterlo?io penso che un modo per contrastare il crimine organizzato,è quello di fargli perdere consenso sociale,come?intanto cambiando mentalità,e coltivando valori come l'onestà e il rispetto nei confronti del prossimo,e di votare alle urne politici che anzichè essere collusi col crimine organizzato,lo contrastano a viso aperto.
Ma vedi che un politico che lotta la mafia,non trasmette solo un grande valore politico e sociale,ma anche pedagogico.
Uno studente che ha come docente uno con grandi qualità morali oltre che professionali,avrà dei benefici legati all'educazione e alla preparazione,superiori a quell'alunno che ha come professore un analfabeta che non sa cosa sia il rispetto nei confronti del prossimo(e ce ne sono tanti,un esempio è quella prof che non voleva che il cane di una ragazza non vedente entrasse in aula).
Magari forse questo non basterà per migliorare la nostra città,però è un bel segnale...

Tu sei sempre un po' troppo idealista nei tuoi ragionamenti, ma meriti stima per questo.
Siamo entrambi due ottimisti, due positivi ed anch'io credo che la riscossa inizia a partire da segnali forti.
Ma sono convinto che non sarà la singola politica o il singolo uomo politico a cambiare le cose, bensì una esistente anche se un po' timida voglia di legalità, di serenità, di mentalità civile presente dentro di noi reggini e calabresi in genere.

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Io non sottovaluterei il fattore crisi economica, in aggiunta ai valori posseduti da ciascuno.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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peas! ha scritto:
UnicaPassione ha scritto: Ho letto Gazzetta del Sud e qualche altro articolo online a riguardo e, stando a quanto dici, ne esce una lettura distorta rispetto a quanto voleva affermare la Boccassini.
Ora spulcio un po' in rete e provo ad ascoltare il video originale. :wink

Sicuramente è come affermi, ossia che generalizzando non si fa altro che facilitare nella mimetizzazione, ma io mi domando: il povero cittadino, che magari ha anche difficoltà ad informarsi adeguatamente o non ha chissà quale enorme capacità di vedere oltre e di leggere le mille sfumature che questa realtà gli pone davanti, come magari riesci a fare tu, io o pincopallo, come può superare l'ostacolo della X posta nella casella "corretta" una volta trovatosi all'interno della cabina elettorale?
Un estratto della conferenza lo trovi, ad esempio, qui:

http://www.mediapason.it/milanow/videoD ... 8b9aae80a3

Per il resto, è sicuramente vero quanto dici Tu nel primo post cui ho risposto: è necessario che questa città riprenda a volersi bene e rispettarsi, e che si renda conto che la via più comoda e più breve, quella del cugno e del comparato, è piena di parcheggi in doppia fila, e porta alla ghettizzazione ed al disfacimento socio-culturale. E' tutto un circolo vizioso, e non c'è dubbio che lo sfascio politico dei giorni nostri sia causa ed effetto della logica deviata di questa città marcia.
Mi hai dato lo spunto per aggiungere qualcosa e... Lo faccio


Spazzare via quarant’anni di quella cultura non è come bere un bicchier d’acqua.

Marcia fino al punto che non si riesce più a capire dove finisce la legalità e incominci l’illegalità.
Un coacervo di sporchi interessi dal quale, si asserisce da più parti, non si capisce da dove e quando sia incominciato, come e chi debba combatterla, e da dove il singolo cittadino deve incominciare a incidere questo strato di marmo che tutto copre. Iniziare a comprenderlo è fondamentale. Sommariamente ci provo.

Sul primo punto un fatto, lo dicono inconfutabilmente gli atti giudiziari e storici, l’inizio della fine si colloca con la rivolta dei boia chi molla del 70.
Storicamente in quanto a seguito della stessa la città ha pagato un ventennio d’isolamento e abbandono politico. Di fatto lasciata a se stessa e trattata come se avesse la peste bubbonica da tutti e da tutto.
Giuridicamente in quanto, come in seguito accertato, durante la stessa si è verificata la saldatura tra la malavita, allora non invasiva a livello Istituzionale e in uno stato ancora primordiale, e la destra (il loro cavallo di troia) che si era messa alla testa della stessa.
Saldatura che ha trovato rinnovato "vigore" (partendo dai primi storici collaboratori di giustizia, allora denominati alfa e omega, ci sono ormai decine e decine di testimonianze e atti che univocamente vanno in quella direzione) e invasività nella cultura e nel tessuto socio/economico (senza dimenticare la massoneria) nel preciso momento in cui gli eredi di quella destra sono riusciti a espugnare il…Granillo.

Sul secondo una sola risposta è possibile. Le sane forze politiche che per dimostrarsi tali devono avere il coraggio di dire no a quei voti e a quei candidati che non hanno assunto, e assumono, l’intransigenza come il loro modo d’essere e che, conseguenzialmente, sono portatori di quella sana cultura che negli anni 90 non ha fatto in tempo ad attecchire.

E il normale cittadino? Qual è il suo ruolo in questa difficile ma non impossibile partita?
Mettere la x nel posto che risponde a quell’ovvio requisito è il giusto viatico per sperare di diventare, qualche lustro più avanti, una città come tante.
:salut
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UnicaPassione ha scritto:
doddi ha scritto: Il paradosso è che il sistema si serve delle cosche almeno quanto le cosche si servono del sistema, la permeabilità - anzi piena ricettività – del quale (quella stessa che a Milano cominciano a sperimentare) crea un circolo vizioso di portata dirompente che fiacca le difese immunitarie della società rendendola vulnerabilissima proprio perché esattamente chi (o una parte di chi) dovrebbe vigilare è il primo, per interesse personale, ad aprire le porte al nemico.
In una parola questa si chiama corruzione, di costumi prima che di doveri.
E una società corrotta nell’anima ben difficilmente potrà opporsi a chi la corruzione la pratica.
Proverà sempre a fargli l’occhiolino.

Riporto quest'ultimo stralcio dell'articolo di Giusva che trovo impeccabile.

Questa chiusura d'articolo andrebbe copiata, stampata ed incollata in ogni singola via della città e della provincia.

Il grassetto semplifica in bello stile quello che era il mio pensiero riguardo l'inutilità del voto a queste latitudini. :salut
Riallcciandomi al mio precedente Io mi soffermerei di più su quanto evidenziato in rosso.
E' quello l'origine dei mali. Il nocciolo del problema.
Ergo chi li combatte?
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comunicazione di servizio per MIRANDA


mi hai mandato un mp,ma dovresti darmi anche la possibilità di replicarti tramite lo stesso mezzo.Grazie e scusate l'OT :salut
Mariotta
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Unica passione due cose: il voto e la coscienza. Il voto per scegliere, la coscienza per sapere che dopo di te lì passerà un altro.
Il dolore ci rimette in mezzo alle cose in modo nuovo.
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Eppure...

Com'è potuto accadere? Com'è potuto accadere che questa terra di splendore memorabile, di una Storia che si perde lì dove inizia la Storia, di una cultura e di una tradizione millenaria, abbia potuto cadere in questo inferno?

Nel 1945 cominciò un fervente dibattito tra storici, intellettuali, filosofi, studiosi di scienze sociali, addirittura economisti: com'era potuto accadere che la Germania di Wagner e la Prussia di Kant avessero potuto partorire l'abominio del nazismo? Qualcuno provò a spiegare questo interrogativo riconducendolo a vari aspetti: si finì col gettare tutto in un enorme calderone, dal quale affiorava di tutto, dal militarismo prussiano alla freddezza letta come cinicità dei popoli teutonici. Ovvero, si scivolò da più parti sulla tentazione, fortissima come tutte, di buttarla sul carattere, sull'essenza vera dei popoli, sul dna. E il dna non te lo scegli.

Eppure...

Il marcio, ormai, è ovunque. Chi vive qui, chi opera professionalmente qui, chi conosce questa realtà da vicino, fa i conti ogni giorno con questo oblìo, il nostro buco nero. Anche solo indirettamente, per vie traverse, di striscio, anche soltanto nel mancato saluto in un qualsiasi negozio (che fa rima con incapacità di adattamento al concetto di libertà e alle regole democratiche, prima ancora che alla maleducazione: perché anche il maleducato, se coglie un interesse individuale nell'interesse collettivo, si sforza di cercare elementari basi educative, anche da solo), fino alle bombe ed allo stupro quotidiano della libertà.

Eppure...


Eppure ogni giorno vedo uomini coraggiosi e donne che appaiono invincibili; vedo ragazzi sfidare il cielo e il fato, vedo professionalità di spessore messe a disposizione della civiltà, vedo realtà industriali che nascono, nel silenzio e nell'indifferenza del mondo, vedo aziende crescere col sudore della fronte di lavoratori a mille euro al mese; e vedo normalità conquistata e difesa, o drammi da affrontare con onestà, dedizione, sacrificio e volere.

Eppure guardo me stesso, mi guardo allo specchio ogni mattina, e mi sento orgoglioso e fortunato, immensamente. Orgoglioso di essere ritornato qui, dopo anni da vagabondo in cui studiavo il mondo, con la curiosità dei bambini; poter dare in nome di un'idea. Qui, non altrove, non adesso altrove.

Eppure. Eppure questo oblìo non è invincibile.
Come la bianca ala dell'albatros sul monotono respiro del Pacifico, così, vagabonda per vagare, va la vela del vero marinaio.
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UnicaPassione ha scritto:

Ti domando: Ma la mafia e la ndrangheta chi l'ha portata a Milano, in Lombardia, in Liguria, in Piemonte, in Emilia, in Umbria? E' arrivata cosi per grazia divina o è partita dal basso?
Indubbiamente è partita dal sud ( la mafia o ndrangheta così come noi la intendiamo) ma ha intaccato un qualcosa che già di per se tanto sano non è mai stato ...sono uomini al sud come al nord .... e non solo i teròm sono corrotti e corruttibili...è la stessa natura umana che molto spesso è corrotta e facilmente corruttibile ad ogni latitudine.
Ti domando ancora: Ma in Trentino, su dieci imprese (dal lattaio al concessionario di automobili) quante sono colluse con la mafia o con la ndrangheta? Ed in Calabria? Riusciresti ad affermare con certezza che le percentuali di infiltrazioni mafiose sono identiche tra Calabria-Sicilia-Campania e resto d'Italia?
Non sono così addentrata nel territorio in cui vivo da conoscere a pieno certe dinamiche di certo però posso affermare per esperienza personale che la mentalità mafiosa , intendo quella delle raccomandazioni, del clientelismo, dei favori , del vedo non vedo , del vedo ma non mi importa perchè non mi conviene etc etc esiste anche al di fuori di Reggio Calabria ..... poi che da noi abbia devastato una terra , un popolo , e tutto quello che esiste su suolo calabro lasciandoci solo lacrime e sangue questo è fuor di dubbio. La mia era solo questo genere di osservazione , ovvero che se escono fuori queste notizie questo non deve scoraggiarci , la vera disfatta è quando il marcio resta nascosto e tutti lo sanno e tale continua a rimanere , e questo avviene spessissimo anche fuori da Reggio Calabria . Populismo ???non credo è una semplice osservazione sulla base del mio solito ottimismo cronico
"Gli amici miei, ed in cui posso fidare, non vivon qui: si trovan lontano, al mio paese, come ogni altra cosa, signori, che mi può recar conforto".

Putrusinu ogni mineshra!

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Vicio ha scritto:
Eppure. Eppure questo oblìo non è invincibile.

tolgo il resto non perchè non importante ma perchè il tutto è sintetizzato splendidamente in quest'ultima frase nella quale mi rispecchio profondamente ...
"Gli amici miei, ed in cui posso fidare, non vivon qui: si trovan lontano, al mio paese, come ogni altra cosa, signori, che mi può recar conforto".

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Secondo quanto riferito nell’interrogatorio di garanzia dal magistrato Enzo Giglio (nella foto), arrestato su richiesta della Dda di Milano per favoreggiamento alla ‘ndrangheta e per corruzione, i boss calabro-milanesi, Giulio e Francesco Lampada si sarebbero recati, per ben cinque volte, a casa sua per parlare di voti. Quattro dei cinque incontri verificati dalla Squadra Mobile sono, effettivamente, avvenuti prima del voto regionale che ha visto prevalere, nel 2010, Giuseppe Scopelliti, e uno dopo le consultazioni. I boss sarebbero stati introdotti nella centralissima abitazione del magistrato dal cugino del giudice Vincenzo Giglio, medico suo omonimo. Secondo l’accusa quei cinque incontri avrebbero avuto come principale argomento la richiesta dei Lampada di notizie riservate circa l’eventuale iscrizione nel registro degli indagati presso la Dda di Reggio Calabria. Notizie che Giglio, in qualità di magistrato reggino, avrebbe potuto reperire.

Al cospetto del Gip di Milano, Giuseppe Gennari, ed assistito dall’avvocato di fiducia, Francesco Albanese, il giudice Giglio, presidente della Sezione Misure di Prevenzione e della Corte d’Assise del Tribunale di Reggio Calabria, ha però raccontato una versione diversa che ha a che fare con la politica. Stando al racconto del magistrato, gli incontri presso la propria abitazione con i Lampada e con il cugino medico non sarebbero stati destinati alla rivelazione di atti coperti da segreti, ma ad argomentazioni politiche: sia i Lampada che il medico Giglio, in quel periodo, sarebbero stati impegnati nel sostenere la campagna elettorale del candidato al Consiglio Regionale Luigi Fedele, poi effettivamente eletto nei ranghi del Pdl. E in quel periodo, i primi mesi del 2010 avrebbero richiesto il sostegno di Giglio, presidente reggino di Magistratura Democratica.

Assecondando la versione di Giglio, i Lampada si sarebbero rivolti alla sua famiglia per ottenere dei voti, qualificandoli, praticamente, come una famiglia di “grandi elettori”. Una qualifica, priva di alcun senso, almeno all’apparenza. Una storia da verificare, su cui il giudice Giglio basa una parte della propria difesa, espressa nel corso di un interrogatorio di quasi quattro ore, ma anche in un dettagliato memoriale.

Non è la prima volta che la famiglia Giglio viene associata alle attività riguardanti la campagna elettorale. La circostanza si intreccia con le indagini che i pubblici ministeri Mario Andrigo e Marco Colamonici svolgono sull’omicidio del vicepresidente del Consiglio Regionale, Franco Fortugno, e sulle attività dell’ex consigliere regionale Domenico Crea, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. L’avvocato Mario Giglio, fratello del medico Vincenzo Giglio e quindi anch’egli cugino del magistrato, viene ascoltato, in qualità di testimone, nell’ambito del processo sul delitto Fortugno, mentre nelle carte dell’indagine “Onorata Sanità”, che aveva come protagonista proprio Mimmo Crea, è possibile leggere, più volte, riferimenti al medico Vincenzo Giglio, fratello di Mario.

E’ lo stesso Mario Giglio, nell’udienza del 7 novembre 2007, al cospetto della Corte d’Assise di Locri, presieduta da Olga Tarzia, a raccontare le capacità della famiglia nel raccogliere voti a Reggio Calabria nell’ambito del processo di primo grado per far luce sul delitto Fortugno. Lo stesso avvocato Mario Giglio è stato, infatti, consigliere comunale di centrosinistra a Reggio Calabria con Italo Falcomatà sindaco, mentre un altro fratello, Carlo, è stato consigliere comunale nei ranghi dell’Udc, durante il primo mandato del sindaco Scopelliti, oggi Presidente della Giunta Regionale. L’avvocato Mario Giglio sarà un soggetto molto vicino a Franco Fortugno, raccoglierà voti per lui, entrerà poi nella sua struttura. Poi, il 16 ottobre del 2005, Fortugno verrà barbaramente assassinato a Locri. Giglio attenderà alcuni mesi, dopodiché passerà nell’entourage di Mimmo Crea, colui il quale viene indicato, da più parti, come il più acerrimo rivale di Fortugno. Una scelta che Mario Giglio afferma di aver preso dopo alcuni mesi di riflessione e dopo essere stato contattato da diversi esponenti politici, proprio in virtù della sua capacità di stringere relazioni sociali che, in futuro, si sarebbero potute tramutare in consensi: “Venni contattato dall’onorevole Naccari, venni contattato dall’onorevole Nicolò di Forza Italia, venni contattato dall’onorevole Vilasi, venni contattato dall’onorevole Crea”.

Rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Andrigo e Colamonici, Mario Giglio racconta di essere capace, insieme alla propria famiglia, insieme ai propri amici, di raccogliere, a Reggio Calabria, circa cinquecento voti per il proprio candidato di riferimento. E Fortugno, infatti, nelle elezioni in cui primeggia Agazio Loiero, costruisce gran parte del proprio successo (a discapito proprio di Mimmo Crea) a Reggio Calabria. E Mario Giglio chiede appoggio anche al fratello Carlo, in quel tempo consigliere comunale di centrodestra, per appoggiare un candidato regionale che, invece, è un elemento di spicco della coalizione di centrosinistra. Poi, dopo la morte di Fortugno, l’avvocato Giglio passerà nuovamente nel centrodestra, dato che Mimmo Crea, dalla Margherita dove era approdato come antagonista di Fortugno, tornerà a sbattere dall’altra parte.

Dal verbale d’udienza del 7 novembre 2007:

PUBBLICO MINISTERO – Allora, considerato che avete questo pacchetto elettorale che riuscite ad orientare, considerato che siete stati nel corso della vostra attività piuttosto ...(incomprensibile)..., siete passati più volte da una parte all’altra dello schieramento mantenendo questo pacchetto, com’è che... cioè cosa c’è dietro il passaggio da una parte all’altra, c’è solo una questione ideologica, c’è una convenienza economica?
GIGLIO MARIO – No, quale convenienza?
PUBBLICO MINISTERO – Come riuscite a convogliare questo tipo di...
GIGLIO MARIO – Ma non è che si convoglia, è un gruppo di amici che... noi siamo di famiglia sette fratelli voglio dire e cinquanta cugini dico, noi di famiglia abbiamo cento voti, centotrenta, quindi abbiamo... tutti svolgiamo una professione, tutti...
PUBBLICO MINISTERO – Ma questo... quindi le voglio dire, siccome si passa sempre da un campo all’altro che teoricamente dovrebbe essere due campi opposti, distinti, siccome invece c’è un continuo travaso di questo pacchetto, tra virgolette, da una parte all’altra dello schieramento, e allora volevo sapere come era possibile, se c’erano questioni di ...(incomprensibile)... ideologico...
GIGLIO MARIO – Non sempre gli stessi, cioè ...(incomprensibile)... sono cinquecento voti che si
prendono qua e si spostano là, ma è normale che se io faccio politica all’interno della Margherita instauro rapporti con dieci consiglieri di circoscrizione...
PUBBLICO MINISTERO – Cioè ...(incomprensibile)... cinquecento...
GIGLIO MARIO – In Italia conosco cinquanta colleghi che fanno politica all’interno di Forza Italia con cui ho un rapporto di amicizia e chiedo a loro una mano d’aiuto, una preferenza, cioè non è che c’è un pacchetto, da qua li spostiamo là e...
PRESIDENTE – Cioè non c’è un bacino fisso
PUBBLICO MINISTERO – A seconda (incomprensibile per sovrapposizione di voci).
GIGLIO MARIO – Cioè io vado all’interno della Margherita, conosco cinquanta amici che...
PUBBLICO MINISTERO – E quindi quando lei e suo fratello passate da uno schieramento all’altro lo fate per motivi politico-ideologico.
GIGLIO MARIO – Quando sono partiti organizzati, è normale, c’è un bacino che si sposta.
PUBBLICO MINISTERO – Va bene, d’accordo; grazie non ho altre domande.

Mario Giglio, dunque, al pari del fratello Vincenzo, arrestato nell’ambito dell’indagine milanese, sarebbe dunque un raccoglitore di voti a Reggio Calabria. Come espresso anche nella requisitoria del processo Fortugno dal pm Marco Colamonici che lo definisce “titolare di un serbatoio di voti su Reggio Calabria, pronto a recarli in dote semplicemente al miglior offerente. Proprio lui, nominato capo struttura dello staff politico del Fortugno evidentemente per l’appoggio garantito nella campagna elettorale delle elezioni regionali, all’indomani della sua morte passerà armi e bagagli al servizio proprio di Crea Domenico, il suo più importante rivale. Per poi cambiare nuovamente più volte, sempre a seconda delle convenienze”.

Da qui, dunque, la versione del giudice Giglio: i Lampada e i fratelli Vincenzo e Mario Giglio (che accompagnano i mafiosi a casa del magistrato) chiedevano voti per Luigi Fedele.



Se non sbaglio questo Luigi Fedele altro uomo di fiducia di Peppe Dj e' DEL PDL
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http://www.strill.it/index.php?option=c ... Itemid=119

Da Fortugno a Fedele, passando per Crea: i Giglio, famiglia di grandi elettori
Giovedì 08 Dicembre 2011 10:32

di Claudio Cordova - Secondo quanto riferito nell’interrogatorio di garanzia dal magistrato Enzo Giglio (nella foto), arrestato su richiesta della Dda di Milano per favoreggiamento alla ‘ndrangheta e per corruzione, i boss calabro-milanesi, Giulio e Francesco Lampada si sarebbero recati, per ben cinque volte, a casa sua per parlare di voti. Quattro dei cinque incontri verificati dalla Squadra Mobile sono, effettivamente, avvenuti prima del voto regionale che ha visto prevalere, nel 2010, Giuseppe Scopelliti, e uno dopo le consultazioni. I boss sarebbero stati introdotti nella centralissima abitazione del magistrato dal cugino del giudice Vincenzo Giglio, medico suo omonimo. Secondo l’accusa quei cinque incontri avrebbero avuto come principale argomento la richiesta dei Lampada di notizie riservate circa l’eventuale iscrizione nel registro degli indagati presso la Dda di Reggio Calabria. Notizie che Giglio, in qualità di magistrato reggino, avrebbe potuto reperire.

Al cospetto del Gip di Milano, Giuseppe Gennari, ed assistito dall’avvocato di fiducia, Francesco Albanese, il giudice Giglio, presidente della Sezione Misure di Prevenzione e della Corte d’Assise del Tribunale di Reggio Calabria, ha però raccontato una versione diversa che ha a che fare con la politica. Stando al racconto del magistrato, gli incontri presso la propria abitazione con i Lampada e con il cugino medico non sarebbero stati destinati alla rivelazione di atti coperti da segreti, ma ad argomentazioni politiche: sia i Lampada che il medico Giglio, in quel periodo, sarebbero stati impegnati nel sostenere la campagna elettorale del candidato al Consiglio Regionale Luigi Fedele, poi effettivamente eletto nei ranghi del Pdl. E in quel periodo, i primi mesi del 2010 avrebbero richiesto il sostegno di Giglio, presidente reggino di Magistratura Democratica.

Assecondando la versione di Giglio, i Lampada si sarebbero rivolti alla sua famiglia per ottenere dei voti, qualificandoli, praticamente, come una famiglia di “grandi elettori”. Una qualifica, priva di alcun senso, almeno all’apparenza. Una storia da verificare, su cui il giudice Giglio basa una parte della propria difesa, espressa nel corso di un interrogatorio di quasi quattro ore, ma anche in un dettagliato memoriale.

Non è la prima volta che la famiglia Giglio viene associata alle attività riguardanti la campagna elettorale. La circostanza si intreccia con le indagini che i pubblici ministeri Mario Andrigo e Marco Colamonici svolgono sull’omicidio del vicepresidente del Consiglio Regionale, Franco Fortugno, e sulle attività dell’ex consigliere regionale Domenico Crea, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. L’avvocato Mario Giglio, fratello del medico Vincenzo Giglio e quindi anch’egli cugino del magistrato, viene ascoltato, in qualità di testimone, nell’ambito del processo sul delitto Fortugno, mentre nelle carte dell’indagine “Onorata Sanità”, che aveva come protagonista proprio Mimmo Crea, è possibile leggere, più volte, riferimenti al medico Vincenzo Giglio, fratello di Mario.

E’ lo stesso Mario Giglio, nell’udienza del 7 novembre 2007, al cospetto della Corte d’Assise di Locri, presieduta da Olga Tarzia, a raccontare le capacità della famiglia nel raccogliere voti a Reggio Calabria nell’ambito del processo di primo grado per far luce sul delitto Fortugno. Lo stesso avvocato Mario Giglio è stato, infatti, consigliere comunale di centrosinistra a Reggio Calabria con Italo Falcomatà sindaco, mentre un altro fratello, Carlo, è stato consigliere comunale nei ranghi dell’Udc, durante il primo mandato del sindaco Scopelliti, oggi Presidente della Giunta Regionale. L’avvocato Mario Giglio sarà un soggetto molto vicino a Franco Fortugno, raccoglierà voti per lui, entrerà poi nella sua struttura. Poi, il 16 ottobre del 2005, Fortugno verrà barbaramente assassinato a Locri. Giglio attenderà alcuni mesi, dopodiché passerà nell’entourage di Mimmo Crea, colui il quale viene indicato, da più parti, come il più acerrimo rivale di Fortugno. Una scelta che Mario Giglio afferma di aver preso dopo alcuni mesi di riflessione e dopo essere stato contattato da diversi esponenti politici, proprio in virtù della sua capacità di stringere relazioni sociali che, in futuro, si sarebbero potute tramutare in consensi: “Venni contattato dall’onorevole Naccari, venni contattato dall’onorevole Nicolò di Forza Italia, venni contattato dall’onorevole Vilasi, venni contattato dall’onorevole Crea”.


Rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Andrigo e Colamonici, Mario Giglio racconta di essere capace, insieme alla propria famiglia, insieme ai propri amici, di raccogliere, a Reggio Calabria, circa cinquecento voti per il proprio candidato di riferimento. E Fortugno, infatti, nelle elezioni in cui primeggia Agazio Loiero, costruisce gran parte del proprio successo (a discapito proprio di Mimmo Crea) a Reggio Calabria. E Mario Giglio chiede appoggio anche al fratello Carlo, in quel tempo consigliere comunale di centrodestra, per appoggiare un candidato regionale che, invece, è un elemento di spicco della coalizione di centrosinistra. Poi, dopo la morte di Fortugno, l’avvocato Giglio passerà nuovamente nel centrodestra, dato che Mimmo Crea, dalla Margherita dove era approdato come antagonista di Fortugno, tornerà a sbattere dall’altra parte.

Dal verbale d’udienza del 7 novembre 2007:

PUBBLICO MINISTERO – Allora, considerato che avete questo pacchetto elettorale che riuscite ad orientare, considerato che siete stati nel corso della vostra attività piuttosto ...(incomprensibile)..., siete passati più volte da una parte all’altra dello schieramento mantenendo questo pacchetto, com’è che... cioè cosa c’è dietro il passaggio da una parte all’altra, c’è solo una questione ideologica, c’è una convenienza economica?
GIGLIO MARIO – No, quale convenienza?
PUBBLICO MINISTERO – Come riuscite a convogliare questo tipo di...
GIGLIO MARIO – Ma non è che si convoglia, è un gruppo di amici che... noi siamo di famiglia sette fratelli voglio dire e cinquanta cugini dico, noi di famiglia abbiamo cento voti, centotrenta, quindi abbiamo... tutti svolgiamo una professione, tutti...
PUBBLICO MINISTERO – Ma questo... quindi le voglio dire, siccome si passa sempre da un campo all’altro che teoricamente dovrebbe essere due campi opposti, distinti, siccome invece c’è un continuo travaso di questo pacchetto, tra virgolette, da una parte all’altra dello schieramento, e allora volevo sapere come era possibile, se c’erano questioni di ...(incomprensibile)... ideologico...
GIGLIO MARIO – Non sempre gli stessi, cioè ...(incomprensibile)... sono cinquecento voti che si
prendono qua e si spostano là, ma è normale che se io faccio politica all’interno della Margherita instauro rapporti con dieci consiglieri di circoscrizione...
PUBBLICO MINISTERO – Cioè ...(incomprensibile)... cinquecento...
GIGLIO MARIO – In Italia conosco cinquanta colleghi che fanno politica all’interno di Forza Italia con cui ho un rapporto di amicizia e chiedo a loro una mano d’aiuto, una preferenza, cioè non è che c’è un pacchetto, da qua li spostiamo là e...
PRESIDENTE – Cioè non c’è un bacino fisso
PUBBLICO MINISTERO – A seconda (incomprensibile per sovrapposizione di voci).
GIGLIO MARIO – Cioè io vado all’interno della Margherita, conosco cinquanta amici che...
PUBBLICO MINISTERO – E quindi quando lei e suo fratello passate da uno schieramento all’altro lo fate per motivi politico-ideologico.
GIGLIO MARIO – Quando sono partiti organizzati, è normale, c’è un bacino che si sposta.
PUBBLICO MINISTERO – Va bene, d’accordo; grazie non ho altre domande.

Mario Giglio, dunque, al pari del fratello Vincenzo, arrestato nell’ambito dell’indagine milanese, sarebbe dunque un raccoglitore di voti a Reggio Calabria. Come espresso anche nella requisitoria del processo Fortugno dal pm Marco Colamonici che lo definisce “titolare di un serbatoio di voti su Reggio Calabria, pronto a recarli in dote semplicemente al miglior offerente. Proprio lui, nominato capo struttura dello staff politico del Fortugno evidentemente per l’appoggio garantito nella campagna elettorale delle elezioni regionali, all’indomani della sua morte passerà armi e bagagli al servizio proprio di Crea Domenico, il suo più importante rivale. Per poi cambiare nuovamente più volte, sempre a seconda delle convenienze”.

Da qui, dunque, la versione del giudice Giglio: i Lampada e i fratelli Vincenzo e Mario Giglio (che accompagnano i mafiosi a casa del magistrato) chiedevano voti per Luigi Fedele.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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Consiglierei ai mod di chiudere il post poichè ho gia' postato su altro topic senza aprirne 200



http://www.regginalife.com/forum/viewto ... &start=160
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citrosodina
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praticamente il padre padrone del consiglio regionale.... si dice vi abbia sistemato circa 25 parenti e amici fidati..
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Malaca ha scritto:Consiglierei ai mod di chiudere il post poichè ho gia' postato su altro topic senza aprirne 200



http://www.regginalife.com/forum/viewto ... &start=160

Non ti avevo letto, ma lo faccio appositamente oramai :mrgreen:
Nessun problema, non è mica un'onta, ma sentir parlare te di apertura inutile di topic mi pare un qualcosa di esilarante :wink


Ritornando in topic, da questo racconto emerge la vera zona grigia della nostra società.
Gruppi trasversali a tutti gli schieramenti e partiti, che dall'alto della propria posizione sociale rivestita, del gruppo tutto intendo, in questo caso familiare, riescono a ricoprire importanti ruoli politici ed amministrativi da dove poter continuare ad alimentare consenso e coesione del gruppo stesso, probabilmente ricavando vantaggi economici, incarichi, ecc... interloquendo e facendosi tramite tra tutti i settori della società calabrese.
Un quadro più esaustivo delle dinamiche forse non poteva esserci.
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chi dice che in questa città il voto non è libero non va molto lontano dalla realtà.
Direi che le dichiarazioni di Giglio sono emblematiche...
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citrosodina ha scritto:chi dice che in questa città il voto non è libero non va molto lontano dalla realtà.
Direi che le dichiarazioni di Giglio sono emblematiche...
Per essere libero lo è, e pure troppo, infatti la dinamica dimostra che non ha vincoli di spostamento, solo che è interessato (molto peggio) ed in cerca di accordi, e se è interessato deve avere un corrispettivo: libero mercato, cambiali da pagare.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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appuntamento con Peppe..

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INFINITO | Per la moglie del giudice, appuntamento «con Peppe»
Il medico Giglio, cugino del magistrato, arrestato come lui, s'interessò della nomina dirigenziale di Alessandra Sarlo. Avrebbe incontrato il governatore Scopelliti
Alessandra Sarlo, moglie del giudice Giglio
Il medico Vincenzo Giglio, arrestato ieri dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, si sarebbe incontrato con il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.
È quanto emerge dalle oltre ottocento pagine che il gip Gennari ha firmato su richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccasini che ha arrestato il presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio, Vincenzo Giglio, cugino omonimo del medico, e il consigliere regionale Franco Morelli.
Attraverso quest’ultimo, il magistrato reggino avrebbe ottenuto la nomina della moglie, Alessandra Sarlo, a dirigente regionale.
Una storia di 'ndrangheta, di colletti bianchi e di favori tra poteri forti della Calabria.
Una nomina che, per forza, nonostante l’interessamento dei consiglieri Franco Morelli e Luigi Fedele, doveva passare dalle stanze che contano a Palazzo Alemanni.
Le pressioni della futura dirigente e del marito magistrato erano tante. Ecco quindi che il medico Vincenzo Giglio alle 14.07 dell’11 maggio 2010 telefona ad Alessandra Sarlo per comunicarle che «l’indomani – scrivono i magistrati di Milano sintetizzando l’intercettazione – aveva un appuntamento con “Peppe” (probabilmente Scopelliti Giuseppe, presidente della Regione Calabria)».
Il problema di dove collocare la moglie del magistrato sembra doversi risolvere poche settimane dopo. È il 23 maggio quando la Sarlo informa il medico Vincenzo Giglio che i consiglieri Gigi Fedele e Franco Morelli le avevano proposto l’incarico di vicedirigente generale. Incarico che la donna ha però rifiutato.
Giglio: eh io ho parlato a lungo con Gigi (Fedele)
Sarlo: io l’ho visto l’altro giorno
Giglio: lo so… con Franco (Morelli) mi ha detto che tu non eri propensa
Sarlo: No… è che loro mi… proponevano la vice dirigenza generale…
Giglio: No, no, no…. Dirigente di settore con incarico di vicario… cioè passare nei ruoli della Regione… incarico di vicario cioè di vicedirettore…
Sarlo: no, no, …e gli ho detto di no
Giglio: ma perché Alessandra scusa?...e non è brutto vedi… cioè…
Sarlo: no no no… assolutamente… gli ho già detto di no
Giglio: per il fatto di dovere andare a Catanzaro?
Sarlo: no, no, no… penso il Consiglio
Giglio: quelle nomine le faranno ma passerà mi ha detto lui 6-7 mesi
Sarlo: no… non credo perché ho parlato con Franco (Morelli) … per questo è molto distratto… te l’ho detto
Giglio: no… lui dice che ha parlato subito con… Zoccali ed era d’accordissimo….
Sarlo: cioè io ho già deciso… di no… per varie motivazioni… eh allora è inutile… comunque stiamo a vedere quello che succede
Giglio: Mario mi diceva che vogliono ripristinare i direttori generali
Sarlo: ma non è vero… lui esclude totalmente… Gigi…
Giglio: no, no, no… ora mi confermava di sì a me… che ha parlato con Peppe e vuole ripristinare i tre direttori generali…
Sarlo: …e allora tantovale… intanto… mi nomina dirigente di settore e poi… si vede… ah perciò te lo confermava anche lui oggi?
Giglio: sì, sì, sì, al 100% sì… ma a me l’ha detto Mario dieci giorni fa… però me lo diceva Mario che glielo disse Bilardi. Bilardi è più a stretto contatto con Scopelliti anziché di Fedele.


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tanto per dire..
'sta Sarlo è ancora dirigente alla regione?
o non sarebbe il caso gettarla fuori a calci in c. ?
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citrosodina ha scritto:tanto per dire..
'sta Sarlo è ancora dirigente alla regione?
o non sarebbe il caso gettarla fuori a calci in c. ?
a na para non sulu a idda... :wink
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