in Calabria dalla mafia voti per Antonio Caridi.............
Inviato: 23/10/2011, 2:23
http://www.zoomsud.it/index.php?option= ... rimo-piano
C’è scritto in una delle 16 pagine del dossier consegnato a Pisanu: «L’indagine ha consentito di documentare l’alacre attività di sostegno svolta, nell’ultimo voto regionale, da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore del candidato Antonio Stefano Caridi». Il voto è quello delle ultime elezioni regionali della Calabria. La cosca è quella Raso-Gullace-Albanese attiva in Liguria, attenta in Calabria. Antonio Caridi, primo degli eletti in provincia di Reggio, è assessore della maggioranza di centro destra guidata da Giuseppe Scopelliti.
Prosa secca e giudizio duro, comunque, quelli di Vincenzo Scolastico, il magistrato a capo della Direzione distrettuale antimafia di Genova che ha scritto quel periodo che sembra riassumere le indagini sue, e di Roberto Cavallone e Franco Cozzi, suoi omologhi di Imperia e Chiavari. Ovviamente, affermazioni tutte da dimostrare.
Il passo sull’assessore Caridi si trova nel dossier che i magistrati della distrettuale hanno presentato venerdì al presidente Pisanu ed ai componenti della Commissione parlamentare antimafia in missione a Genova per informarli sul lavoro che stanno svolgendo e sulla situazione Ligure.
Il documento sarebbe dovuto restare segreto ma Il Secolo XIX, il più autorevole e diffuso quotidiano della Liguria, ha sparato sabato mattina la notizia in prima pagina con grande evidenza.
Una notizia choc per la Calabria così proposta ai lettori:
titolo: «Genova: droga voti e rifiuti, il grande ritorno del boss”;
catenaccio: «Assessore regionale fatto eleggere dal clan in Calabria».
Ma procediamo con ordine.
L’articolo, firmato da Marco Grasso e Matteo Indice, parte dalla trasferta genovese della Commissione parlamentare antimafia e pubblica stralci virgolettati del dossier «riservato» consegnato dal Pm Scolastico e dai suoi colleghi al Presidente Pisanu.
Molto ampia nel dossier la ricostruzione delle attività e della vita di Carmelo Gullace «iscritto in gran segreto sul registro degli indagati negli ultimi mesi» che, secondo i magistrati, sarebbe il «leader per tutto il nordovest» per conto della cosca Raso-Gullace-Albanese. Cosca che oltre ad essere egemone in quei territori tiene d’occhio quel che accade in Calabria.
Nel dossier c’è scritto: «Le indagini hanno consentito di registrate la periodica tenuta di vari summit». Uno di questi, filmato dagli investigatori, si è svolto il 12 marzo 2010 quando il capo dei Gullace partecipa in Calabria a un compleanno che, sostengono gli 007 della Dia, sarebbe stata in realtà la festa per una affiliazione alla ‘ndrangheta.
Inoltre, informa il dossier «Nella giornata dell’1 maggio 2010, in località Brembile nel comune di Ardore (Reggio Calabria) si è tenuta un’altra importante riunione cui hanno partecipato alcuni degli indagati ed elementi di vertice della cosca Raso-Gullace-Albanese, tra i quali il “ligure” Carmelo Gullace e Giuseppe Raso».
Infine, per dimostrare il potere del clan i Pm avvertono che «Nella terra d’origine (la cosca, ndr) può contare su una rete di contatti con alcuni esponenti politici». Segue il periodo che abbiamo riportato all’inizio sull’assessore regionale Caridi.
Ripetiamo: notizie ed accusa, anche quando vengono dai magistrati che stanno indagando, vanno verificate e accertate nei processi. Vale per tutti, anche per chi si candida alle elezioni.
Inquietano però due passi del documento che si riferiscono direttamente alla Calabria. Primo, a giudizio dei magistrati le loro indagini avrebbero documentato una raccolta di voti «anche con palesi intimidazioni». Secondo il clan di cui si parla «nella terra d’origine» cioè in Calabria «può contare su una rete di contatti con alcuni esponenti politici».
Speriamo non sia vero. (alva)
C’è scritto in una delle 16 pagine del dossier consegnato a Pisanu: «L’indagine ha consentito di documentare l’alacre attività di sostegno svolta, nell’ultimo voto regionale, da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore del candidato Antonio Stefano Caridi». Il voto è quello delle ultime elezioni regionali della Calabria. La cosca è quella Raso-Gullace-Albanese attiva in Liguria, attenta in Calabria. Antonio Caridi, primo degli eletti in provincia di Reggio, è assessore della maggioranza di centro destra guidata da Giuseppe Scopelliti.
Prosa secca e giudizio duro, comunque, quelli di Vincenzo Scolastico, il magistrato a capo della Direzione distrettuale antimafia di Genova che ha scritto quel periodo che sembra riassumere le indagini sue, e di Roberto Cavallone e Franco Cozzi, suoi omologhi di Imperia e Chiavari. Ovviamente, affermazioni tutte da dimostrare.
Il passo sull’assessore Caridi si trova nel dossier che i magistrati della distrettuale hanno presentato venerdì al presidente Pisanu ed ai componenti della Commissione parlamentare antimafia in missione a Genova per informarli sul lavoro che stanno svolgendo e sulla situazione Ligure.
Il documento sarebbe dovuto restare segreto ma Il Secolo XIX, il più autorevole e diffuso quotidiano della Liguria, ha sparato sabato mattina la notizia in prima pagina con grande evidenza.
Una notizia choc per la Calabria così proposta ai lettori:
titolo: «Genova: droga voti e rifiuti, il grande ritorno del boss”;
catenaccio: «Assessore regionale fatto eleggere dal clan in Calabria».
Ma procediamo con ordine.
L’articolo, firmato da Marco Grasso e Matteo Indice, parte dalla trasferta genovese della Commissione parlamentare antimafia e pubblica stralci virgolettati del dossier «riservato» consegnato dal Pm Scolastico e dai suoi colleghi al Presidente Pisanu.
Molto ampia nel dossier la ricostruzione delle attività e della vita di Carmelo Gullace «iscritto in gran segreto sul registro degli indagati negli ultimi mesi» che, secondo i magistrati, sarebbe il «leader per tutto il nordovest» per conto della cosca Raso-Gullace-Albanese. Cosca che oltre ad essere egemone in quei territori tiene d’occhio quel che accade in Calabria.
Nel dossier c’è scritto: «Le indagini hanno consentito di registrate la periodica tenuta di vari summit». Uno di questi, filmato dagli investigatori, si è svolto il 12 marzo 2010 quando il capo dei Gullace partecipa in Calabria a un compleanno che, sostengono gli 007 della Dia, sarebbe stata in realtà la festa per una affiliazione alla ‘ndrangheta.
Inoltre, informa il dossier «Nella giornata dell’1 maggio 2010, in località Brembile nel comune di Ardore (Reggio Calabria) si è tenuta un’altra importante riunione cui hanno partecipato alcuni degli indagati ed elementi di vertice della cosca Raso-Gullace-Albanese, tra i quali il “ligure” Carmelo Gullace e Giuseppe Raso».
Infine, per dimostrare il potere del clan i Pm avvertono che «Nella terra d’origine (la cosca, ndr) può contare su una rete di contatti con alcuni esponenti politici». Segue il periodo che abbiamo riportato all’inizio sull’assessore regionale Caridi.
Ripetiamo: notizie ed accusa, anche quando vengono dai magistrati che stanno indagando, vanno verificate e accertate nei processi. Vale per tutti, anche per chi si candida alle elezioni.
Inquietano però due passi del documento che si riferiscono direttamente alla Calabria. Primo, a giudizio dei magistrati le loro indagini avrebbero documentato una raccolta di voti «anche con palesi intimidazioni». Secondo il clan di cui si parla «nella terra d’origine» cioè in Calabria «può contare su una rete di contatti con alcuni esponenti politici».
Speriamo non sia vero. (alva)