Re: Giovani: presente e futuro
Inviato: 19/10/2011, 11:38
Oltre 230 visite e pochi interventi nel merito stanno a testimoniare che l’argomento “non tira”, come se la cosa non ci riguardasse.
Eppure del nostro presente e futuro si tratta e probabilmente anche questo silenzio può essere interpretato come un segno d’impotenza, rassegnazione, incoscienza o …miope speranza di cavarsela singolarmente e non collettivamente.
Personalmente conosco almeno una decina di giovani, tutti laureati da uno/due anni e alcuni di loro
“ erasmuzzati”, “borsizzati” per merito, “stagizzati” senza nemmeno un rimborso spese e “masterizzati” nei più prestigiosi atenei Italiani.
Tutti appartenenti a famiglie che non hanno (come il nostro Francesco o almeno così mi è parso di capire) “pedigree” significativi alle spalle che hanno trasmesso loro i valori dell’uguaglianza, della solidarietà, dell’orgoglio e della meritocrazia. Sinteticamente del camminare sempre con la schiena dritta che permette loro di guardare gli altri negli occhi e, serenamente, se stessi allo specchio.
Tutti a spasso, tutti continuamente impegnati a inviare curriculum e sostenere colloqui per ottenere un lavoro che, anche se non completamente, li ripaghi di diciotto anni passati piegati sui libri, nessuno ancorato alla propria terra natia e tutti disposti a spostarsi in qualsiasi luogo che gli permetta di costruire un presente e futuro tutto loro, tutti che si barcamenano in lavoretti temporanei per ripagarsi delle loro personali necessità, tutti orgogliosamente restii a chiedere aiuto economico ai propri genitori.
Alcuni di loro si conoscono dai tempi delle “medie” e storie d’amore ormai consolidate sono da allora nate.
Desiderano fortemente uscire dal tetto nel quale sono vissuti per farsene uno proprio e non possono.
Desiderano fortemente indipendenza e non possono.
Desiderano partecipare alle scelte che riguarda il loro presente e futuro e si sentono esclusi.
Ho visto alcuni di loro, dotati di sensibilità interiore non comune, sprofondare nella depressione più cupa con tutto quello che ne consegue.
Di fatto una generazione senza futuro che impone una seria riflessione alle precedenti (e qui mi associo alla richiesta di scuse già avanzate) e la rivendicazione della presente a essere parte attiva nelle decisioni politiche che contano.
Il futuro che vi è stato rubato è vostro e, accantonando la rassegnazione e costi quel che costi, ve ne dovete riappropriare.
La speranza da sola non basta.
Eppure del nostro presente e futuro si tratta e probabilmente anche questo silenzio può essere interpretato come un segno d’impotenza, rassegnazione, incoscienza o …miope speranza di cavarsela singolarmente e non collettivamente.
Personalmente conosco almeno una decina di giovani, tutti laureati da uno/due anni e alcuni di loro
“ erasmuzzati”, “borsizzati” per merito, “stagizzati” senza nemmeno un rimborso spese e “masterizzati” nei più prestigiosi atenei Italiani.
Tutti appartenenti a famiglie che non hanno (come il nostro Francesco o almeno così mi è parso di capire) “pedigree” significativi alle spalle che hanno trasmesso loro i valori dell’uguaglianza, della solidarietà, dell’orgoglio e della meritocrazia. Sinteticamente del camminare sempre con la schiena dritta che permette loro di guardare gli altri negli occhi e, serenamente, se stessi allo specchio.
Tutti a spasso, tutti continuamente impegnati a inviare curriculum e sostenere colloqui per ottenere un lavoro che, anche se non completamente, li ripaghi di diciotto anni passati piegati sui libri, nessuno ancorato alla propria terra natia e tutti disposti a spostarsi in qualsiasi luogo che gli permetta di costruire un presente e futuro tutto loro, tutti che si barcamenano in lavoretti temporanei per ripagarsi delle loro personali necessità, tutti orgogliosamente restii a chiedere aiuto economico ai propri genitori.
Alcuni di loro si conoscono dai tempi delle “medie” e storie d’amore ormai consolidate sono da allora nate.
Desiderano fortemente uscire dal tetto nel quale sono vissuti per farsene uno proprio e non possono.
Desiderano fortemente indipendenza e non possono.
Desiderano partecipare alle scelte che riguarda il loro presente e futuro e si sentono esclusi.
Ho visto alcuni di loro, dotati di sensibilità interiore non comune, sprofondare nella depressione più cupa con tutto quello che ne consegue.
Di fatto una generazione senza futuro che impone una seria riflessione alle precedenti (e qui mi associo alla richiesta di scuse già avanzate) e la rivendicazione della presente a essere parte attiva nelle decisioni politiche che contano.
Il futuro che vi è stato rubato è vostro e, accantonando la rassegnazione e costi quel che costi, ve ne dovete riappropriare.
La speranza da sola non basta.