CROLLA LA GRECIA: Atene taglia pensioni e stipendi

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Paolo_Padano
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Atene taglia pensioni e stipendi
per sbloccare 8 miliardi di aiutiTagliate le buste paga del 40% a trentamila dipendenti pubblici. La Troika (Ue, Fmi e Bce) torna in Grecia. Sciopero generale dei sindacati per il 5 ottobredi ETTORE LIVINI


Manifestazione di protesta di fronte al Parlamento greco Tagli alle pensioni, Un colpo d’accetta sul settore pubblico e nuove tasse. Il Governo Papandreou ha varato l’ennesimo piano d’austerity, necessario per sbloccare la sesta tranche di aiuti (pari a 8 miliardi) di Ue, Fme e Bce. Il provvedimento più dolorosa per la pace sociale greca è il colpo d’accetta sulla pubblica amministrazione. L’esecutivo, cedendo in parte alle pesanti pressioni della Troika, sposterà in una sorta di “riserva lavorativa” 30mila dipendenti statali entro la fine dell’anno. A questi lavoratori sarà garantito una paga pari al 60% dell’ultimo stipendio per 12 mesi. Scaduto l’anno, chi non avrà trovato un nuovo lavoro nel settore pubblico sarà formalmente disoccupato. Si tratta solo dell’aperitivo, visto che in base agli accordi con gli organismi internazionali lo stesso iter dovrebbe essere seguito per altre 120mila persone entro il 2015. Le misure prevedono pure un taglio del 20% per le pensioni sopra i 1.200 euro, un colpo di forbice agli assegni previdenziali di chi si è andato in pensione prima dei 55 anni. Altri mezzi freschi entreranno nelle casse dello stato grazie all’allungamento temporale della patrimoniale edilizia (una tassa fino a 10 euro al metro quadro sugli immobili di proprietà, gettito previsto 2 miliardi l’anno) che sarà prolungata oltre il termine previsto del 2014 mentre la soglia minima per l’esenzione fiscale è stata abbassata da 8mila a 5mila euro. L’esecutivo
ha deciso anche di varare una commissione d’inchiesta sulla gestione statistica del bilancio ellenico negli ultimi dieci anni per punire chi ha truccato i conti del paese. «Questo è un messaggio chiaro per i mercati – ha detto il portavoce del governo –. La Grecia terrà fede ai suoi impegni».

La palla adesso è nel campo della Trojka. Gli esperti di Bruxelles, Washington e Francoforte torneranno la prossima settimana ad Atene per fare il punto sul piano di rilancio. Le loro conclusioni arriveranno poi sul tavolo dell’Ecofin del 3 settembre quando, salvo sorprese o corto circuiti finanziari, dovrebbe arrivare il semaforo verde allo sblocco degli 8 miliardi per la Grecia. Papandreou perorerà la sua causa la prossima settimana in un bilaterale con Angela Merkel, previsto per martedì prossimo a Berlino.
L’allarme, dicono però molti osservatori, non è finito. Anzi, in molti ritengono che la generosità degli organismi internazionali sia in realtà un gesto interessato per prendere tempo in modo da preparare il sistema a un default “morbido” di Atene grazie al decollo del fondo salva-stati per evitare l’effetto-contagio. Non solo: il Fondo monetario ha ricordato proprio ieri che le banche mondiali – indebolite dalla crisi dei debiti sovrani ed esposte sui titoli di stato dei paesi deboli dell’area euro – sono sottocapitalizzate per 300 miliardi. E l’obiettivo della comunità finanziaria, dicono le indiscrezioni, sarebbe ora quello di mettere in sicurezza i bilanci dei grandi istituti di credito prima di un tracollo ellenico. Le Cassandre comunque continuano a scommettere sul crac, forti della fredda logica dei numeri: il rapporto debito/pil ellenico arriverà a fine anno al 160%, l’economia si contrarrà quest’anno di più del 5% e anche per l’anno prossimo il barometro dell’Fmi dice recessione (-2,3%) con un probabile buco di bilancio ulteriore di 4,2 miliardi.

La popolarità del governo Papandreou, oltretutto, è in caduta verticale dopo l’ultima tornata di provvedimenti lacrime e sangue. Nel paese, dove secondo i sondaggi il sostegno ai socialisti del Pasok è sceso al 19%, quattro sotto il centrodestra di Nea Demokratia, ma anche nelle stesse fila del partito: l’ultimo consiglio dei ministri, dicono le indiscrezioni, avrebbe registrato più di una voce di dissenso sul nuovo piano di austerity. I sindacati del settore pubblico, dopo le manifestazioni a scacchiera previste in questi giorni, hanno rotto gli indugi proclamando uno sciopero generale, il primo dopo l’estate, per il 5 ottobre. Una grana in più per Papandreou che in caso di difficoltà eccessive potrebbe decidere di giocare il jolly delle elezioni anticipate con rischi altissimi, a quel punto, per la stabilità del paese.
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La prima parte delle misure esposte la prenderei per buona, così com'è, per l'Italia sin da subito.
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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doddi ha scritto:La prima parte delle misure esposte la prenderei per buona, così com'è, per l'Italia sin da subito.

reggio calabria e non solo sparirebbero dalla faccia della terra in quanto composte da disoccupati, pensionati ed impiegati e rimarrebbero solo i mafiosi con il 30% dell'economia in nero che rappresentano
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Paolo_Padano ha scritto:
doddi ha scritto:La prima parte delle misure esposte la prenderei per buona, così com'è, per l'Italia sin da subito.

reggio calabria e non solo sparirebbero dalla faccia della terra in quanto composte da disoccupati, pensionati ed impiegati e rimarrebbero solo i mafiosi con il 30% dell'economia in nero che rappresentano
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Paolo_Padano ha scritto:
doddi ha scritto:La prima parte delle misure esposte la prenderei per buona, così com'è, per l'Italia sin da subito.

reggio calabria e non solo sparirebbero dalla faccia della terra in quanto composte da disoccupati, pensionati ed impiegati e rimarrebbero solo i mafiosi con il 30% dell'economia in nero che rappresentano

Forse sparirebbero dalla faccia della terra, in tutta Italia, anche un bel po' di persone che, lavorando a tempo pieno, guadagnano 1300 euro al mese e non hanno altre fonti di reddito. Tolto loro il 40% mi domando come fanno a sopravvivere.
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sono talmente comunista che da bambino mi mangiavo da solo
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Misure disperate..non apllicabili in Italia,dove le pensioni sono basse e i dipendenti pubblici malpagati..da noi si devono eliminare gli sprechi ma soprattutto stanare gli evasori(autonomi,commercianti,imprenditori)
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pab397 ha scritto:
Paolo_Padano ha scritto:
doddi ha scritto:La prima parte delle misure esposte la prenderei per buona, così com'è, per l'Italia sin da subito.

reggio calabria e non solo sparirebbero dalla faccia della terra in quanto composte da disoccupati, pensionati ed impiegati e rimarrebbero solo i mafiosi con il 30% dell'economia in nero che rappresentano

Forse sparirebbero dalla faccia della terra, in tutta Italia, anche un bel po' di persone che, lavorando a tempo pieno, guadagnano 1300 euro al mese e non hanno altre fonti di reddito. Tolto loro il 40% mi domando come fanno a sopravvivere.
un vecchio detto,ma sempre attuale,recita..."cu culu i l'autri simu tutti ...."

:salut
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Paolo_Padano ha scritto:
doddi ha scritto:La prima parte delle misure esposte la prenderei per buona, così com'è, per l'Italia sin da subito.

reggio calabria e non solo sparirebbero dalla faccia della terra in quanto composte da disoccupati, pensionati ed impiegati e rimarrebbero solo i mafiosi con il 30% dell'economia in nero che rappresentano

Continuerebbero a lavorare in nero come fanno già. Di babypensionati nullafacenti ne conosco pochi davvero.
Riguardo le "riserve lavorative" della PA ahivogia a quanti ce ne sarebbero da inserire senza colpo ferire ai servizi. Tanto, realmente, lavorano sempre i soliti, che dovrebbero essere ulteriormente premiati visto che fanno per due e per tre di regola.
Non sparisce nulla, si farebbe solo pulizia. E si darebbe spazio a chi merita.
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In particolari alcuni governatori, specie al sud, dove non esistono alternative per l'occupazione, in particolare giovanile, che riempieno gli organici. Al nord gli organici sono in media il 20% inferiori dei posti d'organico previsti. Il record sicuramente al palazzo di cristallo di via Cardinale Portanova tra impiegati e portaborse, prendiamo il museo (lato Ministeri) che ha più impiegati che pezzi da museo. Poi oltre il plus di impiegati mettiamoci i consulenti, non a 1.200 euro al mese. Il discorso sulla PA non si può liquidare grossolanamente.
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