Tarantini: pagato per non parlare

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L'accusa: estorsione al premier
Arrestati Tarantini e la moglie

Secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto 500 mila euro per mentire sulla consapevolezza di Berlusconi che l'imprenditore avesse portato escort a Palazzo Grazioli. La coppia verso le carceri di Poggioreale e Pozzuoli. Mandato di arresto anche Valter Lavitola. Cinque gli indagati. Probabile trasferimento d'inchiesta



NAPOLI - La Digos della questura di Napoli e quella di Roma hanno arrestato l'imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini, 36 anni, e la moglie Angela Vevenuto 34 anni, nell'ambito dell'indagine sull'estorsione da 500 mila euro al premier Silvio Berlusconi. I coniugi sono stati arrestati alle prime ore dell'alba nella loro casa di Roma, in una traversa di via Veneto, in pieno centro storico e sono in viaggio verso Napoli. Nell'abitazione romana Tarantini aveva trascorso alcuni mesi agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta della procura di Bari sulla detenzione e la cessione di droga per le feste nelle ville in Sardegna. L'imprenditore sarà rinchiuso nel carcere di Poggioreale e la moglie in quello femminile di Pozzuoli.

Il gip Amelia Primavera ha accolto quindi la richiesta di custodia cautelare avanzata dai pm Henry John Woodcock 3, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli nell'ambito dell'inchiesta sul giro di escort svelato da Patrizia D'Addario alla Procura di Bari che vede indagato anche l'editore e direttore de L'Avanti!, Valter Lavitola. Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa anche nei suoi confronti, ma l'editore questa mattina era irreperibile. Lavitola si troverebbe da diverso tempo all'estero. "Attendo di definire con il mio avvocato le decisioni da prendere. È mia intenzione collaborare pienamente con la giustizia per chiarire la questione - ha detto Lavitola dall'estero -. Infine, ribadisco con forza che non mi è mai neppure passato per la testa di raggirare il presidente Berlusconi, né di impossessarmi di presunte somme destinate a una famiglia in difficoltà".

Reato di estorsione. Ai coniugi Tarantini e a Lavitola la procura di Napoli contesta il reato di estorsione, ipotizzando nel capo di imputazione un presunto "danno rilevante grave" e "condotta perdurante". Le indagini sulla presunta estorsione a Berlusconi si riferiscono a un arco temporale molto recente, che risale ai mesi scorsi, luglio 2011. Le indagini "sono tuttora in pieno svolgimento, anche con perquisizioni domiciliari", rende noto la procura di Napoli. Tutto ciò, si legge in una nota a firma del procuratore aggiunto Francesco Greco, malgrado le indagini stesse siano state "fortemente compromesse dalla criminosa sottrazione di numerosi e rilevanti contenuti della richiesta cautelare ad opera di ignoti, cui ha fatto seguito nei giorni scorsi la pubblicazione degli stessi su alcuni giornali nazionali". Il riferimento è alle anticipazioni uscite la settimana scorsa su Panorama, e poi riprese dagli altri media.

Il raggiro di Lavitola. Secondo le tesi degli inquirenti infatti, così come anticipato il 25 agosto dal settimanale di proprietà del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Tarantini avrebbe ricevuto un compenso per mentire circa la consapevolezza del premier che l'imprenditore avesse portato a Palazzo Grazioli escort. Tarantini, a sua volta, sarebbe vittima di un raggiro di Lavitola, che dei 500 mila euro avrebbe trattenuto 400 mila euro per impiegarli in operazioni finanziarie in tutta Italia. Nella versione di Panorama, l'indagine dei pm Curcio, Woodcock sarebbe stata imperniata su intercettazioni telefoniche molto recenti che riguarderebbero conversazioni di Lavitola con Tarantini o con la moglie dell'imprenditore.

"Consistenti indizi". Per gli inquirenti, esistono "gravi e consistenti indizi", scrive il procuratore aggiunto Francesco Greco, su dazioni di denaro contante o benefici economici (quali ad esempio il pagamento di spese legali o dell'affitto di casa, nonché incarichi di lavoro) ripetuti, dissimulate o non trasparenti e con l'intervento di Lavitola, dal premier Silvio Berlusconi a Giampaolo Tarantini o alla moglie Angela Devenuto. I coniugi Tarantini, secondo quanto emerge dall'inchiesta, avrebbero ottenuto dal premier non solo somme di denaro ma anche impieghi e altri incarichi di lavoro, il canone di locazione di una casa e il pagamento di spese legali. Lavitola, secondo l'accusa, avrebbe concertato con l'imprenditore barese "le iniziative processuali più idonee per costringere Berlusconi al pagamento di ulteriori somme".

Trasferimento di inchiesta. L'inchiesta potrebbe essere trasferita da Napoli in un'altra sede, per questioni di competenza. Sono gli stessi pm della procura partenopea a sollevare il nodo, nella richiesta di misure cautelari rivolta al gip: risulta infatti difficile capire dove siano avvenute - certamente non a Napoli - le dazioni al centro delle indagini. E' quindi verosimile che nei prossimi giorni gli atti possano passare ad un'altra procura, forse proprio quella di Roma. Dagli elementi di accusa finora ricostruiti emerge anche che Valter Lavitola, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare e irreperibile, contattava Giampaolo Tarantini attraverso schede telefoniche estere.

Le intercettazioni. Per parlare di denaro adoperavano un "linguaggio criptico, convenzionale". In particolare nelle conversazioni intercettate dagli inquirenti di Napoli si faceva riferimento alla "stampa di fotografia". E' quanto emerge dall'ordinanza emessa dal gip di Napoli Amalia Primavera su richiesta del pm Vincenzo Piscitelli. A usare il codice cifrato era in particolare il direttore e editore de L'Avanti! Valter Lavitola, il quale per telefonare adoperava solitamente una scheda sim panamense. Nell'ordinanza sono riportate varie intercettazioni, come quella tra Lavitola e Marinella Brambilla, della segreteria di Berlusconi. Secondo il giudice "il tenore e il significato" delle "espressioni letteralmente utilizzate da Lavitola nel corso delle conversazioni", risultano "inequivocabili e sintomatici della logica e della prospettiva ricattatoria che muove Lavitola e i coniugi Tarantini".

Le anticipazioni di 'Panorama'. Nella ricostruzione di Panorama, Tarantini avrebbe ricevuto il denaro per dichiarare al processo istruito a Bari che il premier non sapeva di ospitare escort retribuite dall'imprenditore. "Pagato per mentire? No, perché al telefono Tarantini ribadisce più volte che quella è la verità", sosteneva il settimanale. I 500 mila euro, si leggeva ancora nel resoconto, dovevano servire "soprattutto" a convincere l'imprenditore pugliese a scegliere il patteggiamento per evitare un processo pubblico e la conseguente pubblicazione di "intercettazioni telefoniche ritenute imbarazzanti" che avrebbe danneggiato il premier.

Il premier: "Ho aiutato una persona". Nel settimanale di Berlusconi c'era anche una dichiarazione del premier: "Ho aiutato una persona (Tarantini ndr) e una famiglia con bambini che si è trovata e si trova in gravissime difficoltà economiche. Non ho fatto nulla di illecito, mi sono limitato ad assistere un uomo disperato non chiedendo nulla in cambio. Sono fatto così e nulla muterà il mio modo di essere". L'avvocato Nicola Quaranta, legale di Tarantini con l'avvocato Giorgio Perroni, contattato da Repubblica spiegò allora che l'imprenditore non aveva presentato alcuna richiesta di patteggiamento nel filone escort: "È nostro interesse leggere e conoscere tutti gli atti. Attendiamo l'avviso di conclusione delle indagini per guardare le carte e fare le nostre valutazioni".

D'Addario: "Per ora non parlo". "Non posso rilasciare nessuna dichiarazione. Ci sarà il momento in cui parlerò anche io. Sono le uniche parole dette da Patrizia D'Addario, la escort barese che ha dato avvio all'inchiesta sulle feste piccanti nelle residenze estive del premier Silvio Berlusconi.

fonte: http://www.repubblica.it
"Nani su iddi e vvonnu a tutti nani;
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(Nicola Giunta)
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