Povera Stella

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reggino
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Povera Stella
Finalmente Giovanni Stella, amministratore delegato di Telecom Italia Media e quindi di La7, noto esperto di banani, ha ufficializzato i motivi del mancato ingaggio di Michele Santoro. In un’intervista al Giornale, il popolare “Canaro” spiega testualmente: “Con Santoro non abbiamo chiuso il contratto solo perché lui pretendeva libertà assoluta… facile chiedere la libertà con i soldi degli altri”. Si prega di soffermarsi sui vocaboli “solo”, “pretendeva” e “libertà”. Soltanto nello Stato semilibero di Bananas un dirigente di successo, braccio destro di un top manager del calibro di Franco Bernabè, può mettere nero su bianco, per giunta sul quotidiano del premier, che la libertà è una pretesa. Talmente assurda da giustificare di per sé (“solo”) il mancato approdo nella sua tv del giornalista televisivo più noto, affermato e redditizio presente sul mercato. Come se l’articolo 21 della Costituzione fosse un optional: “Tutti i cittadini hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Si dirà, e infatti Stella lo dice, che Santoro non voleva “nessun controllo su scaletta, ospiti e filmati”. E “nessun editore può dare carta bianca perché ha la responsabilità finale di quello che va in onda”. Non sappiamo quali editori conosca, a parte se stesso, il dottor Stella, ma in tutto il mondo libero funziona così: l’editore sceglie i giornalisti a proprio gusto in base a criteri professionali; dopodiché questi lavorano come meglio credono, in base alle regole fissate dal contratto nazionale. Che prevede, appunto, libertà assoluta. Se poi l’editore non è soddisfatto di loro, li licenzia per giusta causa. E alla fine è il giudice a stabilire se la causa era giusta o no. Ora, Stella voleva assumere Santoro a La7 perché gli era giunta voce che fosse un valido professionista autore di programmi di successo, con milioni di telespettatori e di introiti pubblicitari. Dunque non sono professionali né finanziari gli ostacoli che han fatto saltare la trattativa. Stella esclude poi che fossero aziendali, per proteggere Telecom da rappresaglie governative (“Trovo singolare immaginare, come fa Travaglio, che si possa usare la piccolissima La7 come spauracchio per difendere il gigante Telecom”).

E nega anche che fossero politici (“Se mi avessero chiesto di non prendere Santoro per non dispiacere a Berlusconi, avrei dato le dimissioni”). Dunque perché pretendeva – stavolta il verbo è appropriato – ciò che nemmeno la Rai di Masi&C. aveva mai ipotizzato, cioè di controllare “scaletta, ospiti e filmati”? Temeva forse che Santoro trasmettesse materiale pornografico o comunque contrario al comune senso del pudore? Non scherziamo. E allora – filosofeggia Stella – “Le regole si applicano a tutti, da Lerner a Piroso, solo Mentana non deve riferire a me perché, in quanto direttore, si assume tutte le responsabilità”. Già, anche perché sarebbe curioso un telegiornale che, prima di andare in onda su fatti accaduti magari da tre minuti, deve sottoporre il dvd preregistrato all’imprimatur preventivo dell’editore.

Pare dunque che il problema fossero le eventuali cause e querele. Ma anche questa scusa non regge: prima Mentana e poi lo stesso Santoro avevano offerto a Stella di assumersi ogni responsabilità legale sul programma santoriano. A questo punto, spiace dirlo, rimane una sola spiegazione: la paura di Stella, o di Telecom tutta, che Santoro usasse la sua libertà per criticare i politici dai quali la concessionaria Telecom dipende. Ricapitolando: noi di La7 siamo così liberi che, se qualcuno viene a parlarci di libertà, lo meniamo.

Il Fatto Quotidiano, 28 agosto 2011
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Santoro, Stella (La7): “Ho pensato fossero più importanti i soldi e non la libertà”
L'amministratore delegato di Telecom Italia media racconta dal palco della festa del Pd a Firenze alcuni particolari inditi della trattativa con Santoro. "Da manager ho pensato che le parti più importanti della negoziazione fossero: i soldi e il contratto, ho sottovalutato la libertà autoriale". E aggiunge: "Ci siamo irrigiditi su quel punto. Abbiamo sbagliato entrambi"
I cantanti dicono: “E’ il tono che fa la canzone”. E a vederlo in video il discorso di Giovanni Stella, temuto amministratore delegato di Telecom Italia media, perde parecchio, se non tutta, della carica livorosa verso Michele Santoro che nei giorni scorsi è stata “tradotta” in un’intervista su Il Giornale di casa Berlusconi. E anche i fatti sulla trattativa tra il conduttore di Annozero e i vertici de La7 sembrano leggermente diversi rispetto a quanto raccontato fino ad ora dal manager di Telecom. “Il discorso con Santoro è cominciato poco prima di lasciare la Rai, su sua iniziativa”, dice Stella dal palco della festa del Pd a Firenze (ospite anche Enrico Mentana) “abbiamo discusso del contratto, del prodotto un simil Annozero si doveva fare e devo dire che Santoro mi aveva posto dei problemi di esagerata, a mio avviso, libertà autoriale”.

Poi rivela alcuni particolari della trattativa. “Io come manager sono abituato a considerare il fatto che le parti durante una negoziazione, buttano nel mucchio delle cose per il solo piacere di toglierle quando le cose più importanti si sono chiuse. E io – aggiunge – forse perché non sono un uomo di spettacolo, ho pensato che le cose più importanti fossero: i soldi, il prodotto, la durata del contratto. E – continua – ho sottovalutato questa esagerata forma di libertà autoriale”.

Er canaro, così è soprannominato Stella, si addolcisce al ricordo dei colloqui con l’anchorman ex Rai. “Da un punto di vista umano e professionale – afferma – il dialogo con Santoro è stato arricchente”. E ancora: “Abbiamo risolto tutto, a mano mano con molta pazienza, punto per punto. Santoro, nonostante appaia in modo diverso, è un uomo: molto saggio, prudente, avveduto”.

Il dirigente sciorina tutto (o quasi). “Santoro aveva accettato anche il sistema premiante, quello – spiega – che fa dividere i rischi tra lavoratore imprenditore, quel sistema che ha arricchito Enrico Mentana, più share fai, più guadagni. aveva accettato per me il passo più difficile, quando siamo arrivati alla ‘libertà autoriale’ e lui ha continuato a richiedermi in modo molto forte: ‘Caro Stella, io sono un professionista molto serio, voglio il diritto di scegliere: ospiti, scaletta, servizi…fino all’ultimo secondo prima della messa in onda’, io lì ho risposto: ‘Non sono disponibile a darti queste libertà’”. “Per questo motivo qua e devo dire che era più difficile dire di no che dire di sì. Lo giuro”. “Sembra quasi incredibile, ma è per questa ragione che il matrimonio Santoro e La7 non si è fatto. Ed era veramente ad un passo – puntualizza – e quel passo non siamo stati in grado di farlo, per colpa di tutti e due. Perché – precisa – ci siamo irrigiditi su una posizione da cui non abbiamo trovato una soluzione”. Infine: “Margini per riprendere la trattativa? Sono esigui o quasi nulli”.

ilfatto
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