Il mercato del lavoro

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Ecco le lettere "fantasma" dell'Ue chiesti più mercato e meno tutele
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La sorpresa è poi l’invito da parte della Banca centrale di Francoforte a mettere mano ad alcuni dogmi in materia del lavoro conservati intatti per quattro decenni e che la sinistra e i sindacati hanno reso proprie bandiere, simboli di appartenenza. Se c’è un rimprovero all’Italia è insomma quello di non aver forse rischiato abbastanza nella delicata materia del lavoro.
Trichet prospetta meno rigidità nelle norme di licenziamento per i contratti a tempo indeterminato. L’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che prevede l’impossibilità di mandare a casa un dipendente senza giusta causa nelle aziende superiori ai 15 dipendenti, in Italia è stato per anni intoccabile, e quando, per la prima volta, il governo Berlusconi nel 2001 provò ad abrogarlo, sindacati e partiti di sinistra invasero le piazze. Tutto il pacchetto sul Welfare proposto dal presidente della Bce ricalca in pieno le proposte meno politicamente corrette del centrodestra.
Al governo italiano la Banca centrale europea chiede anche il superamento dell’attuale modello del lavoro, condannato a una velocità a due marce: estrema flessibilità dei giovani e dei precari e protezione immutabile degli altri, che godono in alcuni casi di privilegi in contrasto con la situazione delle nuove generazioni. Prospetta anche un maggiore utilizzo della contrattazione aziendale, con l’idea di scardinare, anche in questo caso, vincoli troppi stretti nel settore del Welfare, evidentemente visti come nemici della crescita.
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quelle di sopra sono le parole... ora guardiamo i fatti.
uno spaccato sul lavoro estivo nel settore turistico in una delle località italiane con più frequentate.

Ferragosto 2011, boom di lavoro nero in riviera
Su 50 controlli in alberghi della riviera, trovati 111 lavoratori irregolari. Ci sono imprenditori chi si inventano un fantomatico "contratto estivo", chi cancella tfr, malattie e ferie e chi dice: "spesso sono i lavoratori a chiederci questa condizione". Il sindacato: "La responsabilità è del datore di lavoro e se qualcuno offre un tipo di contratto illegale, bisogna dirgli semplicemente di no"
“Così fan tutti” non è una versione al maschile del noto film di Tinto Brass, ma la giustificazione che si sono confezionati quegli imprenditori di Rimini, Riccione, Cesenatico e Cervia che hanno scelto di lavorare al di fuori della legalità. A denunciarlo è l’anonimo comitato Schiavi in riviera che opera dal 2008 “per sensibilizzare i cittadini e informare i lavoratori stagionali sui loro diritti negati”. Membri del comitato, all’inizio della stagione turistica, hanno risposto a diversi annunci di lavoro, registrando i colloqui telefonici.

Ne emerge che tfr, giorno libero e ferie pagate sono optional. Lo stipendio va dai 1200 ai 1600 euro per un orario di lavoro di 10-12 ore (7 giorni su 7), quando i dipendenti dovrebbero farne 6,40 per 6 giorni. “Il giorno libero non c’è, come nel 99 per cento degli alberghi. Solo gli hotel molto grandi, che hanno la possibilità di raddoppiare i turni, lo fanno”. Questo è quanto afferma il direttore di un albergo di Cervia nella registrazione telefonica, salvo poi smentire tutto, quando Il Fatto Quotidiano lo interpella per una verifica.

Il direttore cervese è in buona compagnia. Una collega della vicina Cesenatico, allorché il falso aspirante cameriere di Schiavi in riviera dimostra stupore per l’orario lavorativo di 12 ore, replica: “Noi non siamo la mosca bianca, questi sono gli orari degli alberghi (..) Il giorno di riposo è virtuale, non esiste proprio, dicono che ce l’hai, ma non ce l’hai”. Non contenta arriva la stoccata moralista: “I soldi vanno sudati e guadagnati (..), la stagione è dura, o lo accetti o vai altrove. Pensaci prima di rispondermi, perché io poi ti mando via (..) Se uno non si comporta così, che vada fuori dalla porta, dietro di lui tanto ce ne sono altri dieci che chiedono di lavorare”. La telefonata si conclude con la dichiarazione dell’escamotage usato nel contratto: “Noi mettiamo 6 ore e 40, quello che guadagni per le altre ti viene dato fuori busta”, leggi in nero.

Un hotel di Rimini, a Marina centro, stupisce per la conoscenza dei contratti di lavoro: “Non penso che ci sia il tfr nel lavoro stagionale”. Un altro a Cesenatico chiama in causa un inesistente “contratto estivo”. Sul giorno di riposo settimanale poi c’è un’altra teoria fantasiosa: “Se uno è maggiorenne non c’è bisogno del giorno libero”.
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Nonostante gli sforzi di “moralizzazione” di Federalberghi, i dati della Guardia di Finanza di Rimini, sui controlli effettuati da giugno a oggi in hotel, ristoranti e bar, fanno luce su una situazione che è difficile definire di poche mele marce. La categoria più sanzionata è proprio quella degli albergatori. In 50 controlli, effettuati con l’ispettorato del lavoro, sono stati scoperti 111 lavoratori in nero. “Lavorano generalmente nelle cucine o nei servizi ai piani”, precisa il colonnello Enrico Cecchi. “Abbiamo anche ricevuto una decina di esposti per emolumenti pattuiti e non pagati”. E non siamo ancora entrati nel clou della stagione: “È ad agosto –avverte Cecchi- che con l’aumentare delle presenze turistiche cresce anche il ricorso a forme di lavoro non regolare”.

“Spesso, continua il colonnello, dove c’è un’irregolarità fiscale si riscontrano anche casi di lavoro sommerso”. Il primato negativo nell’emissione di scontrini o fatture tocca di nuovo agli hotel: “su 205 ispezionati 178 sono risultati irregolari. “Certi imprenditori pensano che i contributi siano soldi persi. È un problema culturale, anche se negli anni qualche miglioramento c’è stato”. Così analizza la situazione della riviera Di Angelo di Confcommercio. Gli fa eco il collega di Confesercenti, Pari, convinto che “l’avidità non dovrebbe far parte di questo sistema, perché se vogliamo che l’economia cresca è necessario capire che il welfare è importante”.
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