goldenboy ha scritto:Mariotta ha scritto:Motociclista ha scritto:ahhh finalmente sotto sequestro i beni di questo lestofante mantenuto con i nostri soldi..sono contento,notizia rilassante..
Spero ci sia la confisca definitiva..
aspettando che venga condannato per i reati in oggetto.
a Regmi
credo si sia dimesso dall'incarico conferitogli da Scopelliti
capo delegazione a roma della regione calabria...che caxxo faceva????è stato sostituito???
si è dimesso pare...
questoarticolo è tratto da un blog cronache da ndrinopoli...ma che è?
Magna Grecia da default. Conti Reggini più falsi di quelli di Atene October 26, 2011
Una bufera contabile e giudiziaria sul Governatore calabrese, Giuseppe Scopelliti, e sui suoi più stretti collaboratori: quelli con i quali l’ex sindaco aveva gestito la cassa del Comune di Reggio sullo Stretto dal 2002 al 2010, fino al passaggio trionfale sullo scranno più alto a Catanzaro.
Gli ispettori del ministero delle Finanze che sconfessano tutta la contabilità degli ultimi anni di Palazzo San Giorgio, taroccati come nemmeno i conti greci; in seguito, viene confermata la notizia delle indagini in corso in Procura su Scopelliti per abuso d’ufficio (un anno fa l’Unità riferiva di un fascicolo in procura aperto a seguito di un esposto presentato dagli esponenti calabresi del Pd, Romeo e Naccari Carlizzi), che, alla luce della relazione degli ispettori ministeriali, potrebbero anche configurare nuove incriminazioni per falso ideologico (falso contabile) e peculato, ipotesi finora smentita dal procuratore capo reggino Giuseppe Pignatone.
Scopelliti è stato nuovamente convocato dal procuratore per rispondere del dissesto dei conti pubblici.
Aveva già sostenuto un interrogatorio in Procura l’11 marzo passato dicharandosi “estraneo” all’accusa di abuso d’ufficio, in concorso con la dirigente suicida del settore tributi Orsola Fallara. Infine, pesantissime, al processo ‘Testamento’ contro uno dei 4 clan più potenti del mandamento reggino, un altro pentito eccellente ha accostato il nome dell’ex sindaco, ad altri quattro suoi sodali ex An e Forza Italia, alla cosca Tegano.
Neanche quest’ultima una novità per i nostri lettori: le accuse di Roberto Moio si aggiungono a quanto già scritto nel dicembre 2010.
Allora era il pentito Paolo Iannò a riferire ai pm della Direzione distrettuale Antimafia “si sa come la famiglia De Stefano abbia da sempre appoggiato elettoralmente il sindaco”.
Nel frattempo, un mese fa, anche il super pentito Nino Logiudice aveva accennato all’appoggio elettorale fornito per anni dalle cosche Tegano e De Stefano del quartiere Archi del capoluogo calabrese (la Scampia della ‘Ndragheta) a uno dei politici in maggiore ascesa nel PdL.
Moio, Iannò, Logiudice: sono i 3 maggiori collaboratori di sempre della ‘Ndrangheta, pentiti dopo essere caduti nella rete del procuratore Pignatone, insieme con Consolato Villani, che avrebbe a sua volta parlato dei rapporti tra Pdl e ndrine, anche se al momento mancano conferme ufficiali.
Da un lato, è stata approntata e consegnata lunedì scorso una durissima relazione sui bilancio del quinquennio 2006 -2010 del Comune dello Stretto dall’Ispettorato Generale finanze pubbliche del ministero del tesoro.
La relazione, accompagnata da una lettera di ammonimento del Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, fotografa un sostanziale dissesto che Scopelliti e tutto il Pdl hanno nascosto per anni: dal ‘’modello Reggio’’, tanto decantato da Gianni Alemanno e Gasparri, primari sponsor politici del Governatore calabrese, emerge invece una copia del Modello Parma: incarichi indebitamente e largamente ammanniti alla cerchia stretta di collaboratori cooptati per chiamata diretta.
Il direttore generale Franco Zoccali (ora in Regione con uguale compito), l’architetto consulente Salvatore Putortì e la vittima sacrificale Orsola Fallara, dirigente settore Tributi sospesa dall’incarico, il 23 novembre 2010, costretta alle dimissioni il dicembre successivo, suicida dopo poche ore per aver ingerito dell’acido muriatico.
L’Unità aveva pubblicato in esclusiva nazionale lo scorso gennaio le prove delle indebite consulenze da centinaia di migliaia di euro assegnate dalla signora Fallara a una persona a lei legata da personale amicizia, l’architetto Bruno Labate, volato a Roma in qualità di ‘rappresentante permanente presso il Governo della Regione Calabria’, dopo che l’amico Scopelliti era diventato Governatore.
La difesa di Labate di fronte ai Pm della procura reggina riguardo i 180mila euro percepiti per una consulenza su “lavori di ripristino del verde pubblico”, mai fornita, per lavori mai effettuati, seguì l’esempio ineguagliabile del ministro Scajola: “Dottore, se sapessi chi si è azzardato a versarmi 400mila euro sul conto corrente a mia insaputa”.
Il consulente fu costretto alle dimissioni da dirigente regionale, e a restituire i 180mila indebitamente percepiti denunciati da Unità e da un mensile antimafia, da uno Scopelliti scosso dal suicidio della sua più stretta collaboratrice di 8 anni, e dal timore di essere infangato da una storia che si andava intorbidendo.
Adesso arrivano le bacchettate del ragioniere generale dello Stato, sulla base della relazione degli ispettori Giovanni Logoteto e Vito Tatò:
il Comune ha un disavanzo di 170 milioni, e ha indebitamente accordato compensi extra stipendio ai suoi dirigenti-esterni;
il Comune ha fatto cassa recependo dai cittadini i tributi per il canone idrico, senza versarli alla ditta fornitrice del servizio;
lo stesso è stato fatto con i contributi F 24 dei dipendenti comunali, per 4 anni. Senza stornare quanto trattenuto all’Inps, che ora vanta 20 milioni di contributi non riscossi dai dipendenti comunali.
La bufera finanziaria avvolge il Comune reggino come il ministero dell’Economia greco: i dipendenti del consorzio di depurazione, Acquereggine, reclamano stipendi degli ultimi 6 mesi, le consociate Multiservizi e Leonia (rifiuti e decoro urbano) avanzano oltre 20 milioni di debiti, a dicembre si rimane senza luce se l’Enel non riceve almeno parte dei 14 milioni di bollette arretrate; il tutto, si legge nella relazione degli ispettori, “adottando artifici contabili al fine di occultare la reale situazione finanziaria dell’Ente”, come per esempio “conservando tra gli attivi, crediti non supportati da nessun titolo giuridico”.
Tutto questo non sarebbe venuto alla luce senza la tenacia di Sebi Romeo (allora consigliere comunale) e Demetrio Naccari (ex sindaco centrista, ora Pd) che in un esposto alla Procura del novembre 2010 denunciarono lo stato dei fatti.
Una prima delegazione di ispettori venne inviata al Comune, ma venne richiamata dal ministero dell’amico Tremonti.
Solo dopo il suicidio Fallara, la Procura reggina aprì un fascicolo, iscrisse tra gli indagati l’ex sindaco, incaricò come periti contabili gli ispettori stessi. A quel punto, il ministero dell’economia non poteva più guardare da un’altra parte e gli esperti contabili del ministero hanno avuto accesso ai conti reggini 2006-2010 in un missione durata 45 giorni tra giugno e luglio; risultato: riscontrare 24 irregolarità contabili.
Solo in un esercizio (2009) venne rispettato il patto di stabilità tremontiano, “e i debiti totali, a cominciare dagli sciagurati crediti da swap e da 100 milioni dovuti alla Regione per il canone idrico, alla fine ammonteranno a oltre 500 milioni”, prevede Romeo.
Mezzo miliardo di buco in una delle 10 province dal reddito più basso non si contano come i 620 milioni di buco in Parma, una delle città più ricche d’Italia.
Un campionario da record; la Magna grecia ha battuto la patria madre ateniese, in questo.