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sabato 30 luglio 2011, 08:00 Quel pasticciaccio brutto del cinema che imbarazza Veltroni e compagni
di Redazione
Da un'indagine dei carabinieri risultano anomalie nelle gare per le multisale di Frascati, vinte da personaggi vicini all'ex sindaco della Capitale. Un caso analogo in Sicilia qualche anno fa. Il business dei castelli Romani è di circa un miliardo di lire. Ma non si farà luce sugli ipotetici illeciti: ormai è passato troppo tempo
Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
C’è un’inchiesta delicatissima, ai Castelli romani, che scorre silente tra giganteschi business immobiliari, complicati intrecci societari e affari in cinemascope consumati tra Frascati e una vasta area della Capitale dirimpetto la patria dei film di Cinecittà. Un filone d’indagine per oltre un miliardo di euro di futuri interessi che si sospetta illeciti e che, giocoforza, rischia di portarsi dietro l’ex giunta Veltroni, di coinvolgere esponenti del Pd, di trascinare negli accertamenti della procura di Velletri personaggi legati ai padri nobili del gruppo Espresso-Repubblica come quell’Ettore Rosboch (non indagato, fratellastro e socio in diverse società del defunto principe Carlo Caracciolo, fondatore dei giornali di Carlo De Benedetti) peraltro già spuntato nell’inchiesta sul progetto-gemello del megastore «mafioso» di Villabate, collegato a personaggi vicini all’amministrazione veltroniana, a loro volta in contatto - secondo i racconti del pentito Francesco Campanella e quel che si legge negli atti giudiziari siciliani - agli emissari della cosca Mandalà, vicina al boss Bernardo Provenzano.
La speculazione di Cosa nostra e di tecnici vicini all’amministrazione del primo cittadino cinefilo (Walter Veltroni fu costretto a presentarsi in aula a Palermo per spiegare i suoi rapporti con Pierfrancesco Marussig, amico del fratello cinefilo Valerio, e con il socio di costui, Giuseppe Daghino) agli inizi degli anni 2000 prevedeva la costruzione di un grande centro commerciale con annesse 20 sale cinematografiche «al quale - dice Campanella - sarebbe stato interessato Valerio Veltroni», fratello di Walter, «e anche Carlo Caracciolo», che a detta invece di Marussig (socio di Rosboch nella società di cinematografia Focus) sempre secondo il pentito si sarebbe dato da fare per «far pubblicare alcuni articoli su Repubblica» così da allontanare i primi sospetti che rischiavano di far fallire - come poi è stato - la speculazione a Villabate.
Questo Daghino (assolto insieme a Marussig in appello per prescrizione dopo una condanna a 7 anni in primo grado) viene indicato nella carte dell’antimafia di Palermo come «addetto agli aspetti economico finanziari della società Risorse per Roma Srl sin dalla sua costituzione risalente al 1995». Società che nel 2005 commissiona al rinomato studio associato Agrifolia di Roma «una consulenza per l’espletamento delle attività di revisione, aggiornamento e approvazione del piano territoriale generale della provincia di Roma». Società a cui poco prima, Ettore Rosboch, attraverso le sue società Investex Srl e Astra 8 Srl commissiona un progetto di valorizzazione dell’area Anagnina-Quadrato e un’indagine sulla riqualificazione urbana dei medesimi terreni del comune di Frascati.
Il pasticcio siciliano somiglia tanto al pasticciaccio romano che, coincidenza, prevedeva anche qui la costruzione di multisale cinematografiche da 3.200 posti. L’affare che Rosboch, proprietario della società consortile Astra 8, riesce a portare a casa con modalità procedurali che agli inquirenti appaiono «anomale» e tutte da chiarire, nasce quando il comune di Frascati procede alla vendita dei suoi terreni demaniali per 350mila metri quadrati. Per il gioiello della Tuscolana l’amministrazione frascatana si affida a un appalto-concorso cui vengono chiamate a partecipare solo quattro società, che per motivi diversi, secondo gli inquirenti, commettono una serie di inspiegabili «ingenuità» che finiscono per spalancare le porte all’aggiudicazione dell’appalto da parte della società Astra 8 di Rosboch....
Non solo: secondo i primi accertamenti il progetto originale non sarebbe stato pienamente conforme al Prg, e parte dei terreni, poi divenuti edificabili, in origine non lo sarebbero stati. Un affare sensazionale diventato tale in un tourbillon di atti amministrativi che si sarebbero succeduti in maniera poco convincente. Perché dai 42 milioni di euro di valore dei terreni venduti ad Astra8 nei primi anni 2000, gli addetti ai lavori cristallizzano oggi il valore di quegli stessi terreni, sommato all’insediamento completamente edificato, in oltre un miliardo di euro.
Ma le stranezze non finiscono qui: leggendo fra le righe delle carte dell’appalto sembra infatti che il Comune di Frascati non ha venduto alla cifra stabilita ma, di fatto, ha invece affittato i terreni ad Astra 8 ricorrendo al «diritto di superficie» che impone all’acquirente-locatore un canone a 60 anni, ulteriormente accorciabile a 20 anni. Inutile dire che sulle cifre del «canone» spuntano numeri ogni volta diversi che somigliano più a una lotteria partenopea che a una compravendita alla luce del sole dei Castelli romani. E sempre sul valore poco congruo, ben al di sotto delle stime di mercato, sarebbero stati ceduti altri terreni del comune di Frascati, denominati «Anagnina 1», sequestrati recentemente dalla procura di Velletri che ha resistito al ricorso al Riesame non essendosi presentati i ricorrenti.
Come sempre accade in questi casi, all’attenzione degli investigatori è finita anche la politica, locale e nazionale. C’è da chiarire, per esempio, il perché della scelta dell’amministrazione di Frascati a guida Pd, prona ai desiderata di Roma. E come coincidenza salta agli occhi la passione cinefila di Francesco Paolo Posa (non indagato), attuale capogruppo Pd in consiglio comunale, già primo cittadino frascatano la cui giunta seguì la vendita degli appezzamenti Anagnina 1 e Astra 8. Stando alle visure camerali, Posa (che al momento risulta rinviato a giudizio nell’inchiesta sui rimborsi d’oro alla Provincia) dal 30 aprile 2010 risulta consigliere della Spa «Cinecittà Village» di Castel Romano dopo esserlo stato nella «Cinecittà Studios». Così come, per le stesse coincidenze, per mera cronaca si segnala il curioso percorso professionale del dirigente tecnico del Comune di Roma (X municipio) Claudio Rosi, che personalmente seguì l’operazione «Astra8/Cinecittà-Quadrato» e che oggi siede, con analogo incarico, al Comune di Frascati.
Scandagliando nelle visure camerali, incrociando i nominativi del soci a quelli dei Cda, ragionando sui bilanci e le partecipazioni indirette, è facile ricostruire la galassia Rosboch. Partendo proprio dalla società Astra 8 figlia di numerose altre società, molte delle quali ubicate in via Civinini 111 a Roma, partecipate con lo stesso Caracciolo e con personaggi a lui legati. Il reticolo societario della vincitrice del maxi-appalto nel mirino degli inquirenti si dipana in settori differenziati e curiosamente si rifà nelle denominazioni in gran parte al numero «8», poi utilizzato anche per il consorzio Astra (Sanità 8 Srl, Service 8 Srl, Servizi 8 srl, Tuscolana 8 Srl, Tipografia 8 Srl, Anagnina 8 srl etc.). Le altre società satellite sono la Fi-Pa finanziaria partecipazioni, che è azionista di maggioranza di Astra 8, la Parcheggi Romani srl, la Glf Srl e infine la Multiplex srl che attraverso la moglie di Rosboch (che ricopre la carica di amministratore unico) ha un link storico, indiretto, col la Warner Village Cinemas Srl di cui è stata procuratore....
Come si può leggere dagli estratti stenografati dei consigli comunali sul sito istituzionale del comune di Frascati il problema Astra 8 è stato oggetto di durissimi attacchi da parte dell’opposizione che più volte ha chiesto al sindaco Stefano Di Tommaso, delfino e successore di Posa, di fare luce su una vicenda definita senza troppi giri di parole dai consiglieri di opposizione D’Orazio, Privitera e Conte, «a dir poco oscura».
(1-continua)
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I cinema dei "compagni" di Veltroni
Moderatori: NinoMed, Bud, Lilleuro
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
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L' INCHIESTA / Lo scandalo di quei multisala sorti all'ombra del cinefilo Walter Veltroni
di Redazione
Affari sospetti, l'indagine della Procura di Velletri. I terreni su cui sorgono i cinema ceduti a un ventesimo del valore. Business da un miliardo di euro, ma alla città di Frascati sono andati solo 42 milioni.
Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
L’inchiesta sulla compravendita dei «terreni cinematografici» che fa tremare il Pd laziale è ricca di spunti e coincidenze che finiscono per accendere i riflettori sulla ex giunta guidata dal cinefilo Walter Veltroni. L’autorità giudiziaria di Velletri si muove con riservatezza perché l’affare miliardario dei cinemultiplex alle porte di Roma rischia di travolgere tutto e tutti. Indiscrezioni raccolte dal Giornale raccontano una sceneggiatura in evoluzione dove attori e comparse sembrano recitare ognuna un ruolo ben preciso.
Il film immobiliare di cui anche in Parlamento si parla dà il primo ciak con gli accertamenti sulla «sdemanializzazione», a settembre 2002 di preziosi terreni di proprietà del Comune rosso di Frascati situati nel X Municipio del Comune di Roma, feudo Pd. Quei terreni acquistati da una società consortile di proprietà di Ettore Rosboch, (fratellastro e già socio del compianto principe Carlo Caracciolo, fondatore di Repubblica ) si estendono per 350mila metri quadrati a sud-est della Capitale, accanto agli studios di Cinecittà. Il comprensorio oggetto di indagine è quello di «Cinecittà Est-Anagnina, località Quadrato». Il valore commerciale iniziale dei terreni, nudo e crudo, secondo una consulenza tecnica del perito della Regione Lazio Romolo Campagna è di 42 milioni di euro. Soldi che Astra 8, vincitrice dell’appalto, avrebbe dovuto versare al Comune di Frascati che a oggi ha ricevuto solo spiccioli (un milione o poco più). Che fine ha fatto la somma mancante? Seguiteci.
Il Comune frascatano, a gennaio 2003, ottiene il via libera regionale a sdemanializzare i terreni per alienarli. Sono «gioielli di famiglia » da vendere al miglior offerente nell’interesse della cittadinanza. Si bandisce un appalto-concorso e alla gara partecipano quattro società: «Moca costruzioni», «Astra 8», la coop rossa «Consorzio emiliano romagnolo» e «Sviluppo Innovazione Servizi d’Impresa». La spunta l’Astra 8 di Rosboch. Ma nelle more dell’appalto qualcosa potrebbe non essere andato per il verso giusto. Ne sono convinti gli inquirenti, meravigliati del fatto che il progetto presentato da Astra 8 sarebbe risultato all’epoca non totalmente conforme al piano regolatore generale. Diventandolo, d’incanto, due anni dopo, grazie a una variante al Prg approvata dal Campidoglio. Persino in consiglio comunale a Frascati ci si è domandati come facesse Astra 8, due anni prima della variante del comune di Roma, a pronosticare le modifiche. Di certo, al momento del bando, parte dei terreni non era edificabile mentre la parte restante aveva un indice di cubatura che risulterà più basso rispetto a quello stabilito dalla variante.
E ancora. Buona parte delle cubature previste era in origine destinata a servizi pubblici, salvo poi «mutare» in privati. Il cambio in corsa prevede tra l’altro la triplicazione della cubatura della parte «residenziale» e una straordinaria lievitazione del valore dei terreni non edificabili, divenuti quasi tutti edificabili e commerciali per un’estensione di 650mila metri cubi. Un affare faraonico: rispetto ai 42 milioni di euro per l’aggiudicazione dell’appalto, una stima orientativa dei consiglieri comunali d’opposizione cristallizza il valore dei terreni e dell’insediamento infine realizzabile in oltre un miliardo di euro....
A Roma ad aprile 2008, con Veltroni dimissionario, si insedia il commissario ad acta Morcone che dà l’ok, con la deliberazione n. 81, al programma di trasformazione urbanistica: 115mila metri cubi di appartamenti, multisala da 3.500 posti, ristoranti e negozi tematici legati al cinema, centro commerciale, ospedale da 550 posti e una tenenza dei carabinieri. Chi segue la vicenda fa presente che il progetto Astra 8 rischia di rivelarsi l’affare del secolo per chi ha comprato, non per chi ha venduto. Perché il Comune di Frascati, contro il suo interesse, sceglie di cedere buona parte dei terreni attraverso il ricorso al «diritto di superfice», cioè «affittando » i suoli invece di venderli. Col risultato che si arriva a una locazione di 60 anni che addirittura, si ridurrebbe a 20, con possibilità di riscatto (non calcolato) e di cessione di quote della società per la parte dei servizi privati e residenziali. La fregatura per i frascatani sembra colossale perché anziché incassare subito almeno i 42 milioni «cash», l’amministrazione percepirà un canone annuale di cui, anche qui, solo sulla carta è chiara l’entità: in alcuni carteggi è pari a 1,6 milioni di euro, in altri la cifra addirittura scompare come denunciato in aula dai consiglieri d’opposizione D’Orazio, Privitera e Conte.
Insomma un film all’apparenza senza capo né coda, dove gli attori si scambiano di ruolo, tant’è che il finale è ancora tutto da scrivere visto che in questi primi anni dalle carte emerge un solo pagamento al Comune di Frascati, una tantum, di 500mila euro. Poi il nulla. Ma dove il kolossal immobiliare rischia l’insuccesso è sull’analisi delle procedure del bando. Gli inquirenti si sono trovati davanti la Cer, colosso delle coop rosse, che presenta un progetto e prende pochissimi punti. Poi c’è la Sisi,che dimentica di depositare la fideiussione bancaria. Quindi la Moca costruzioni perde pur avendo sostanzialmente già vinto anche grazie all’offerta economica più alta. Chiamato a dirimere la controversia, il Tar del Lazio formalmente dichiara fondato il ricorso di Moca ma non può accoglierlo perché presentato con un giorno di ritardo. Tutte stranezze meritevoli di approfondimenti. Considerata «anomala» anche la procedura di vendita di altri pregiati terreni del Comune di Frascati, denominati «Anagnina 1», sequestrati a maggio dalla procura di Velletri perché il prezzo di vendita di dieci anni fa (spalmato su 22 società) sarebbe di 8 milioni a fronte dei 18 calcolati dai periti. In entrambi i casi a promuovere la dismissione è stata la giunta guidata dall’ex sindaco, cinefilo anch’esso, come detto ieri, Francesco Paolo Posa, ora capogruppo Pd in consiglio comunale.
Interpellati, i tre consiglieri d’opposizione che con le loro denunce pubbliche hanno involontariamente accesso i riflettori degli inquirenti, al Giornale confermano quanto detto in aula: «Prima che la situazione degeneri, e per il bene della collettività, il nuovo sindaco Di Tommaso deve recuperare i terreni venduti adoperandosi per annullare gli atti perché quanto sta emergendo è preoccupante, e non dà lustro alla città». Un ultimo richiamo, prima dei titoli di coda. (2-fine)
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Meraviglie
L' INCHIESTA / Lo scandalo di quei multisala sorti all'ombra del cinefilo Walter Veltroni
di Redazione
Affari sospetti, l'indagine della Procura di Velletri. I terreni su cui sorgono i cinema ceduti a un ventesimo del valore. Business da un miliardo di euro, ma alla città di Frascati sono andati solo 42 milioni.
Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
L’inchiesta sulla compravendita dei «terreni cinematografici» che fa tremare il Pd laziale è ricca di spunti e coincidenze che finiscono per accendere i riflettori sulla ex giunta guidata dal cinefilo Walter Veltroni. L’autorità giudiziaria di Velletri si muove con riservatezza perché l’affare miliardario dei cinemultiplex alle porte di Roma rischia di travolgere tutto e tutti. Indiscrezioni raccolte dal Giornale raccontano una sceneggiatura in evoluzione dove attori e comparse sembrano recitare ognuna un ruolo ben preciso.
Il film immobiliare di cui anche in Parlamento si parla dà il primo ciak con gli accertamenti sulla «sdemanializzazione», a settembre 2002 di preziosi terreni di proprietà del Comune rosso di Frascati situati nel X Municipio del Comune di Roma, feudo Pd. Quei terreni acquistati da una società consortile di proprietà di Ettore Rosboch, (fratellastro e già socio del compianto principe Carlo Caracciolo, fondatore di Repubblica ) si estendono per 350mila metri quadrati a sud-est della Capitale, accanto agli studios di Cinecittà. Il comprensorio oggetto di indagine è quello di «Cinecittà Est-Anagnina, località Quadrato». Il valore commerciale iniziale dei terreni, nudo e crudo, secondo una consulenza tecnica del perito della Regione Lazio Romolo Campagna è di 42 milioni di euro. Soldi che Astra 8, vincitrice dell’appalto, avrebbe dovuto versare al Comune di Frascati che a oggi ha ricevuto solo spiccioli (un milione o poco più). Che fine ha fatto la somma mancante? Seguiteci.
Il Comune frascatano, a gennaio 2003, ottiene il via libera regionale a sdemanializzare i terreni per alienarli. Sono «gioielli di famiglia » da vendere al miglior offerente nell’interesse della cittadinanza. Si bandisce un appalto-concorso e alla gara partecipano quattro società: «Moca costruzioni», «Astra 8», la coop rossa «Consorzio emiliano romagnolo» e «Sviluppo Innovazione Servizi d’Impresa». La spunta l’Astra 8 di Rosboch. Ma nelle more dell’appalto qualcosa potrebbe non essere andato per il verso giusto. Ne sono convinti gli inquirenti, meravigliati del fatto che il progetto presentato da Astra 8 sarebbe risultato all’epoca non totalmente conforme al piano regolatore generale. Diventandolo, d’incanto, due anni dopo, grazie a una variante al Prg approvata dal Campidoglio. Persino in consiglio comunale a Frascati ci si è domandati come facesse Astra 8, due anni prima della variante del comune di Roma, a pronosticare le modifiche. Di certo, al momento del bando, parte dei terreni non era edificabile mentre la parte restante aveva un indice di cubatura che risulterà più basso rispetto a quello stabilito dalla variante.
E ancora. Buona parte delle cubature previste era in origine destinata a servizi pubblici, salvo poi «mutare» in privati. Il cambio in corsa prevede tra l’altro la triplicazione della cubatura della parte «residenziale» e una straordinaria lievitazione del valore dei terreni non edificabili, divenuti quasi tutti edificabili e commerciali per un’estensione di 650mila metri cubi. Un affare faraonico: rispetto ai 42 milioni di euro per l’aggiudicazione dell’appalto, una stima orientativa dei consiglieri comunali d’opposizione cristallizza il valore dei terreni e dell’insediamento infine realizzabile in oltre un miliardo di euro....
A Roma ad aprile 2008, con Veltroni dimissionario, si insedia il commissario ad acta Morcone che dà l’ok, con la deliberazione n. 81, al programma di trasformazione urbanistica: 115mila metri cubi di appartamenti, multisala da 3.500 posti, ristoranti e negozi tematici legati al cinema, centro commerciale, ospedale da 550 posti e una tenenza dei carabinieri. Chi segue la vicenda fa presente che il progetto Astra 8 rischia di rivelarsi l’affare del secolo per chi ha comprato, non per chi ha venduto. Perché il Comune di Frascati, contro il suo interesse, sceglie di cedere buona parte dei terreni attraverso il ricorso al «diritto di superfice», cioè «affittando » i suoli invece di venderli. Col risultato che si arriva a una locazione di 60 anni che addirittura, si ridurrebbe a 20, con possibilità di riscatto (non calcolato) e di cessione di quote della società per la parte dei servizi privati e residenziali. La fregatura per i frascatani sembra colossale perché anziché incassare subito almeno i 42 milioni «cash», l’amministrazione percepirà un canone annuale di cui, anche qui, solo sulla carta è chiara l’entità: in alcuni carteggi è pari a 1,6 milioni di euro, in altri la cifra addirittura scompare come denunciato in aula dai consiglieri d’opposizione D’Orazio, Privitera e Conte.
Insomma un film all’apparenza senza capo né coda, dove gli attori si scambiano di ruolo, tant’è che il finale è ancora tutto da scrivere visto che in questi primi anni dalle carte emerge un solo pagamento al Comune di Frascati, una tantum, di 500mila euro. Poi il nulla. Ma dove il kolossal immobiliare rischia l’insuccesso è sull’analisi delle procedure del bando. Gli inquirenti si sono trovati davanti la Cer, colosso delle coop rosse, che presenta un progetto e prende pochissimi punti. Poi c’è la Sisi,che dimentica di depositare la fideiussione bancaria. Quindi la Moca costruzioni perde pur avendo sostanzialmente già vinto anche grazie all’offerta economica più alta. Chiamato a dirimere la controversia, il Tar del Lazio formalmente dichiara fondato il ricorso di Moca ma non può accoglierlo perché presentato con un giorno di ritardo. Tutte stranezze meritevoli di approfondimenti. Considerata «anomala» anche la procedura di vendita di altri pregiati terreni del Comune di Frascati, denominati «Anagnina 1», sequestrati a maggio dalla procura di Velletri perché il prezzo di vendita di dieci anni fa (spalmato su 22 società) sarebbe di 8 milioni a fronte dei 18 calcolati dai periti. In entrambi i casi a promuovere la dismissione è stata la giunta guidata dall’ex sindaco, cinefilo anch’esso, come detto ieri, Francesco Paolo Posa, ora capogruppo Pd in consiglio comunale.
Interpellati, i tre consiglieri d’opposizione che con le loro denunce pubbliche hanno involontariamente accesso i riflettori degli inquirenti, al Giornale confermano quanto detto in aula: «Prima che la situazione degeneri, e per il bene della collettività, il nuovo sindaco Di Tommaso deve recuperare i terreni venduti adoperandosi per annullare gli atti perché quanto sta emergendo è preoccupante, e non dà lustro alla città». Un ultimo richiamo, prima dei titoli di coda. (2-fine)
...
Meraviglie
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
Nonostante vari tentatvi non ho trovato altro da postare. Mi spiace ma devi aspettare.Margio ha scritto:...ehm...a quando la notizia che un nipotino di Veltroni, all'asilo, ha preso la merendina ad un compagnuccia?
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
Ma non doveva andare in Africa dopo le timpulate il dandy intellettuale?
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
Corre voce che nello stramente gli hanno riferito che in quei posti la rete fognaria è in via di costruzione e ha preferito rimandare.doddi ha scritto:Ma non doveva andare in Africa dopo le timpulate il dandy intellettuale?
Ha fatto due conti è ha deciso che sono meglio le timpulate qui, dove i tombini (ma non tutti) sono ancora chiusi, che rischiare la salute in quei luoghi lontani.
Non credo sia da biasimare. Mica è fesso
Latriceddu si, aspirante suicida no
Ultima modifica di Regmi il 31/07/2011, 22:10, modificato 2 volte in totale.
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
doddi ha scritto:Ma non doveva andare in Africa dopo le timpulate il dandy intellettuale?
Doddi,se non era per Veltroni e D'Alema col cavolo che il cdx avrebbe governato per vent'anni.
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