Obama il primo presidente (in) rosso?
Inviato: 24/07/2011, 18:33
http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/412797/
Economia
24/07/2011 - TRA STATI UNITI ED EUROPA
Debito americano: solo
un giorno per trovare l’intesa
Obama alza la voce: basta
giochetti politici irresponsabili.
I repubblicani: servono altri tagli
PAOLO MASTROLILLI
New York
Quanto sia drammatica la situazione si capisce dai tempi: l’incontro d’emergenza tra Obama e i leader del Congresso, convocato venerdì sera dal presidente dopo che il negoziato con i repubblicani sulla crisi del debito era saltato, è durato meno di un’ora. La riunione, prevista alle 11 di ieri mattina, era già finita alle 11 e 58 minuti. I capi di Camera e Senato sono tornati nei loro uffici, per trovare una soluzione che eviti il primo default nella storia degli Usa. Ma devono votarla entro mercoledì, e pubblicarla online entro domani.
Il tempo stringe perché il 2 agosto il governo perderà l’autorità di chiedere nuovi prestiti. La legge americana impone un tetto massimo al debito che gli Stati Uniti possono contrarre, arrivato oltre i 14 trilioni di dollari, e questo tetto verrà toccato all’inizio del prossimo mese. Il
4 agosto maturano 87 miliardi di titoli, e se il Tesoro non potrà rimpiazzarli emettendone nuovi, dovrà cominciare a scegliere i pagamenti che non rispetterà. Considerando che al momento, a causa della differenza tra le entrate e le uscite, lo stato accumula circa 125 miliardi di deficit al mese, gli effetti diventerebbero presto dolorosi. In più le agenzie di rating abbasserebbero i loro giudizi su Washington, i detentori del debito chiederebbero interessi più alti, e quindi la gente finirebbe per pagare di più anche i mutui, i prestiti e le carte di credito.
Come siamo arrivati così in basso? Venerdì era in corso un negoziato tra Obama e lo speaker repubblicano della Camera Boehner, che sembrava promettere bene: tagli alla spesa per circa 3,5 trilioni di dollari, in cambio del via libera ad alzare il tetto del debito. Il presidente aveva accettato di limare 300 miliardi alla sanità pubblica Medicare, 310 ad altri programmi sociali, e 125 al sistema pensionistico della Social security. I repubblicani avevano accettato di aumentare le entrate di 800 miliardi, che significa alzare le tasse. In pochi minuti tutto l’impianto è saltato. Boehner ha accusato Obama di aver messo sul tavolo altri 400 miliardi di aumenti delle tasse, e quindi si è alzato. Il presidente lo ha accusato di averlo «lasciato all’altare», e ha convocato il vertice alla Casa Bianca: «Ora dovete venire a spiegarmi come eviteremo il default».
Ieri mattina, davanti ad Obama e al vice Biden in maniche di camicia, si sono presentati Boehner, il leader repubblicano al Senato McConnell, il capo della maggioranza democratica al Senato Reid e la leader democratico alla Camera Pelosi. Quando sono usciti, la Casa Bianca ha emesso un breve comunicato: «Il presidente ha ribadito la sua opposizione a soluzioni di breve durata, che potrebbero provocare l’abbassamento del rating del nostro Paese». Poi, nell’abituale discorso radiofonico del sabato, Obama è diventato anche più duro: «Abbiamo davanti una semplice scelta: lavorare insieme per il bene del paese e trovare un compromesso, oppure insultarci ed emettere ultimatum, ritirandoci nei nostri angoli partitici senza ottenere nulla. Noi sappiamo qual è la cosa giusta da fare e cosa gli americani si aspettano da noi».
Venerdì sera il ministro dei Tesoro Geithner e il capo della Fed Bernanke hanno tenuto un vertice per valutare le misure d’emergenza da prendere in caso di insolvenza. Un’ultima risorsa resta il piano avanzato nei giorni scorsi dal senatore McConnell, che attraverso un complicato meccanismo parlamentare consentirebbe al governo di alzare il tetto del debito fino a dopo le elezioni del 2012, senza fare tagli alla spesa. Poi gli elettori deciderebbero come procedere in futuro. Obama però non si rassegna a questa ipotesi, e in serata voci di corridoio annunciavano una possibile svolta positiva da parte di Boehner: l’accordo saltato venerdì sera, ha ripetuto il portavoce della Casa Bianca, non è stato ancora stracciato.
Economia
24/07/2011 - TRA STATI UNITI ED EUROPA
Debito americano: solo
un giorno per trovare l’intesa
Obama alza la voce: basta
giochetti politici irresponsabili.
I repubblicani: servono altri tagli
PAOLO MASTROLILLI
New York
Quanto sia drammatica la situazione si capisce dai tempi: l’incontro d’emergenza tra Obama e i leader del Congresso, convocato venerdì sera dal presidente dopo che il negoziato con i repubblicani sulla crisi del debito era saltato, è durato meno di un’ora. La riunione, prevista alle 11 di ieri mattina, era già finita alle 11 e 58 minuti. I capi di Camera e Senato sono tornati nei loro uffici, per trovare una soluzione che eviti il primo default nella storia degli Usa. Ma devono votarla entro mercoledì, e pubblicarla online entro domani.
Il tempo stringe perché il 2 agosto il governo perderà l’autorità di chiedere nuovi prestiti. La legge americana impone un tetto massimo al debito che gli Stati Uniti possono contrarre, arrivato oltre i 14 trilioni di dollari, e questo tetto verrà toccato all’inizio del prossimo mese. Il
4 agosto maturano 87 miliardi di titoli, e se il Tesoro non potrà rimpiazzarli emettendone nuovi, dovrà cominciare a scegliere i pagamenti che non rispetterà. Considerando che al momento, a causa della differenza tra le entrate e le uscite, lo stato accumula circa 125 miliardi di deficit al mese, gli effetti diventerebbero presto dolorosi. In più le agenzie di rating abbasserebbero i loro giudizi su Washington, i detentori del debito chiederebbero interessi più alti, e quindi la gente finirebbe per pagare di più anche i mutui, i prestiti e le carte di credito.
Come siamo arrivati così in basso? Venerdì era in corso un negoziato tra Obama e lo speaker repubblicano della Camera Boehner, che sembrava promettere bene: tagli alla spesa per circa 3,5 trilioni di dollari, in cambio del via libera ad alzare il tetto del debito. Il presidente aveva accettato di limare 300 miliardi alla sanità pubblica Medicare, 310 ad altri programmi sociali, e 125 al sistema pensionistico della Social security. I repubblicani avevano accettato di aumentare le entrate di 800 miliardi, che significa alzare le tasse. In pochi minuti tutto l’impianto è saltato. Boehner ha accusato Obama di aver messo sul tavolo altri 400 miliardi di aumenti delle tasse, e quindi si è alzato. Il presidente lo ha accusato di averlo «lasciato all’altare», e ha convocato il vertice alla Casa Bianca: «Ora dovete venire a spiegarmi come eviteremo il default».
Ieri mattina, davanti ad Obama e al vice Biden in maniche di camicia, si sono presentati Boehner, il leader repubblicano al Senato McConnell, il capo della maggioranza democratica al Senato Reid e la leader democratico alla Camera Pelosi. Quando sono usciti, la Casa Bianca ha emesso un breve comunicato: «Il presidente ha ribadito la sua opposizione a soluzioni di breve durata, che potrebbero provocare l’abbassamento del rating del nostro Paese». Poi, nell’abituale discorso radiofonico del sabato, Obama è diventato anche più duro: «Abbiamo davanti una semplice scelta: lavorare insieme per il bene del paese e trovare un compromesso, oppure insultarci ed emettere ultimatum, ritirandoci nei nostri angoli partitici senza ottenere nulla. Noi sappiamo qual è la cosa giusta da fare e cosa gli americani si aspettano da noi».
Venerdì sera il ministro dei Tesoro Geithner e il capo della Fed Bernanke hanno tenuto un vertice per valutare le misure d’emergenza da prendere in caso di insolvenza. Un’ultima risorsa resta il piano avanzato nei giorni scorsi dal senatore McConnell, che attraverso un complicato meccanismo parlamentare consentirebbe al governo di alzare il tetto del debito fino a dopo le elezioni del 2012, senza fare tagli alla spesa. Poi gli elettori deciderebbero come procedere in futuro. Obama però non si rassegna a questa ipotesi, e in serata voci di corridoio annunciavano una possibile svolta positiva da parte di Boehner: l’accordo saltato venerdì sera, ha ripetuto il portavoce della Casa Bianca, non è stato ancora stracciato.