Penati indagato per corruzione

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suonatore Jones

questi topic sono boccate d'aria per molti. peccato che non siano obbiettivi, ma è un'altra, vecchia, storia. poi certo, si passa anche per superiori... :lol: :lol:
doddi
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rorschach ha scritto:
doddi ha scritto:
rorschach ha scritto:Vabbè, morale della favola: Penati si è dimesso da indagato.

...Berlusconi invece? :lol:
Soffermiamoci sull'argomento di uno dei pochi topic dedicati alla banda rossa che imperversa in Itaglia, il resto, cui fai riferimento, ha già dedicate le insegne del forum intero nonchè i vs. sogni notturi, e soprattutto non utilizzerei il termine "morale" in questo contesto precipuo :lol: :lol: :lol:
C'è poco da dire sull'argomento. Per me ha fatto male perché era solo indagato, in ogni caso si è dimostrato moralmente di un livello superiore rispetto a tanti altri (tra cui il premier) perché si è dimesso. Sei d'accordo?

C'è tanto da dire, imprenditori che denunciano, che menzionano numeri, modalità di pagamento, che si accusano di corruzione o accusano di concussione ecc... mi sembrano elementi di non poco conto a dire il vero.

Di Berlusca & c. si parla abbastanza altrove, di carne alla brace, se si vuole vedere, ce n'è già fin troppa qua dentro per accodare altri argomenti.

Prosegui pure sola nei "parallelismi", anche se a mio sommessimo avviso non doveva dimettersi ( :mrgreen: da cosa poi ) ma costituirsi, consegnarsi alla prima caserma utile :okok:
Se coloro che vincono le gare hanno certificati antimafia ma sono in strette relazioni con altre imprese sottoposte all'attenzione della mafia,tutte munite di certificazioni delle prefetture,allora è un problema diverso che non compete a me valutare. I.F.
rorschach
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doddi ha scritto:
C'è tanto da dire, imprenditori che denunciano, che menzionano numeri, modalità di pagamento, che si accusano di corruzione o accusano di concussione ecc... mi sembrano elementi di non poco conto a dire il vero.

Di Berlusca & c. si parla abbastanza altrove, di carne alla brace, se si vuole vedere, ce n'è già fin troppa qua dentro per accodare altri argomenti.

Prosegui pure sola nei "parallelismi", anche se a mio sommessimo avviso non doveva dimettersi ( :mrgreen: da cosa poi ) ma costituirsi, consegnarsi alla prima caserma utile :okok:
Addirittura costituirsi :lol:

Quindi sei forcaiolo, ma solo coi comunisti. Ho capito :salut
doddi
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rorschach ha scritto:
doddi ha scritto:
C'è tanto da dire, imprenditori che denunciano, che menzionano numeri, modalità di pagamento, che si accusano di corruzione o accusano di concussione ecc... mi sembrano elementi di non poco conto a dire il vero.

Di Berlusca & c. si parla abbastanza altrove, di carne alla brace, se si vuole vedere, ce n'è già fin troppa qua dentro per accodare altri argomenti.

Prosegui pure sola nei "parallelismi", anche se a mio sommessimo avviso non doveva dimettersi ( :mrgreen: da cosa poi ) ma costituirsi, consegnarsi alla prima caserma utile :okok:
Addirittura costituirsi :lol:

Quindi sei forcaiolo, ma solo coi comunisti. Ho capito :salut
Dai documenti proposti dalla stampa mi pare ci siano gli estremi per una repertina conversione alla giustizia con relativa autoconsegna con valigia al seguito, e magari raccontarci un bel pò di altre cosine sui suoi compagnucci latriceddhi :beer:


Tu che ne pensi sulla vicenda?
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doddi ha scritto:
Dai documenti proposti dalla stampa mi pare ci siano gli estremi per una repertina conversione alla giustizia con relativa autoconsegna con valigia al seguito, e magari raccontarci un bel pò di altre cosine sui suoi compagnucci latriceddhi :beer:

Tu che ne pensi sulla vicenda?
Penso che prima di dare del ladro a qualcuno, a meno che non sia flagranza di reato, bisognerebbe aspettare quantomeno il rinvio a giudizio (so che aspettare la condanna di primo grado è troppo per gli spiriti bollenti). Se poi c'è il rinvio a giudizio sarebbe oppurtuno che l'imputato si facesse momentaneamente da parte politicamente.

Ovviamente in caso di rinvio a giudizio Penati non lo rivoterei (per dirla tutta avevo votato solo il partito alle regionali) :salut
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rorschach ha scritto:
doddi ha scritto:
Dai documenti proposti dalla stampa mi pare ci siano gli estremi per una repertina conversione alla giustizia con relativa autoconsegna con valigia al seguito, e magari raccontarci un bel pò di altre cosine sui suoi compagnucci latriceddhi :beer:

Tu che ne pensi sulla vicenda?
Penso che prima di dare del ladro a qualcuno, a meno che non sia flagranza di reato, bisognerebbe aspettare quantomeno il rinvio a giudizio (so che aspettare la condanna di primo grado è troppo per gli spiriti bollenti). Se poi c'è il rinvio a giudizio sarebbe oppurtuno che l'imputato si facesse momentaneamente da parte politicamente.

Ovviamente in caso di rinvio a giudizio Penati non lo rivoterei (per dirla tutta avevo votato solo il partito alle regionali) :salut
Secondo te mentono gli imprenditori o i politici coinvolti nella vicenda di sestograd ?

Se sbagli o sbagliamo pronostico non ci arresta mica nessuno 8-)
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rorschach ha scritto:
doddi ha scritto:
Dai documenti proposti dalla stampa mi pare ci siano gli estremi per una repertina conversione alla giustizia con relativa autoconsegna con valigia al seguito, e magari raccontarci un bel pò di altre cosine sui suoi compagnucci latriceddhi :beer:

Tu che ne pensi sulla vicenda?
Pensa che prima di dare del ladro a qualcuno, a meno che non sia flagranza di reato, bisognerebbe aspettare quantomeno il rinvio a giudizio (so che aspettare la condanna di primo grado è troppo per gli spiriti bollenti). Se poi c'è il rinvio a giudizio sarebbe oppurtuno che l'imputato si facesse momentaneamente da parte politicamente.

Ovviamente in caso di rinvio a giudizio Penati non lo rivoterei (per dirla tutta avevo votato solo il partito alle regionali) :salut
ma quale condanna di primo grado?quale rinvio a giudizio??quando si è accusati di questi reati,gravissimi tra l'altro,bisogna non solo autosospendersi dalla carica che si riveste in quel momento,ma dimettersi dal partito.Quello che emerge in queste situazioni, oltre l'assenza etico-morale,è la mancaza di amore dei politici che hanno verso il proprio partito,la mancanza di sensibilità verso i propri elettori,dinnanzi a certe accuse la prima cosa da fare-per non mettere in difficoltà il partito e per non far disamorare i propri elettori-è dimettersi.Poi con tutto rispetto come si faccia a votare ancora pd,è un mistero... :wink
https://www.youtube.com/watch?v=-JQINuybHL4" onclick="window.open(this.href);return false;
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e poi buttano fuori dal partito quella che fa i filmini...
buttassero fuori i ladri piuttosto...
oh santa ipocrisia...
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eddiegraces
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Assumento una posizione coerente,
direi che penati debba dimettersi anche dal partito e dal consiglio regionale
ed avviarsi a difendersi dalle accuse - invero un po' lacunose per ora -
come privato cittadino.

Anzi, direi che tutti i politici indagati con questo quadro accusatorio dovrebbero dimettersi.
Siamo tutti d'accordo, no?
- chi è che ha causato questa mancanza di soldi all'interno del comune?
- La prima giunta Scopelliti aveva ricevuto in lascito dei conti disastrosi dalla precedente gestione Falcomatà Naccari.
- Ah
rorschach
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reggino ha scritto: ma quale condanna di primo grado?quale rinvio a giudizio??quando si è accusati di questi reati,gravissimi tra l'altro,bisogna non solo autosospendersi dalla carica che si riveste in quel momento,ma dimettersi dal partito.Quello che emerge in queste situazioni, oltre l'assenza etico-morale,è la mancaza di amore dei politici che hanno verso il proprio partito,la mancanza di sensibilità verso i propri elettori,dinnanzi a certe accuse la prima cosa da fare-per non mettere in difficoltà il partito e per non far disamorare i propri elettori-è dimettersi.Poi con tutto rispetto come si faccia a votare ancora pd,è un mistero... :wink
Come già detto prima (non mi ricordo se in questo stesso topic) sarebbe il trionfo dell'anarchia se tutti si dimettessero solo in base alle indagini, visto che c'è l'obbligatorietà di indagare nel nostro ordinamento, quindi sono assolutamente contrario (altrimenti si richia davvero di finire come in Unione Sovietica). Per il resto, il mio dovere di cittadino di non votare pregiudicati (per reati medio/gravi), o persone con processi in corso, l'ho sempre fatto. Non sono sicuro per gli altri elettori :salut
doddi
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http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -19532194/


L'INCHIESTAGrossi e Zunino, fatture falsi e tangenti
anche loro indagati nell'inchiesta PenatiLo schema di Santa Giulia, secondo i pm, si sarebbe ripetuto a Sesto: protagonisti l'immobiliarista
e il 're delle bonifiche'. Il politico pd: "Ricostruzioni parziali, infondate e contraddittorie contro di me"di EMILIO RANDACIO



È uno schema che sembra ripetersi. Una delle società del “re delle bonifiche” milanesi, Giuseppe Grossi, attraverso operazioni bancarie all’estero «retrocedeva provviste», gonfiando fatture, a favore dell’immobiliarista Luigi Zunino. Poi, la compensazione avveniva sui conti esteri di entrambi. Così, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto nella gestione della discarica dell’area milanese Santa Giulia, e la stessa triangolazione sarebbe stata messa in pratica, tempo prima, per Sesto San Giovanni, per il terreno ex Falck, a lungo di proprietà proprio di Zunino e delle sue aziende. Ecco perché sia l’ex principe del mattone (il suo impero a causa dei debiti si è drasticamente ridimensionato), sia l’ex re delle bonifiche Grossi (finito in carcere e attualmente sotto processo proprio per la gestione della bonifica Santa Giulia), risultano indagati dalla procura di Monza nell’indagine che ha per protagonista principale l’autosospeso vicepresidente del Consiglio regionale lombardo Filippo Penati.

Stando a quanto è stato accertato dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia, Grossi avrebbe «prestato» a Zunino società a lui riconducibili. Da qui l’accusa di false fatture. L’immobiliarista, dal canto suo, avrebbe attinto da queste riserve occulte per versare tangenti ai politici di Sesto San Giovanni, per le modifiche del piano regolatore necessarie al recupero dell’area Falck. Da qui l’accusa di corruzione per Zunino. Una ricostruzione che i pm avrebbero accertato anche grazie agli esiti di rogatorie internazionali, i cui esiti sarebbero arrivati poche settimane orsono.

Penati, il principale protagonista dell’inchiesta, con una nota passa al contrattacco, intanto, bollando come «ricostruzioni parziali, infondate e contraddittorie», le dichiarazioni che sono state rilasciate in questi giorni dai suoi principali accusatori, gli imprenditori sestesi Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini. «Pare sempre più evidente — dice Penati — la contraddizione tra i due imprenditori sestesi: prima uno dice di aver dato all’altro, in Lussemburgo, 2 miliardi e mezzo di lire, poi l’altro che, in interviste, prende le distanze dal primo e pare smentire l’eventualità liquidandola come “gossip”. Questo tipo di comunicazione è gravemente lesivo della verità e della mia immagine personale e politica».

L’esponente del Pd commenta anche con amarezza il caso giudiziario che lo coinvolge: «Mi pare totalmente contraddittorio e incivile affermare da un lato il principio di non colpevolezza dell’indagato e dall’altro ricostruire in modo parziale e unilaterale fatti ed episodi che solo le regole di indagine giudiziarie sono probabilmente in grado di effettuare». Il leader regionale del Pd garantisce di essere estraneo a questa vicenda. «Per questo — conclude — chiedo a tutti di aver fiducia e rispetto nel lavoro della magistratura. «Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi si addebitano. Confido di poterlo dimostrare nel più breve tempo possibile».

(24 luglio 2011)
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rorschach ha scritto:
reggino ha scritto: ma quale condanna di primo grado?quale rinvio a giudizio??quando si è accusati di questi reati,gravissimi tra l'altro,bisogna non solo autosospendersi dalla carica che si riveste in quel momento,ma dimettersi dal partito.Quello che emerge in queste situazioni, oltre l'assenza etico-morale,è la mancaza di amore dei politici che hanno verso il proprio partito,la mancanza di sensibilità verso i propri elettori,dinnanzi a certe accuse la prima cosa da fare-per non mettere in difficoltà il partito e per non far disamorare i propri elettori-è dimettersi.Poi con tutto rispetto come si faccia a votare ancora pd,è un mistero... :wink
Come già detto prima (non mi ricordo se in questo stesso topic) sarebbe il trionfo dell'anarchia se tutti si dimettessero solo in base alle indagini, visto che c'è l'obbligatorietà di indagare nel nostro ordinamento, quindi sono assolutamente contrario (altrimenti si richia davvero di finire come in Unione Sovietica). Per il resto, il mio dovere di cittadino di non votare pregiudicati (per reati medio/gravi), o persone con processi in corso, l'ho sempre fatto. Non sono sicuro per gli altri elettori :salut
Sarebbe il trionfo della politica.Quella politica rispettosa verso i propri elettori.Ma tu pensi che chi abbia votato pd sia contento del comportamento di Penati??o preferirebbe che si facesse per il momento da parte??
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reggino ha scritto:
Sarebbe il trionfo della politica.Quella politica rispettosa verso i propri elettori.Ma tu pensi che chi abbia votato pd sia contento del comportamento di Penati??o preferirebbe che si facesse per il momento da parte??
Ti ho già risposto: ho votato PD e non lo rivoterei in caso di rinvio a giudizio (evidentemente non sarei contento, no?).

Per il resto si tratta di elementi basilari dello stato di diritto: se fosse come dici tu, basterebbe pagare profumatamente qualcuno per calunniare e automaticamente far fuori politicamente un'avversario. Io questo non lo voglio (e credo non lo vogliano la maggioranza degli italiani).
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rorschach ha scritto:
reggino ha scritto:
Sarebbe il trionfo della politica.Quella politica rispettosa verso i propri elettori.Ma tu pensi che chi abbia votato pd sia contento del comportamento di Penati??o preferirebbe che si facesse per il momento da parte??
Ti ho già risposto: ho votato PD e non lo rivoterei in caso di rinvio a giudizio (evidentemente non sarei contento, no?).

Per il resto si tratta di elementi basilari dello stato di diritto: se fosse come dici tu, basterebbe pagare profumatamente qualcuno per calunniare e automaticamente far fuori politicamente un'avversario. Io questo non lo voglio (e credo non lo vogliano la maggioranza degli italiani).

Per comportamento intendo il fatto di non abbandonare il partito,visto i reati di cui è accusato.
Quello che dici tu è vero,ma è anche vero che chi fa il politico deve essere al di sopra di ogni sospetto.
Io non so se a volere nel pd uno come Penati,che colpevole o no,non ha neanche quel senso di altruismo e amore verso il proprio partito che dovrebbe avere chiunque decida di tesserarsi ad un partito,sia la maggioranza degli elettori.Una volta si moriva per il proprio partito,oggi uno non ha neanche il coraggio di dimettersi, quando è accusato di reati gravi,per il bene dello stesso partito.Per la poltrona uno è disposto a creare,persino, un danno d'immagine al proprio partito.
Ha ragione Beppe Grillo,la politica è rovinata dai soldi,la politica andrebbe fatta senza soldi,solo così la politica la si fa per passione e vocazione.Oggi la si fa per denaro,per successo,per potere,persino del partito,che lo ha valorizzato, uno se ne fotte.
E' uno schifo.
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Ecco DAGO 8-)

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... tm#Scene_1


1- LA NUOVA TANGENTOPOLI È FATTA COSÌ: SCOMPAIONO LE BUSTE PIENE DI BANCONOTE, COMPAIONO LE CONSULENZE ALL’ARCHITETTO AMICO, LE FATTURE INCASSATE DALL’IMPRESA DI AREA, IL PRESTITO CHIESTO ALL’IMPRENDITORE AMICO CHE SE LO FA RESTITUIRE DAL COLLEGA CONCUSSO. UN SISTEMA PERVASIVO E NELLO STESSO TEMPO “SOFFICE”, IN CUI BISOGNA ESSERE AMICI DEI POLITICI, CHE NON PRATICANO L’ESTORSIONE, MA CHIEDONO IL FAVORE. E CHI DECIDE DI DIRE BASTA VA INCONTRO A GUAI SERI - 2- IMPRENDITORI IN FILA PER ACCUSARE PENATI E BERSANI SCARICA IL SUO UOMO FORTE - 3- LA POLITICA COSTA! NEGLI ULTIMI DIECI ANNI LA TANGENTOPOLI DI PENATI POTREBBE AVER PRODOTTO UN FLUSSO DI FINANZIAMENTO PARALLELO PER I PARTITI DI 80 MILIONI DI EURO - 4- E PER IL DUPLEX BERSANI-PENATI RICICCIA IL BRUTTO PASTICCIACCIO SERRAVALLE-GAVIO - 4- QUALI SONO STATE LE VERE RAGIONI DELLE DIMISSIONI, LO SCORSO NOVEMBRE, DI PENATI DA CAPO DELLA SEGRETERIA POLITICA DEL PD, CIOÈ BRACCIO DESTRO DI BERSANI? -


2- PENATI, SONO GUAI SERI
di Giorgio Meletti per Il Fatto

Per capire dove sta portando l'inchiesta sulle presunte tangenti rosse di Filippo Penati a Sesto San Giovanni conviene partire da un dato. Un imprenditore si è preso la briga di fare una stima, e basandosi sulla sua esperienza diretta e indiretta ha calcolato che negli ultimi dieci anni il sistema delle imprese della ex Stalingrado d'Italia potrebbe aver prodotto un flusso di finanziamento parallelo per i partiti di 80 milioni di euro. I costi della politica sono quelli che sono.

E adesso qualcuno comincia a chiedersi quali siano state le vere ragioni delle dimissioni di Filippo Penati da capo della segreteria politica del Pd, cioè braccio destro di Pierluigi Bersani, lo scorso mese di novembre. Una vicenda singolare, a riguardarla bene. A metà novembre, quando Giuliano Pisapia vince le primarie per la candidatura a sindaco di Milano sconfiggendo clamorosamente il candidato del Pd Stefano Boeri, Penati, uomo forte del Pd lombardo, prima fa finta di nulla, mentre i vertici regionali del partito si dimettono (sia pure per poche ore). Poi, dopo un paio di giorni e un perentorio invito della dalemiana Velina Rossa, dà l'annuncio: "Credo che sia necessaria una mia assunzione di responsabilità".

C'è un'apparente stranezza: per aver toppato le primarie di Milano Penati si punisce, come Muzio Scevola, rinunciando all'incarico nazionale e annunciando che concentrerà tutti i suoi sforzi su Milano. Avrebbe avuto più logica promettere di occuparsi, da quel giorno, solo di politica estera.

Per questa incongruenza oggi non pochi esponenti del Pd lombardo e nazionale cominciano a sospettare che già a novembre Penati avesse sentore della valanga giudiziaria in arrivo, e per questo potrebbe aver deciso di togliere d'imbarazzo il suo amico ed estimatore Pierluigi Bersani. Il quale adesso sta silenziosamente approvando il trattamento "mela marcia" per l'ex sindaco di Sesto San Giovanni: "Il Pd non ha mai preso finanziamenti illeciti", ha assicurato ieri in una nota Antonio Misiani, tesoriere del partito. Va notato il virtuosismo dialettico.

Il Pd dichiara con nettezza di non aver mai preso mazzette, e addirittura fa sapere di aver scatenato i suoi legali contro "informazioni di stampa ambigue e fuorvianti", a difesa del "buon nome" (testuale) del partito. Ma quando si parla di Penati anziché escludere che abbia preso tangenti, ci si augura che l'interessato chiarisca e riesca a dimostrarsi innocente. I casi sono due: o il Pd può garantire l'onestà del partito in generale ma non dei suoi singoli esponenti anche di primo piano, oppure Penati è già considerato fuori dal Pd, di cui tornerà a far parte solo dimostrando di essere pulito. Se invece si scoprisse che ha rubato davvero, è ovvio che lo avrebbe fatto per sè e non per il partito.

L'imbarazzo del Partito democratico è dovuto al fatto che il caso di Sesto San Giovanni è molto più grosso di quanto non si creda. Davanti al pm di Monza Walter Mapelli prende forma l'immagine di una riedizione di Tangentopoli vent'anni dopo. Non tanto per le dimensioni e la gravità dei fatti, ancora tenute gelosamente segrete dai magistrati, quanto per il "modello di funzionamento" che decine di testimoni hanno ricostruito davanti a Mapelli.

Il primo accusatore di Penati, l'imprenditore sestese Piero Di Caterina, amico d'infanzia dell'ex sindaco, quando è stato chiamato a dare spiegazioni su alcune fatture sospette (che l'interessato rivendica come perfettamente regolari) ha assunto una posizione pasoliniana: "So, ma non ho le prove". Però ha parlato a lungo, ha spiegato perché è difficile trovare le prove della nuova versione da Terzo millennio della "dazione ambientale", e poi ha dato ai magistrati la chiave di lettura più preziosa: "Non ne possiamo più di pagare".

Come vent'anni fa: richieste crescenti, un ceto politico che da una parte mette in ginocchio le imprese con la sua incapacità di decidere e mantenere gli impegni, dall'altra le vessa con pretese sempre più arroganti.

Ha parlato al plurale, Di Caterina, e ha fatto seguire la lista, preziosissima per i pm, di tutti gli imprenditori che come lui ne avevano le tasche piene. Mapelli li ha chiamati tutti, e li ha trovati divisi in due partiti: quelli che hanno ancora paura, o posizioni da difendere, e hanno finto di cadere dalle nuvole. E quelli che hanno confermato le accuse di Di Caterina, in certi casi rincarando la dose. Come nel caso dell'ottantenne Giuseppe Pasini, che ha descritto minuziosamente le dazioni di denaro che sembrano, per ora, incastrare Penati.

A parte Pasini, pochi dispongono di prove. La nuova Tangentopoli è fatta così: scompaiono le buste piene di banconote, compaiono le consulenze all'architetto amico, le fatture incassate dall'impresa di area, il prestito chiesto all'imprenditore amico che se lo fa restituire dal collega concusso. Un fenomeno pervasivo e nello stesso tempo "soffice", dicono gli imprenditori ai magistrati. Un sistema in cui bisogna essere amici dei politici, che non praticano l'estorsione, ma chiedono il favore (la sponsorizzazione al convegno, un po' di pubblicità al giornale locale del partito, l'assunzione di una figlia, il pagamento di una fattura a qualche misteriosa società straniera). Una mano lava l'altra, tra amici. E chi decide di dire basta va incontro a guai seri.

Una pratica edilizia da un mese può arrivare a sette-otto mesi, e tu magari perdi l'affare, come è accaduto a Pasini, che doveva costruire la nuova sede di Intesa Sanpaolo e il nuovo centro di produzione di Sky, e sta accusando la giunta comunale di avergli fatto perdere i due affari (e posti di lavoro a Sesto) con lungaggini burocratiche non casuali.

Adesso l'inchiesta si allarga, e punta sui collegamenti nazionali : il volume degli affari di Sesto può produrre finanziamenti superiori alle esigenze della politica locale. Ma punta anche sui fatti più recenti, che riguardano l'attuale sindaco Giorgio Oldrini. Il quale ha dichiarato ieri di non sapere se è indagato o no, ma di essere certo di non aver commesso niente di penalmente rilevante.



3- GAVIO, L'AUTOSTRADA E QUELLA PLUSVALENZA
di Gianni Barbacetto per Il Fatto

C'è una storia dimenticata che ora torna a visitare, come un brutto sogno, Filippo Penati, l'esponente del Pd indagato per tangenti dalla procura di Monza. È la storia dell'autostrada Milano-Serravalle, oggetto di polemiche velenose nel 2005, ma poi passata tra le vicende da archiviare. Penati era allora presidente della Provincia di Milano, dopo aver battuto, a sorpresa, la candidata del centrodestra Ombretta Colli.

Nell'estate di quell'anno, segnata dalle imprese dei "furbetti del quartierino" e dalle loro scalate, l'ex sindaco della rossa Sesto San Giovanni si lancia in un'impresa finanziaria ardita e apparentemente inspiegabile: compra dal costruttore Marcellino Gavio il 15 per cento delle azioni della Milano-Serravalle, facendo arrivare la Provincia al 53 per cento della società.

Operazione con scarsa logica imprenditoriale, perché il controllo dell'autostrada era già saldamente in mani pubbliche (Provincia e Comune di Milano). E l'allora sindaco di Milano, Gabriele Albertini, dopo aver litigato con Ombretta Colli proprio sui rapporti con Gavio e sulla questione Serravalle, aveva già fatto fronte comune con il nuovo presidente della Provincia. Ma l'operazione è soprattutto costosa. La Provincia spende 238 milioni di euro, pagando 8,93 euro ad azione. Solo 18 mesi prima, Gavio le aveva pagate 2,9: dunque realizza una plusvalenza di ben 176 milioni di euro.

Si spezza di colpo il fronte Albertini-Penati. Il sindaco di Milano è durissimo: afferma che il diessino presidente della Provincia ha fatto un inspiegabile regalo cash a Gavio. Senza contraccambio? Albertini butta lì una coincidenza: dopo l'operazione Serravalle, Gavio si schiera a fianco del "furbetto rosso", il presidente dell'Unipol Giovanni Consorte, e gli dà una mano nella scalata in corso alla Bnl. Compra infatti lo 0,5 per cento della banca, impegnando 50 milioni di euro.

Albertini denuncia quello che ritiene un patto segreto, uno scambio di favori. E sostiene che con quelle operazioni incrociate si è aperta una "questione morale nel centrosinistra": "Quelle stesse azioni", dichiara Albertini, "appena diciotto mesi prima erano state vendute al gruppo Gavio da, diciamo così, ‘distratte' amministrazioni pubbliche, prevalentemente di sinistra, a 2,9 euro l'una. Qual è il prezzo congruo, 2,9 oppure 8,93?".

La polemica sembrava tutta politica, ma in quei mesi diventano pubbliche alcune intercettazioni telefoniche che arrivano a gettare una nuova luce sull'operazione. In una conversazione del 2004, Gavio confessava: "Sto facendo un pensierino sottovoce a vendere tutto per 4 euro". E il suo braccio destro, Bruno Binasco, lo rassicurava: "Sicuramente portiamo a casa dei bei soldi".

Dunque Gavio era disposto a vendere a 4 euro: eppure un anno dopo riesce a portare a casa più del doppio. "Il problema non è Penati", dice Binasco a Gavio il 28 giugno 2004, "perché con lui un accordo lo si trova. Il vero problema è Albertini". Due giorni dopo, il 30 giugno 2004, entra in scena Pierluigi Bersani, allora dirigente dei Ds: "Bersani dice a Gavio che ha parlato con Penati... Dice a Gavio di cercarlo per incontrarsi in modo riservato: ora fermiamo tutto e vedrà che tra una decina di giorni, quando vi vedrete, troverete un modo...".

Il 5 luglio, è Penati a chiamare Gavio: "Buon giorno, mi ha dato il suo numero l'onorevole Bersani...". Gavio: "Sì, volevo fare due chiacchiere con lei quando era possibile...". Penati: "Guardi, non so... Beviamo un caffè". L'incontro avviene. "In modo riservato", come suggerito da Bersani: non in una sede istituzionale, ma in un albergo di Roma. Non sappiamo naturalmente quale sia stato l'oggetto del colloquio a quattr'occhi. Sappiamo però che, alla fine, la Provincia di Milano compra la Serravalle. A caro prezzo.

Penati spiega subito l'operazione appena conclusa. Sostiene che aveva cercato di comprare le azioni dal Comune, che però non gli aveva neppure risposto; che il prezzo pagato è ottimo, visto che è comprensivo del premio di maggioranza e che il valore medio, tra azioni vecchie e nuove nelle mani della Provincia, è di 2,97 euro l'una; che è "una solenne stupidaggine" stabilire connessioni tra vicenda Serravalle e scalata Unipol. Che la Provincia ha perseguito soltanto il bene dei cittadini, "salvaguardando l'interesse pubblico in modo innovativo e non statalista".

Non ci voleva proprio, l'indagine di Monza, per far uscire dagli archivi questa vecchia storia che lega Penati a Bersani.




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http://www.ilgiornale.it/milano/caso_pe ... comments=1


Penati, un imprenditore: "Negli anni 90 gli versavo 30 milioni di lire al mese"
di Redazione
Piero Di Caterina, imprenditore di Sesto San Giovanni, dalla metà degli anni '90 e per circa un decennio avrebbe versato dai 20 ai trenta milioni di lire al mese a Penati per coprire le spese locali del partito.

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Milano - Piero Di Caterina, l’imprenditore di Sesto San Giovanni titolare della Caronte, l’azienda operativa nel settore del trasporto pubblico, dalla metà degli anni ’90 e per circa un decennio avrebbe versato dai 20 ai trenta milioni di lire al mese a Filippo Penati per coprire le spese locali del partito. È quanto ha denunciato alla magistratura di Milano lo stesso imprenditore sestese in un lungo interrogatorio reso al pm Laura Pedio nell’ambito dell’inchiesta sull’area Montecity-Santa Giulia. Il verbale ora è agli atti dell’indagine dei pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia su un presunto giro di tangenti per la realizzazione di grossi interventi edilizi sulle aree ex Falck e Marelli, altre operazioni immobiliari sospette attraverso una serie di società e la gestione del Sitam, il Servizio Integrato Trasporti Alto Milanese. Indagine, nella quale Penati è indagato con altre persone, con un capitolo nel quale si ipotizza il reato di finanziamenti illeciti ai partiti e che coinvolge, come ha riportato oggi il Corriere della Sera, anche la vicenda della "finta caparra da due milioni" e per la quale è indagato l’imprenditore Bruno Binasco e amministratore del gruppo Gavio.

Secondo quanto si è saputo, Di Caterina ha denunciato di aver versato 20/30 milioni di lire al mese all’ex Sindaco di Sesto San Giovanni in un periodo che parte già dal 1994 e arriva al 2003 per le spese del partito. Ad un certo punto, però, l’imprenditore, che si è definito "concusso" e ha parlato di una serie di "ostacoli e lungaggini" da parte dall’amministrazione locale "per il rilascio delle autorizzazioni edilizie", ha deciso di chiedere indietro il denaro versato nel tempo. La restituzione, in base ai primi accertamenti, sarebbe avvenuta in due periodi e in modi diversi: prima attraverso la riscossione da parte di Di Caterina di una tranche da 2 miliardi e mezzo di lire circa - pervenuti all’imprenditore in contanti da una banca lussemburghese - della tangente da circa 5 miliardi e settecento milioni che sarebbe stata versata a Penati dal costruttore Giuseppe Pasini; dopo tramite Bruno Binasco, definito una sorta di ’Cavaliere biancò che ha versato a Di Caterina, secondo l’accusa su indicazioni sempre di Penati, altri due miliardi attraverso una caparra immobiliare. Per questo Binasco è finito sotto inchiesta così come, ma per tutt’altra vicenda che riguarda strettamente l’ex area Falck, l’immobiliarista Luigi Zunino e il ’re delle bonifichè Giuseppe Grossi. Penati si è sempre dichiarato estraneo ai fatti e ha parlato di ricostruzioni "contraddittorie".



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Penati si è autosospeso da tutte le cariche di partito e si è dimesso anche dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia.Aspettiamo che un gesto del genere lo facciano anche i tanti inquisiti del pdl.
Bel gesto di penati,per rimarcare le differenze col pdl,anche se ciò non toglie che una bella pulizia nel suo interno il pd deve farla.
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Regmi
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reggino ha scritto:Penati si è autosospeso da tutte le cariche di partito e si è dimesso anche dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia.Aspettiamo che un gesto del genere lo facciano anche i tanti inquisiti del pdl.
Bel gesto di penati,per rimarcare le differenze col pdl,anche se ciò non toglie che una bella pulizia nel suo interno il pd deve farla.
Ma non basta. Ancora non basta
Quando l’iscrizione nel registro degli indagati si trasformerà in qualcosa di più corposo (richiesta di rinvio a giudizio) si deve dimettere.
Detto ciò pur al lordo del liquame puzzolente che di tanto in tanto coinvolge uomini del PD la superiorità morale su quella banda di malfattori che ci governa resta immutata e immutabile.

Piuttosto quello che in questa storia emerge in modo devastante è la falsità della propaganda che l’escortiere corruttore e i suoi servi ci propinano dal 1994.
Da quell’infausto anno per il Paese tutto, la difesa del padrone ruotava, e ruota, tutta intorno all’affermazione che la magistratura, in particolare la procura milanese, imbastiva accuse e costruiva processi basati su teoremi astratti in quanto considerata la longa manus dei Komunisti che cercavano di prendere il potere per via giudiziaria e non politica.
Ci hanno sempre falsamente propinato che fosse possibile imbastire processi in base a convincimenti politici e non sulla base di notizie di reato, fatti, riscontri e accuse ben precise dalle quali si è sempre guardato bene dal rispondere.

Ebbene questa inchiesta su Penati costituisce, caso mai ce ne fosse bisogno, una prova incontrovertibile delle loro falsità.
La speranza appartiene ai figli.
Noi adulti abbiamo già sperato e quasi sempre perso.
Paolo_Padano
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però quelli del pd si dimettono immediatamente
Lillu Fotti: "aundi ioca Spread cu cattu si mu rununu a paremetru zeru"
Lillu Foti: "non bogghiu 'nchinari poi mi rinnu chi vonnnu a squatra mi 'ndi sarbamu"
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http://www.libero-news.it/news/790501/I ... rosso.html

Politica
I democratici e le mazzette: ecco il Tangentificio rossoPenati, la Milano-Serravalle, gli imprenditori amici. Bersani "sapeva tutto", lui: "Non siamo immuni" / SCAGLIA / MOTTOLA
A
lla fine l'ha capito pure Pier Luigi Bersani. Il segretario del Partito democratico ha rotto il silenzio dopo giorni pesanti di dubbi, dimissioni e imbarazzi, ha scritto al Corriere della Sera ed ha ammesso: "Non siamo immuni dalla questione morale. Rivendichiamo una differenza politica e non genetica". Alleluia, ma non basta. Bersani dovrebbe spiegare qualche cosa in più sui fatti concreti. Per esempio cosa sapeva lui, e cosa sapevano i vertici del Pd, del 'sistema Penati', o meglio 'sistema Sesto'. Lì, dalla Stalingrado d'Italia, emerge una complessa rete di connivenze, corruttele e mazzette, ruotanti intorno all'ex sindaco e ormai ex vicepresidente del Consiglio regionale, Filippo Penati, soprattutto uomo di fiducia di Bersani e capo della sua segreteria.

Un sistema complesso che non riguarda soltanto l'ex area Falck e gli immobiliaristi vicini ai democratici. Si indaga ora, per esempio, sulle Coop. L'imprenditore Giuseppe Pasini, grande accusatore di Penati, avrebbe rivelato agli inquirenti di Monza di pressioni per assunzioni 'politiche'. E ancora. Piero Di Caterina, imprenditore vicino a Penati e sospettato di essere il collettore delle mazzette democratiche, avrebbe scritto una lettera a Penati e a Bruno Binasco (altro imprenditore che nel 1993 fu arrestato per le tangenti a Primo Greganti, il famoso Compagno G delle Tangenti rosse) lamentandosi di aver versato negli anni troppi soldi, mai più rientrati. E ancora. Binasco era uomo di fiducia di Marcellino Gavio, oggi scomparso, titolare del gruppo possessore delle quote della chiacchieratissima autostrada Milano-Serravalle, acquistate poi dalla Provincia guidata, guarda un po', da Penati.

L'altra grana - E sono proprio gli appalti della Milano-Serravalle un capitolo che potrebbe riaprirsi grazie ai nuovi elementi che emergono dalla Procura di Monza. Dalle intercettazioni della Guardia di Finanza, il quadro è chiaro: Binasco aggiornava Penati su tutte le operazioni, e Penati a sua volta informava Bersani. Era quest'ultimo a dare il via libera ad appuntamenti ed incontri "riservati" tra presidente della provincia e imprenditori, favorendo peraltro plusvalenze sospette a Gavio (179 milioni di euro) e indebitamenti pesanti alla Provincia. L'allora assessore al Traffico della giunta Albertini, Giorgio Goggi, lo ribadisce: "Il Comune di Milano ha perso diverse decine di milioni di euro, è stato un pessimo affare voluto dai vertici dei Ds". Ecco perché il Pd tace: sta per essere scoperchiato il pentolone. Il guaio è che anche al suo interno, il partito democratico deve arginare una crescente voglia di pulizia. L'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, per esempio, incalza dalle colonne di Repubblica: "Diamo un segnale: no all'autorizzazione a procedere, aveva senso 100 anni fa quando l'avvocato socialista che difendeva i braccianti poteva essere attaccato dal padrone, ma ora?".


Che tipo di liquame è? Talquale, ecoballe o megaballe? :bash: :bash:

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