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Basketinside's DNA "Man of the week": Marco Caprari e Ciccio Ponticiello
Scritto da Donatello Viggiano
Giovedì 17 Gennaio 2013 12:35
La vittoria di Ferrara nel lunch-match allunga la striscia a sei successi nelle ultime otto partite, facendone la squadra del momento. In un mese, grazie anche alla rivoluzione sul mercato ed al cambio di panchina, la Viola ha totalmente cambiato marcia rispetto alla squadra che malinconicamente ed in solitaria occupava l'ultima posizione della classifica con appena due punti, aprendo degli scenari impensabili ed appena ai limiti della Lega Silver diretta. Il cambio di marcia impresso con l'arrivo di Ciccio Ponticiello, arrivato al capezzale di una squadra che aveva vinto solo ad Omegna alla seconda giornata, ne fa del suo avvicendamento con Bolignano il cambio di panchina di gran lunga piu' decisivo del campionato, con un effetto analogo a quello che sortì l'arrivo di Bernardi sulla panchina di una Santarcangelo guidata, lo scorso anno, ad una brillante salvezza dopo un inizio difficile. Nel match di Ferrara c'è, forte ed evidente in tutti i momenti decisivi, la firma anche di Marco Caprari, l'esperto tiratore marchigiano guida di una tra le squadre più giovani dell'intera Dna, in un momento decisamente favorevole. Abbiamo chiesto a lui e proprio a Ponticiello di spiegare il momento magico dei neroarancio.
Marco, meno minuti ma ancora decisivo, stavolta non solo col tiro da tre punti.
La squadra adesso si è sicuramente allungata nelle rotazioni, e nonostante io voglia giocare sempre tanti minuti com'è normale che sia, è giusto ripartire l'utilizzo tra i vari giocatori, al fine di arrivare più lucidi soprattutto nei momenti finali, quelli in cui, spesso anche solo aspettando il quarto quarto, si decidono le partite. E' un beneficio che paga a lungo andare, all'interno di un campionato lungo, con tanti turni infrasettimanali e trasferte particolarmente dispendiose. E' preferibile magari giocare qualche minuto in meno, ma arrivare lucido sia a livello fisico che mentale nelle azioni finali
Sei vittorie nelle ultime otto, di cui due in trasferta. Com'è cambiata la squadra? Merito solo del mercato o anche cambio di mentalità?
I cambi hanno sicuramente fatto la differenza, portando un giocatore esperto come Rugolo, il forse miglior play del campionato e due under validi come Sabbatino già protagonista a Napoli e Ricci con qualche minuto importante di serie A alle spalle. Sono stati quattro acquisti che hanno innalzato ulteriormente il livello di una squadra secondo me già valida e che ha visto risolversi per ultima la questione del playmaker. Non che Jack Mariani non fosse un giocatore valido, è semplicemente accaduta una situazione di incompatibilità che può tranquillamente accadere, a me compreso in passato, nella carriera di un giocatore. Il resto l'hanno fatto le vittorie, da sempre la migliore medicina nelle situazioni di difficoltà.
In mezzo ad una squadra molto giovane ed anche per certi versi inesperta, qual è il ruolo, non solo tecnico ma anche soprattutto "mentale" di Marco Caprari nella Viola?
E' innegabile che ci siano stati anche dei momenti particolarmente difficili sia per giocatori che per società, quasi come se fossimo arrivati ad un bivio su come proseguire la stagione. Mancava un pò di esperienza all'interno di una squadra dove gli stessi senior erano molto giovani e non superavano i venticinque anni, con l'aggravante in qualche caso di aver avuto anche pochi minuti alle spalle in passato. Ma ne siamo usciti fortemente compatti a livello di gruppo, il mio potrebbe essere stato in qualche caso un riferimento utile per tutti, dando testimonianza di come non è vero che bisogna esserlo solo in campo, ma anche fuori per far si che le cose funzionino. Ed il nostro ora è da esempio anche nelle situazioni apparentemente più banali.
L'esperienza al Sud ormai è pluriennale e condensata da tante promozioni, che cosa hai particolarmente apprezzato in questi anni?
Sono difficili sicuramente le trasferte e la logistica, ma l'entusiasmo, l'affetto ed il coinvolgimento quotidiano e familiare che si avverte in queste zone è qualcosa di difficilmente trovabile in alcune piazze del Nord. E' facile trovare sempre qualcuno con cui poter parlare, elementi che rendono l'esperienza cestistica nel meridione ancora decisamente stimolante. E poi è un onere, ma anche un onore vestire una maglia così prestigiosa.
38 anni, ma l'entusiasmo e la passione di un ragazzino. Cosa c'è nel tuo futuro a breve termine?
La passione e l'entusiasmo sono sicuramente ancora quelle di quando da ragazzino ho cominciato a giocare, facendomi prendere dal basket a 360 gradi prima ancora che potesse diventare un lavoro. Guardo tutto, dall'Europa alle partite dai ragazzini e se qualcuno dovesse ancora aver voglia di scommettere su di me, sarò ben contento di continuare. In ogni caso essendo questa un'attività a termine, ho cominciato già, nel tempo libero a pensare ad attività extrasportive in compagnia di mio fratello e degli amici, che occuperanno il mio futuro professionale qualora questo non dovesse continuare a coincidere col basket. L'importante è sempre dare tutto, rialzarsi quando si subisce uno stop e fare tutto con passione, cuore ed entusiasmo.
Ciccio, tre rimonte dal -10 nel secondo tempo sono sintomo di un lavoro forse prima ancora mentale che fisico.
Credo in realtà che non abbiamo mai mollato il controllo della partita e che siamo stati bravi a tenere sempre in mente quello che avremmo potuto fare, in particolare far uscire Ferrara dai suoi equilibri, quelli che la portavano spesso a dare la palla dentro a Campiello e Benfatto, per poi ribaltarla fuori e sfruttare le loro qualità di tiratori. Abbiamo sempre avuto in mente il piano partita, prova ne è che abbiamo concesso appena il 15 % dal campo nell'ultimo periodo, subendo di contro qualche break avversario nel momento in cui sapevamo meno che cosa fare. Ecco, abbiamo mantenuto sempre la giusta tranquillità, senza avere la pretesa di dover per forza prendere qualcosa subito.
La tua è una gestione dalle rotazioni molto ampie. C'è il rischio che si possa non sapere da chi andare in alcuni momenti decisivi, come un paio di sorpassi falliti domenica dopo lunghe rimonte?
La nostra è sicuramente una squadra di sistema, nella quale c'è gente in grado di far canestro in tanti modi e stiamo lavorando per avere sempre le giuste spaziature in modo da tirare sempre in modo comodo. Alcune situazioni ci hanno portato a gestire dei possessi in maniera "chirurgica" a seconda delle situazioni specifiche, ma con gente di talento alternata ad under come Fabi e Fontecchio già in passato in grado di segnare tanto, il nostro scopo è quello di, a seconda delle situazioni, alternare momenti di grande distribuzione dei possessi ad altri in cui andare da un giocatore particolarmente "on fire". L'importante è non distribuire troppo quando c'è da cavalcare qualcuno e viceversa, siamo stati ad esempio bravi ad attaccare Campiello sul pick and roll domenica, meno a scegliere di fare lo stesso contro la difesa di Cortesi in post basso. Abbiamo trasformato in vantaggio una situazione difficile, che ci ha costretto a rivoluzionare il sistema di gioco ed a lavorarci su da solo due mesi rispetto ai quattro di chi è partito dall'inizio, ma così facendo possiamo contestualmente alternare i due modi di giocare detti sopra.
Il pro è sicuramente sapere per ognuno di avere una chance e farsi trovare pronto. Anche la difesa ne beneficia in maniera evidente.
Le qualità sono sicuramente distribuite in maniera omogenea su tutto l'organico, merito della costruzione della squadra che anche in Estate aveva messo le pietre angolari di questo sistema attuale, implementandolo con un paio di mie idee (playmaker ed esterno) che hanno permesso di avere ulteriori alternative e complementarietà di soluzioni. L'innesto di Piazza permette infatti di farlo giocare insieme con Ricci e Sabbatino o in assenza di uno dei due mentre l'arrivo di Rugolo ci dà un giocatore in grado di essere indifferentemente pericoloso in entrambi gli spot di esterno. Merito, ripeto, di chi ha costruito questa squadra nonostante qualche momento difficile iniziale. Come detto sopra, domenica abbiamo avuto il merito, specie nel finale, di rompere le loro collaborazioni offensive e trarne vantaggio soprattutto nel decisivo finale.
La Dna era partita a Settembre senza il suo allenatore ideale per il campionato dei giovani. Come hai vissuto e passato i momenti precedenti alla chiamata della Viola?
Ho vissuto senz'altro all'inizio la situazione con molto rammarico, perchè pur non avendone dato l'ufficialità sarei tornato ad allenare a Sant'Antimo qualora non avessero originato un soggetto unico con Napoli. Il dispiacere è stato non aver potuto fare la stagione che avrei voluto, in un posto che (Ponticiello è santantimese doc) rappresenta per me ovviamente un qualcosa che è molto più che solo sportivo oltre a vedere la sparizione di una società che ha effettuato con me un percorso importante, prima di toccare l'apice con giocatori alla cui crescita io stesso avevo contribuito in passato. La situazione a fine luglio era piuttosto compromessa e nonostante qualche apprezzamento ricevuto, il mercato era sostanzialmente chiuso. Ma guardando la situazione con realismo, l'ho rimessa in moto in maniera positiva, sfruttando le mie competenze e rivisitando alcuni aspetti del gioco non solo come allenatore, ma anche come formatore professionale nel corso che ho tenuto.
Un campionato senza più retrocessioni dirette. Cambia qualcosa sapendo di dover giocare, per chi ci arriva, in ogni caso almeno i playout?
L' arrivo di Carrizo a Latina è sicuramente segno tangibile dell'obbligo di non dover mollare, in una classifica ancora molto corta e diversa senz'altro dal caso in cui, con la retrocessione diretta, qualcuna ad otto punti avrebbe rischiato già di essere condannata. Il reale cambiamento, tuttavia, lo genererà la riforma dei campionati, con la sparizione effettiva di questa Dna. Il nuovo profilo della doppia Legadue, abbastanza criticato e visto con scetticismo ora, permetterà senz'altro, però, oltre ad essere un grande stimolo per chi vi parteciperà, di continuare a fare anche con i giovani comunitari ed americani, quello che finora abbiamo fatto con i giovani di casa nostra. Sarà difficile infatti potersi permettere ingaggi molto elevati, ma sarà anche l'occasione giusta per sperimentare qualcosa di nuovo. Sarà possibile, infatti, anche teoricamente fare un doppio salto fino in Serie A in un solo anno e del resto non sarà nemmeno troppo evidente la differenza di un americano in più della quale potranno godere le squadre della Legadue Gold. Sarà un divario ampiamente colmabile con l'acquisto di qualche italiano cinque stelle, come il caso di Malaventura a Bologna quattro anni fa.