Pantani: riaperto il caso, ipotesi di omicidio
Inviato: 02/08/2014, 16:10
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Ciclismo - Riaperto il caso Pantani: ipotesi di omicidio
La Procura di Rimini ha deciso di far ripartire le indagini in seguito a un esposto di oltre 50 pagine consegnato dai legali della famiglia del Pirata, secondo cui l'ex ciclista fu costretto a bere la cocaina invece di assumerla spontaneamente provocando un involontario suicidio
Alla fine la famiglia Pantani ha vinto: dopo oltre dieci anni la lotta per ottenere chiarezza sulla morte di Marco è servita a qualcosa e la Procura di Rimini ha riaperto il caso con l'ipotesi di omicidio.
COSTRETTO A DROGARSI E NON SUICIDA - La decisione è stata presa dopo aver ricevuto dai legali dei Pantani un dossier di oltre 50 pagine in cui si ricostruiscono le ultime ore del Pirata e in cui si mettono in luce tutte le lacune delle perizie effettuate quando il caso fu archiviato come morte accidentale da overdose. L'ipotesi formulata dalla famiglia è che Pantani sia stato ucciso: costretto a bere la cocaina e non assumendola di persona, sarebbe morto quindi per volontà altrui e non per colpa di una propria debolezza. La cocaina sarebbe stata sciolta nell'acqua, in quella mezza bottiglia rinvenuta sulla scena del delitto e mai analizzata.
TANTI PARTICOLARI TRASCURATI DIECI ANNI FA - Tra i vari particolari evidenziati, ci sarebbero le ferite riportate da Pantani, che secondo un parere medico sarebbero incompatibili - per la loro posizione - con un'unica caduta da malore dopo aver assunto la droga. Sarebbero state quindi inferte, quelle ferite, e non autoprovocate, e inoltre nella ricostruzione c'è qualcosa che non va anche per quanto riguarda la disposizione della stanza. Non sono mai state infatti prese le impronte digitali e lo scompiglio creato con le varie suppellettili ritrovate sembra stato creato ad hoc e non frutto della furia da delirio di Marco in preda agli effetti della cocaina prima di morire.
QUALCOSA NELLA STANZA STONA - Ci sono inoltre altri elementi che non quadrano e su cui non si indagò dieci anni fa: i giubbotti, per esempio, prelevati a casa dei genitori e poi lasciati a Milano dopo un litigio con la ex manager; a quel punto Marco torna in Romagna e non ha con sé valigie. Si rifugia nel residence di Rimini dove poi sarà ritrovato morto e lì Pantani arriva avendo con sé soltanto una piccola borsa con dentro le sue medicine, soldi, documenti, un paio di magliette di ricambio e il necessaire per farsi la barba. Niente giubbotti, eppure gli stessi prelevati a Cesena vengono poi rinvenuti sul luogo del ritrovamento. Chi ce li ha messi?
IPOTESI DI OMICIDIO, ALTERAZIONE DEL CADAVERE E DEL LUOGO DEL DELITTO - Dati tutti questi "buchi" in un'indagine che poteva essere condotta decisamente meglio (come già accaduto per esempio nei casi di cronaca nera dei delitti di Cogne, Garlasco e Perugia...), la Procura di Rimini ha letto attentamente il faldone con perizie medico-legali puntigliose e soprattutto plausibili e ha riaperto il caso con ipotesi di omicidio volontario, alterazione del cadavere e del luogo in cui è stato ritrovato. A capo delle indagini ci sarà il pm Elisa Milocco, un magistrato giovane: a 33 anni e da poco trasferita a Rimini, si trova alle prese con il suo primo caso ufficiale dopo il tirocinio. E' una sfida impegnativa, perché in ogni caso qualcuno perderà: se la famiglia Pantani avesse ragione, questa sarebbe l'occasione definitiva per riabilitare la figura del Pirata e, a questo punto, screditare l'immagine di chi ai tempi avrebbe dovuto compiere minuziosamente il proprio dovere e invece decise di archiviare questo caso con troppa superficialità.
EUROSPORT
Ciclismo - Riaperto il caso Pantani: ipotesi di omicidio
La Procura di Rimini ha deciso di far ripartire le indagini in seguito a un esposto di oltre 50 pagine consegnato dai legali della famiglia del Pirata, secondo cui l'ex ciclista fu costretto a bere la cocaina invece di assumerla spontaneamente provocando un involontario suicidio
Alla fine la famiglia Pantani ha vinto: dopo oltre dieci anni la lotta per ottenere chiarezza sulla morte di Marco è servita a qualcosa e la Procura di Rimini ha riaperto il caso con l'ipotesi di omicidio.
COSTRETTO A DROGARSI E NON SUICIDA - La decisione è stata presa dopo aver ricevuto dai legali dei Pantani un dossier di oltre 50 pagine in cui si ricostruiscono le ultime ore del Pirata e in cui si mettono in luce tutte le lacune delle perizie effettuate quando il caso fu archiviato come morte accidentale da overdose. L'ipotesi formulata dalla famiglia è che Pantani sia stato ucciso: costretto a bere la cocaina e non assumendola di persona, sarebbe morto quindi per volontà altrui e non per colpa di una propria debolezza. La cocaina sarebbe stata sciolta nell'acqua, in quella mezza bottiglia rinvenuta sulla scena del delitto e mai analizzata.
TANTI PARTICOLARI TRASCURATI DIECI ANNI FA - Tra i vari particolari evidenziati, ci sarebbero le ferite riportate da Pantani, che secondo un parere medico sarebbero incompatibili - per la loro posizione - con un'unica caduta da malore dopo aver assunto la droga. Sarebbero state quindi inferte, quelle ferite, e non autoprovocate, e inoltre nella ricostruzione c'è qualcosa che non va anche per quanto riguarda la disposizione della stanza. Non sono mai state infatti prese le impronte digitali e lo scompiglio creato con le varie suppellettili ritrovate sembra stato creato ad hoc e non frutto della furia da delirio di Marco in preda agli effetti della cocaina prima di morire.
QUALCOSA NELLA STANZA STONA - Ci sono inoltre altri elementi che non quadrano e su cui non si indagò dieci anni fa: i giubbotti, per esempio, prelevati a casa dei genitori e poi lasciati a Milano dopo un litigio con la ex manager; a quel punto Marco torna in Romagna e non ha con sé valigie. Si rifugia nel residence di Rimini dove poi sarà ritrovato morto e lì Pantani arriva avendo con sé soltanto una piccola borsa con dentro le sue medicine, soldi, documenti, un paio di magliette di ricambio e il necessaire per farsi la barba. Niente giubbotti, eppure gli stessi prelevati a Cesena vengono poi rinvenuti sul luogo del ritrovamento. Chi ce li ha messi?
IPOTESI DI OMICIDIO, ALTERAZIONE DEL CADAVERE E DEL LUOGO DEL DELITTO - Dati tutti questi "buchi" in un'indagine che poteva essere condotta decisamente meglio (come già accaduto per esempio nei casi di cronaca nera dei delitti di Cogne, Garlasco e Perugia...), la Procura di Rimini ha letto attentamente il faldone con perizie medico-legali puntigliose e soprattutto plausibili e ha riaperto il caso con ipotesi di omicidio volontario, alterazione del cadavere e del luogo in cui è stato ritrovato. A capo delle indagini ci sarà il pm Elisa Milocco, un magistrato giovane: a 33 anni e da poco trasferita a Rimini, si trova alle prese con il suo primo caso ufficiale dopo il tirocinio. E' una sfida impegnativa, perché in ogni caso qualcuno perderà: se la famiglia Pantani avesse ragione, questa sarebbe l'occasione definitiva per riabilitare la figura del Pirata e, a questo punto, screditare l'immagine di chi ai tempi avrebbe dovuto compiere minuziosamente il proprio dovere e invece decise di archiviare questo caso con troppa superficialità.
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