La novità vera di questa inchiesta è che è partita dalla giustizia ordinaria e non da quella sportiva.
I PM e le forze di polizia hanno metodi e strumenti diversi da quelli di Palazzi e della procura federale, ad iniziare dalle manette e dal carcere, ed infatti sembra di stare al festival di Sanremo dove si stà facendo a gara a chi canta di più.
Ogni giorno, e siamo ancora al secondo di interrogatori, il cerchio raddoppia il suo raggio.
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Arriva Mister X: dieci partite di A sotto accusa
di Luca Fazzo
Milano«Qui confessano tutti. È troppo facile». È così, con un po’ di stupore e quasi un filo di delusione, che uno degli inquirenti sintetizza la seconda giornata di interrogatori degli arrestati per il nuovo scandalo. Travolti dall’inchiesta, protagonisti e comprimari del giro che truccava gli incontri del pallone italiano sembrano non vedere l’ora di ammettere le loro colpe, confermando tutto quello che la polizia aveva già scoperto: e, soprattutto, allargando a dismisura gli orizzonti dell’inchiesta. Ieri, l’indagine fa ufficialmente la sua prima vittima tra le società storiche del calcio italiano: l’Atalanta, che dai verbali riempiti in questi due giorni viene coinvolta pesantemente in almeno una partita venduta. Non è solo il suo giocatore più rappresentativo, Cristiano Doni, a essere nei guai, ma il club. La conseguenza - non automatica, ma a questo punto assai verosimile - potrebbe essere un ribaltone dei risultati dell’ultimo campionato di B: la promozione dei bergamaschi in A viene incenerita, a valle i giochi si riaprono.
È solo uno dei passi avanti che l’inchiesta sta compiendo grazie all’ondata di «pentimenti» iniziata venerdì con gli interrogatori di Marco Pirani e Massimo Erodiani, i principali tenutari del giro di scommesse. Erano stati loro due, il dentista e l’allibratore, a rivelare al giudice Guido Salvini che la banda aveva alterato l’esito di tre incontri di serie A e B, coinvolgendo nel disastro cinque società fino a quel momento incolumi. I nomi più gettonati nelle voci che circolano con insistenza sono Siena, Bologna, Piacenza e Genoa, quest’ultmo proprio per quel 4-3 con la Roma. Ieri l’alluvione di ammissioni continua con Giorgio Buffone, direttore sportivo del Ravenna, e Giorgio Parlato, collaboratore del Viareggio. Entrambi sono imputati di episodi che li collegano in qualche modo all’Atalanta: Parlato per avere incaricato Carlo Gervasoni del Piacenza di accordarsi con Doni per truccare il match tra le due squadre; Buffone, attraverso un intermediario, avrebbe preso contatti con Doni per impasticciare Ascoli-Atalanta. Entrambi confessano, Buffone - con supremo sprezzo del ridicolo - giura di avere fatto quel che ha fatto «per il bene del Ravenna», nel senso che con i soldi delle scommesse voleva ripianare i debiti sociali. E aggiungono dettagli che oltre ad aggravare pesanemente la posizione di Cristiano Doni, vanno a coinvolgere direttamente il ruolo del club nerazzurro. Ma, assicurano fonti vicine all’inchiesta, non è l’unica società a dover tremare.
L’alluvione, per ora, riguarda soprattutto la serie B: tanto che persino i vertici della Lega hanno il buon senso ieri di rinviare la cerimonia di consegna degli Awards, i premi della serie cadetta, peraltro sponsorizzati da un sito di scommesse on line. Ma la serie A non ride. Anzi: la sensazione è che sia stata data la stura ad una serie di rivelazioni, in cui gli attuali indagati non hanno nessuna voglia di restare gli unici a pagare per tutti. E alle scoperte dell’indagine cremonese si affiancheranno i passi avanti dell’inchiesta parallela condotta dalla procura di Napoli, che finora si era concentrata soprattutto sui rapporti tra il mondo delle scommesse e il milieu della criminalità organizzata ma che ora sembra pronta ad una brusca accelerata. Alla magistratura partenopea dovrebbe arrivare prossimamente, secondo indiscrezioni attendibili, la deposizione di un addetto ai lavori, una sorta di supertestimone in grado di quantificare su livelli clamorosi gli incontri dei campionati appena conclusi di cui è dimostrabile la compravendita: almeno dieci partite di A e dieci partite di B. Un terremoto che potrebbe scuotere alle fondamenta il calcio nazionale. Il totale di partite truccate nel corso dell’ultimo decennio toccherebbe, secondo questa testimonianza, addirittura il mezzo migliaio.
E ieri nello studio di Bologna in cui si tenevano le riunioni per pianificare le partite di interesse del gruppo degli scommettitori «bolognesi», a cui è accusato di appartenere l’ex azzurro Beppe Signori, gli investigatori della Squadra Mobile hanno trovato circa 400 mila euro in assegni e altri titoli che comproverebbero lo scambio di denaro tra i partecipanti al gruppo.
Per quanto riguarda direttamente l’inchiesta di Cremona è pressoché scontato che nelle prossime settimane, una volta esaurito il primo giro di interrogatori, potranno partire nuove manette e nuovi avvisi di garanzia. Anche perchè è possibile che alle rivelazioni già incassate si aggiungano quelle di altri due imputati chiave: il portiere del Benevento Marco Paoloni e l’ex difensore del Bari Antonio Bellavista. Paoloni, sotto choc per le manette, devastato dalle accuse - ma già nelle intercettazioni appariva sulla soglia dell’esaurimento nervoso - finora si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma, in questa corsa al pentimento, è una scelta che non ha più senso.
Il dramma di Paoloni è un capitolo dell’inchiesta che meriterebbe di essere scritto a parte. Si tratta di un buon portiere che viene ingoiato dostojevskianamente dai meccanismi diabolici del gioco d’azzardo, fino a legarsi mani e piedi ai signori delle scommesse. Nella fase cruciale dell’inchiesta, quando le sue mosse vengono seguite in diretta grazie alle intercettazioni della Mobile, Paoloni sembra quasi agire contro se stesso, come se la sua vera scommessa fosse quella di autodistruggersi. Inventa accordi che non ha mai preso, come quello per «aggiustare» Inter-Lecce, facendo perdere alla banda un sacco di soldi. Ma il suo colpo d’ala arriva con Benevento-Pisa del 21 marzo: «Vincerà il Pisa e sarà un Over tre e mezzo», garantisce Paoloni alla banda: cioè ci saranno un sacco di gol, e visto che il portiere del Benevento è lui come dubitarne? La banda scommette. Ma la partita la vince il Benevento. E il migliore in campo è lui, Paoloni, che invece di prendere gol a raffica para l’imparabile. Forse aveva davvero deciso di farsi ammazzare.
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Nel gioco della truffa in campo pure i presidenti
di Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica
Il nuovo capitolo del calcio sporco non è solo scommesse. Nelle carte di Cremona emergono sospetti piuttosto pesanti su illeciti sportivi a livello di società, non di «semplici» calciatori infedeli. Presunti accordi per combine che arrivano all’orecchio di Erodiani e soci, che in qualche caso tentano di sfruttare la circostanza non solo per scommettere, ma anche per cercare qualcuno disposto a pagare una partita già «aggiustata», intascando un bonus insperato. Anche qui è tutto da accertare, perché dei match «addomesticati» parlano tra loro i protagonisti dell’inchiesta sul calcio sporco, quasi mai direttamente i vertici delle società (con l’eccezione del Ravenna). Di certo il sospetto su una manciata di partite, al momento solo di serie B e di Lega Pro, è decisamente forte. E il rischio di conseguenze in termini di penalizzazioni sportive per le società coinvolte, molto concreto.
I match maggiormente nel mirino sono Padova-Atalanta, Alessandria-Ravenna, Verona-Ravenna e Ravenna-Spezia, ma ci sono forti dubbi, emersi dalle intercettazioni, anche su Siena-Sassuolo, su Ascoli-Atalanta e su Reggina-Livorno.
Cominciando dalla trasferta dei bergamaschi a Padova, incontro di cartello tra squadre di vertice, in programma il 26 marzo, il segno «x» era a dir poco annunciato. Le chiacchiere cominciano due giorni prima, quando il dentista Pirani chiede al Ds del Ravenna, Buffone, di «informarsi sulla effettiva combine». La conferma arriva, perché Pirani chiama il socio Erodiani e «dice di aver saputo che Padova e Atalanta fanno X in quanto c’è l’accordo tra le società». Erodiani in un’altra telefonata entra più nello specifico: «Lo hanno fatto in società, mo ho parlato con l’uomo di Doni che lo ha chiamato di fargli 10.000 euro a Doni, per l’X». L’ultima conferma arriva alla vigilia del match, quando il portiere di calcio a 5 Tuccella conferma a Pirani di aver parlato «con un grande amico del capitano (Doni) che gli aveva confermato l’avvenuta combine». Quanto ad Ascoli-Atalanta, qui c’era l’intenzione della «cupoletta» di scommettitori di strappare un 2, ma il solo difensore bianconero Micolucci, che si presta alla combine, non riesce nell’intento e il match finisce pari. Proprio il calciatore, però, intercettato nel dopopartita, racconta a Pirani che Manfredini dell’Atalanta lo aveva avvicinato: «Io appena sono arrivato Manfredini mi ha detto di fare pari no?». Altro match di B a rischio è Siena-Sassuolo, finita in goleada (4-0) con il coinvolgimento certo del neroverde Quadrini e, forse, di due suoi compagni. Il rischio che nel risultato ci sia lo zampino delle società lo evoca un’intercettazione tra Erodiani e Bellavista, nella quale entrambi dicono di aver saputo dall’ex calciatore Bettarini «che il Siena si è mosso di persona».
Un giallo c’è anche su Reggina-Livorno, finita 1-1. Poco prima dell’inizio della partita, Erodiani chiama Pirani e chiede «se per stasera è a conoscenza di qualcosa in quanto gli è giunta voce che fanno X. Pirani dice che li ha fatti incontrare e basta».
Le altre combine societarie che gli inquirenti danno per provate ruotano intorno al ds ravennate. Buffone prova infatti a far cassa con l’Alessandria parlando con il presidente dei piemontesi e informando delle trattative sia l’allenatore che il presidente del Ravenna, ma l’offerta è bassa e non se ne fa niente. Idem per l’incontro con il Verona: Buffone offre un accordo a perdere, parla con i dirigenti gialloblù, ma questi hanno timore dell’ufficio indagini e la combine salta, anche se i veneti vincono lo stesso. Infine, in Ravenna-Spezia è l’allenatore dei portieri romagnolo, Nicola Santoni, a informare la «cupoletta» che lo Spezia aveva offerto soldi per vincere. Circostanza confermata dal ds Buffone, che avvertiva gli amici di una differenza tra domanda e offerta della combine: lo Spezia offriva 100mila euro, il Ravenna ne voleva 150mila. E gli scommettitori intervengono per pagare la differenza.