F.C. Crotone richiesta di sequestro avanzata dalla Dda

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E’ a due passi dalla serie A, ma il Crotone potrebbe essere costretto a farne tre indietro. Sulla squadra calabrese “pende una richiesta di sequestro avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia”, ha svelato Gaetano Mazzuca sulla Stampa. Per il procuratore del tribunale di Catanzaro (ed ex gip di Locri) Giovanni Bombardieri e il sostituto Domenico Guarascio, il patron Raffaele Vrenna (ex presidente regionale di Confindustria) e il fratello Giovanni sono socialmente pericolosi, tanto da richiedere nei loro confronti la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per 5 anni. E se si dovesse dimostrare che questa è la verità, oltre agli altri beni, ai due fratelli verrebbe sequestrato anche il Football calcio Crotone. Allora addio serie A.

Per restare in gergo calcistico, la gara di andata se l’è aggiudicata il gruppo Vrenna: lo scorso 16 gennaio il Tribunale di Crotone, sezione misure di prevenzione, ha rigettato la richiesta della Dda, per i giudici i fratelli Vrenna sono vittime dei clan. Ma la procura di Catanzaro non si è arresa e insiste: “Sono imprenditori attigui al fenomeno mafioso per essersi sin dalla genesi della loro attività accordati con le consorterie criminali e segnatamente con quella denominata Vrenna-Corigliano-Bonaventura”.

I magistrati della Dda puntellano le loro tesi con le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, secondo i quali i due avrebbero avuto nei loro affari i supporto di “altre ‘ndrine". Sembra infatti, lo ha dichiarato Luigi Bonaventura nipote del boss Pino Vrenna, le cosche avrebbero favorito e garantito la “sicurezza”, in una sorta di accordo di “mutual corroboration”, ai due imprenditori. E, infatti, quando un’impresa di Raffaele Vrenna prese un appalto per lo stoccaggio dei rifiuti nel Cosentino - si legge sempre nel quotidiano di Torino – “il boss Pino Vrenna inviò un suo emissario a trattare con i clan di quella zona”. Dello stesso tenore le dichiarazioni del pentito Domenico Bumbaca secondo cui “i fratelli Vrenna hanno sostenuto le spese legali di Pino Vrenna pagando gli onorari degli avvocati”.

Ancora più pesante l’accusa mossa dai dirigenti del Crotone dal leader del Locale di Cutro Nicolino Grande Aracri che ha definito Raffaele Vrenna “un grande compagno nostro”. Nel 2006 l’imprenditore venne accusato di concorso esterno. Condannato in primo grado venne poi assolto. Proprio questa sentenza viene richiamata dai giudici di Crotone per sostenere l’assoluta estraneità di Vrenna alle dinamiche criminali. Al contrario i magistrati della Dda sostengono che proprio in quella assoluzione c’è la prova della pericolosità sociale del patron del Crotone. “Nella sentenza – scrive nella Stampa Gaetano Mazzuca - Raffaele Vrenna viene infatti descritto come “disposto a tutto, a commettere falsi e abusi e anche fare affari con persone che sa o intuisce essere losche (rectius ‘ndranghetisti) ma tutto ciò, nei suoi piani, è di importanza secondaria”. E ora la serie B trema.


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