Se questa è la REALTA’

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Forumino Malato
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Alla realtà, purtroppo, occorre sempre adeguarsi, se non si vuole andare poi incontro a brutte sorprese.

La realtà dice che la crisi economica del calcio riflette quella generale, e quando questa colpisce duro, sono i più deboli a pagarne le conseguenze.

Anche nel mondo del calcio assistiamo al paradosso della globalizzazione che prevede il divaricamento della forbice che spinge la redistribuzione della ricchezza a vantaggio dei più ricchi a discapito dei più poveri, così le società più ricche e potenti egoisticamente non pensano a redistribuire i proventi che l’industria calcio produce, diffondendone i benefici a tutto il sistema, ma piuttosto a trattenere le risorse per diventare sempre più forti, creando così le premesse per il crollo dello stesso sistema che ormai, da diversi anni, dà importanti segnali di grande sofferenza (vedi i fallimenti in serie che ogni anno si registrano di tante società).

Tornando alla realtà delle società di calcio, specie di serie C, è noto che questa è particolarmente legata al territorio, alle sue istituzioni territoriali, nonché alla pochezza delle imprenditorie locali.

Chi vuole cominciare a fare calcio deve rispettare delle regole stringenti, e queste prevedono che un presidente paghi almeno i suoi dipendenti, osservi le normative fiscali e previdenziali, rispetti l’etica sportiva.

Il problema della sostenibilità finanziaria, purtroppo, e questo lo dobbiamo tenere tutti bene a mente, non dipende da motivi legati al calcio in sé, qui i conti non sono mai tornati e l’attività è da sempre regolarmente in perdita, ma perché spesso vanno male le attività principali dei proprietari dei club.

Oggi in pratica esiste più controllo perciò è finita una realtà in cui gli imprenditori avevano la possibilità e l’utilità, attraverso la diluizione degli utili, i pagamenti estero su estero, le false sponsorizzazioni, di far sparire parte degli utili delle loro attività, creando del “nero”.

Un conto è fare il presidente imprenditore che mette i soldi di tasca sua, altro fare il presidente “prenditore” che li prende solo. Il problema è che oggi esistono sempre meno imprenditori, onesti o disonesti che siano, che abbiano l’interesse e la capacità di mantenere in vita attività sportive in perdita strutturale, ecco spiegato il perché del disinteresse da parte di imprenditori non locali a investire nel calcio, sarebbe come fare beneficenza senza poter detrarre neanche dalle tasse, anzi !

Mantenere una squadra in serie C costa circa 3 milioni di euro l’anno, se non hai subito quei soldi d’affidamento non puoi gestire una società: il giorno dopo sei fallito; per questo la parola “fallimento” è solo un segno dei tempi.

La realtà è che quando è la tifoseria a rifiutare la propria squadra e non va allo stadio e le istituzioni comunali si disinteressano, solo la passione e l’attaccamento al territorio di imprenditori locali può mitigare il fenomeno della scomparsa della società di calcio, l’unica vera rappresentante del luogo a livello nazionale, rendendo così un servizio sociale alla gente e allo stesso territorio.

Solo una dirigenza che ha un grande rapporto con la propria città può continuare ad alimentare quella speranza di riscatto che oggi obbligatoriamente passa attraverso una gestione più che oculata, e che vede nel lancio della linea verde la speranza del proprio futuro: a questo non ci sono alternative.

Non resta che sperare che l’idea, secondo cui chi mette soldi nel calcio deve vincere per forza, non prevalga su chi crede invece che nello sport l’importante è partecipare e, magari, con un pizzico di fantasia e fortuna anche vincere :salut
S'a Reggina è na malatia, prima Gallo e poi Saladini sunnu i so merici curanti.
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OronzoPugliese
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miguelito
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leggevo che tra lesquadre bocciate dalla Covisoc ci sono Juve Stabia ( 4^ classificata) ed Andria ( classificata davanti allaReggina). Se mettiamo anche il Fondi che ha cambiato proprietà ( non ha più Unicusano come proprietario e sponsor principale) ci rendiamo conto che le criticità in legapro sono tante e già è una fortuna riuscire ad iscriversi e far quadrare i conti.
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