SCADUTA CONCESSIONE SANT'AGATA

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Raffa allontana Foti dal S.Agata: “Concessione scaduta e c’è morosità”



Martedì 25 Agosto 2015
13:39
raffa
Parole importanti dal presidente della Provincia Raffa, ospite di Talk Sport in onda su Radio Antenna Febea e interpellato sulla questione Centro Sportivo S.Agata, edificato su un suolo demaniale di proprietà della Provincia grazie ad una concessione molto più breve di quanto non si conocesse.
“Il contratto tra la Provincia e la Reggina Calcio 1986 è scaduto il 21 dicembre del 2014. C’è morosità da parte della vecchia società amaranto, che aveva possibilità di fare un’istanza per allungare di sei anni la concessione. Il rapporto potrebbe essere allungato qualora Foti volesse, ma prima deve pagare ottantamila euro”.
“Tuttavia – prosegue Raffa – l’articolo va interpretato e aspettiamo dall’Asd Reggio Calabria un’istanza per poter usufruire del centro. Successivamente valuteremo come muoverci”.
In bilico dunque il futuro dell’idea di Lillo Foti che vorrebbe fare del S.Agata un centro di formazione giovanile, dando un seguito alla vecchia Reggina sotto il profilo giovanile .


GODO
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Ho appena sentito dalla trasmissione di baccillieri talck show che la convenzione per il S. Agata è scaduta nel 2014 e che ha un debito di 80.000 euro propongo al Presidente della Provinvia di abbonare questo debito in cambio del marchio e dei titoli della Reggina ein modo tale di darli alla squadra rappresentativa della città naturalmente in comodato d'uso gratuito come ha fatto il Sindaco di Padova in modo tale che il Signor Lillo Foti voglia fare la scuola calcio la faccia a suo nome ma non con il nome Reggina!!!
posto l'aarticolo riguardante la situazione di Padova

PADOVA. Adesso sì che ci siamo: la Biancoscudati Padova può chiamarsi Associazione Calcio Padova 1910, appropriandosi, oltrechè del titolo sportivo, anche del logo e delle memorabilia (le coppe, i trofei e, di fatto, la storia della società, dal 1910 appunto sino al luglio 2014). La svolta, perché tale dev’essere definita, è maturata, con inatteso anticipo rispetto alle previsioni più ottimistiche, pochi giorni prima della fine di marzo: il vecchio Padova, affiliato alla Figc ma di fatto inattivo, ha visto accolta la domanda di cambio di denominazione, per cui oggi è iscritto alla Camera di Commercio come Football Padova Spa, “società in liquidazione”. Per capire l’importanza della scelta compiuta da Diego Penocchio (e dal suo ex socio Marcello Cestaro), bastano un paio di considerazioni: l’Ac Padova 1910 esiste ancora, ma solo sulla carta, non essendo più legata come nome a nulla, sostituita dalla nuova denominazione. Dunque, l’attuale proprietà della Biancoscudati Padova, società sportiva dilettantistica fondata nel luglio scorso, ha tutte le carte in regola per chiedere, indipendentemente dalla promozione in Lega Pro, di tornare a chiamarsi come una volta. Un po’ com’è successo a Firenze, quando si ripartì con la Florentia Viola e, dopo il salto dalla C/2 alla C/1 (che poi fu serie B, saltando dunque una categoria), i gigliati recuperarono la storica denominazione di Fiorentina.
Nelle mani del sindaco. I tifosi possono (finalmente) esultare: il peggio è passato. Adesso la festa sarà doppia: per il ritorno tra i professionisti e perché il Biancoscudo sarà quello di prima, con annessi e connessi. La precisazione, a questo punto, è necessaria: è lo storico marchio a tornare “libero”, mentre tutto ciò che riguarda il Padova sino all’estate scorsa non si cancella, dalla partita Iva ai debiti accumulati, sino alla lunga fila di creditori che aspettano di conoscere, se mai verrà presentato, il piano di ristrutturazione del debito annunciato a più riprese, ma di cui non c’è traccia (e poi vedremo il motivo). Ma il fatto che il tifo padovano si riidentifichi con l’amato simbolo è un passaggio fondamentale per ridare slancio alla nuova proprietà, impegnata in queste settimane a tessere la tela di contatti e incontri con imprenditori che avrebbero manifestato concreto interesse per entrare nella compagine azionaria.
E di questo bisogna dare atto al sindaco Massimo Bitonci, che, nel momento in cui ha alzato la voce per pretendere il pagamento dei 320 mila euro che il Comune avanza dal Padova, ha messo i suoi interlocutori di fronte ad un bivio: o titolo, logo e cimeli tornavano subito all’amministrazione municipale, dunque ai padovani, e il resto, circa 150 mila euro, avrebbe potuto essere rateizzato con scadenza settembre 2015, oppure sarebbe partita un’istanza di fallimento al Tribunale. Incontrando l’avvocato Simone Perazzolo, rappresentante dell’Ac Padova 1910, il primo cittadino ha così dato il via libera all’accordo che già da qualche mese il capo di gabinetto Andrea Recaldin e l’assessore allo Sport Cinzia Rampazzo avevano raggiunto con lo stesso legale. Una scelta obbligata per Penocchio (e Cestaro), che se non altro ammorbidirà la rabbia e la disistima del pubblico dell’Euganeo, ma anche della piazza intera, nei confronti di coloro che hanno cancellato la città dalla geografia del calcio professionistico in Italia.
Le procedure. Con il titolo, il logo e le memorabilia che vanno al Comune, il quale di anno in anno li concederà gratuitamente, in comodato d’uso, alla proprietà della società calcistica, si apre un iter preciso da seguire per Bergamin e Tosetto: a fine aprile la Figc farà conoscere, con un comunicato, le modalità per il cambio di denominazione che i singoli club vorrebbero effettuare al termine della stagione. I due soci della Biancoscudati Padova a quel punto inoltreranno richiesta specifica di tornare a chiamarsi Ac Padova 1910 e a giugno la stessa Federcalcio esprimerà il suo parere, che, salvo sorprese, sarà positivo. Per arrivare a questo, ovviamente, Bitonci e i suoi collaboratori hanno rinunciato a metà del credito vantato, ma l’effetto ottenuto, sul piano affettivo e del recupero del patrimonio storico-sportivo, varrà il sacrificio messo in atto.
Credito Sportivo, non c’è il sì. Per l’imprenditore bresciano e il cavaliere di Schio questo è solo un primo passo sulla strada del risanamento di una società che, come recita la nuova registrazione in Camera di Commercio, è in via di liquidazione. Il deficit di 13,8 milioni di euro, registrato al momento di cessazione dell’attività agonistica, può essere colmato se effettivamente si troverà un accordo con almeno il 60% dei creditori, per poi depositare in Tribunale il piano di rientro dei debiti. E questa intesa non c’è ancora per i problemi sollevati dal Credito Sportivo, con il quale era stato acceso un mutuo di oltre 1,5 milioni di euro. I soldi non sono mai stati restituiti e l’immobile che Penocchio ha indicato a garanzia non è stato ritenuto adeguato dal commissario che gestisce l’Ente. La firma non c’è ancora, nonostante le “soffiate” diffuse ad arte che la davano per sicura, ed aleggia una palpabile preoccupazione, insieme ad un comprensibile nervosismo, alla Unicomm, sulla quale ricade - sembra di capire - l’onere di pagare giocatori, tecnici e soprattutto fornitori che avanzano soldi. Il piano avrebbe dovuto essere presentato a fine febbraio: siamo all’8 aprile e il ritardo accumulato aggrava, invece di migliorarlo, il
quadro generale della vecchia Spa biancoscudata. Secondo alcuni ci vorranno dai 6 ai 7 milioni di euro per risolvere le pendenze del passato. Ma il debito con lo Stato, che ammonta a più di 4 milioni, come verrà estinto? La domanda, per ora, non ha risposta.
In modo tale da non perdere la storia del club che ha 101 anni di attività!!!
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Mave
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Istituzioni agite in fretta per favore, deve pagare per essersi mangiato la Reggina!
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chicugino
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un uomo senza amore per la città e senza vergogna. Più pezzente di quanto potevo immaginare.
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vedrete come 80mila euro x la concessione li troverà subito per mandare avanti il suo progetto, non sono niente per lui
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E che il comune allora pretenda le 200 mila euro x il granillo. Deve pagare tutto maledetto!!
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Dinamik
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Vabbè anche se trova 80.000€ non cambia
Raffa ha detto che la concessione è scaduta il 31 dicembre 2014. Quindi dovrebbe essere fatto un bando per la riassegnazione
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Dinamik ha scritto:Vabbè anche se trova 80.000€ non cambia
Raffa ha detto che la concessione è scaduta il 31 dicembre 2014. Quindi dovrebbe essere fatto un bando per la riassegnazione
no, perché ha detto anche che esiste la prelazione per il rinnovo.
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Non esiste prelazione per il rinnovo di una concessione demaniale. Deve andare a bando. Una cosa è il pagamento dei canoni, altro il rilascio o rinnovo di una concessione demaniale ove la medesima costituisce fonte di lucro. Non vi elenco le modifiche normative intervenute nel settore del Demanio marittimo che hanno abrogato il rinnovo automatico, nonché la copiosa giurisprudenza del Consiglio di Stato che ha sottolineato l'illegittimità dei rinnovi al vecchio concessionario, in quanto kesivi del principio della libera concorrenza. In questo caso si tratta di demanio fluviale? Cambia poco o nulla, i principi sono quelli. Occorre vedere poi se la domanda di rinnovo è stata presentata nei termini. La soluzione migliore è la nuova gara. Peraltro, ad un tizio che non paga, io concessione non gliene darei...
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Io riporto solo le parole di Raffa che ha detto che ci sono degli scambi di corrispondenza con la Reggina che non consentono oggi di assegnare ad altre società la concessione. Prima si deve chiarire e chiudere con la Reggina.
HRD Reggio Calabria
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toffoli ha scritto:Non esiste prelazione per il rinnovo di una concessione demaniale. Deve andare a bando. Una cosa è il pagamento dei canoni, altro il rilascio o rinnovo di una concessione demaniale ove la medesima costituisce fonte di lucro. Non vi elenco le modifiche normative intervenute nel settore del Demanio marittimo che hanno abrogato il rinnovo automatico, nonché la copiosa giurisprudenza del Consiglio di Stato che ha sottolineato l'illegittimità dei rinnovi al vecchio concessionario, in quanto kesivi del principio della libera concorrenza. In questo caso si tratta di demanio fluviale? Cambia poco o nulla, i principi sono quelli. Occorre vedere poi se la domanda di rinnovo è stata presentata nei termini. La soluzione migliore è la nuova gara. Peraltro, ad un tizio che non paga, io concessione non gliene darei...
Il problema è molto più complesso perché la concessione demaniale si riferisce all'occupazione del suolo ma, a quanto pare, ci sono delle strutture abusive che sono state edificate sullo stesso, per cui, nel momento in cui verrà tolta la concessione la provincia dovrà provvedere a demolirle perché non puoi mettere a bando una struttura abusiva!!
toffoli
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Hrd hai colto il problema......e questo soggetto vuole farne un centro tecnico........
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