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Reggina, sequestrato il Sant’Agata: tutti i dettagli sul provvedimento. E adesso?
Reggina, sigilli alle strutture del Sant’Agata: impianto sotto sequestro, sospese tutte le attività del club
Brutta tegola per la Reggina: stamattina la Guardia di Finanza ha apposto i sigilli alle strutture del Centro Sportivo Sant’Agata, sede della società amaranto edificata nel 1990. Esattamente dopo 26 anni, la Procura della Repubblica ha deciso stamattina di sequestrare la struttura perchè sorge in “zona urbana a rischio geomorfologico R4“, che significa “livello di rischio molto elevato“. Non sono infatti stati sequestrati i campi da calcio (tranne uno, il numero 6), ma tutte le strutture (uffici, bagni, spogliatoi): di conseguenza da oggi si ferma l’attività della Reggina con i circa 300 ragazzi del settore giovanile.
In realtà l’area del Sant’Agata da ormai qualche anno è “zona urbana a rischio geomorfologico R2“, cioè “rischio medio” grazie ai lavori effettuati a monte sulla fiumara Sant’Agata tra 2007 e 2012 per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. In quegli anni infatti il Comune eseguiva una serie di interventi su tutte le fiumare cittadine per mitigare il rischio idrogeologico del territorio (e soltanto grazie a quegli interventi, le numerose alluvioni che si sono verificate tra 2008 e 2015 non hanno provocato alcuna esondazione nelle zone urbane). Lo stesso Comune, però, non ha ancora trasmesso all’Unità di Bacino Regionale la documentazione relativa a questi lavori (già realizzati e operativi da 4 anni): in zona R2 anche le strutture del Sant’Agata potrebbero regolarmente avere ogni tipo di autorizzazione. Un problema di comunicazione, quindi, che potrebbe risolvere la questione. In teoria.
Il Presidente Lillo Foti si sta consultando con l’ad Giuseppe Ranieri e l’avvocato Panuccio e adesso con ogni probabilità procederà con la richiesta dell’affidamento per poter ripartire al più presto con l’attività del settore giovanile. Poi si aprirà sul procedimento un percorso giudiziario in cui i vari gradi di giudizio andranno ad analizzare nel modo più approfondito possibile la vicenda per fare chiarezza ed emettere un verdetto definitivo. Intanto, in caso di ok all’affidamento, l’attività dovrebbe procedere senza problemi. Staremo a vedere.
E’ comunque una brutta tegola non solo per la Reggina Calcio ma per tutto il mondo reggino dello sport: qualora dovesse esserci un ulteriore provvedimento in tal senso nei confronti del Centro Sportivo amaranto, l’unica prospettiva è quella della definitiva demolizione. Non solo la Reggina Calcio, ma nessun altro potrà utilizzare (per sempre) quello che rimarrà soltanto un glorioso ricordo di un passato costellato di successi. Un’eccellenza del territorio che era il simbolo della rinascita della città, nato lì dove prima del 1990 esistevano soltanto discariche. Ma oggi la città sta tornando indietro e forse è anche giusto che al posto dei campi da calcio che hanno visto nascere Perrotta, Mesto, Missiroli ma anche Pirlo, Nakamura e altri grandi campioni di livello mondiale, adesso tornino ad esserci le putride discariche di trenta anni fa.
Proprio in questi giorni, infatti, la Reggina ha concluso gli accordi con la Juventus e la FIGC per dare un futuro al club. E proprio in questi giorni s’è creato grande clamore relativamente alle note vicende del calcio reggino, con lo scontro istituzionale tra il presidente del nuovo club Mimmo Praticò, il Sindaco Falcomatà e il presidente della Provincia Raffa, sempre sulla questione delle strutture. Per tutta la stagione il Sant’Agata ha rappresentato l’oggetto del desiderio principale per il nuovo club ma adesso il rischio è che il Sant’Agata debba essere definitivamente cancellato. Per tutti.
Altro elemento particolare della vicenda è quello relativo alla tempistica: non uno, non cinque, non dieci ma 26 anni dopo la città scopre che il Centro Sportivo Sant’Agata non si poteva realizzare perchè sorge in “zona urbana a rischio geomorfologico R4” (che comunque oggi è diventata R2). Qualcuno potrebbe chiedere persino la revoca del palmares e dei 9 anni di serie A “irregolari” perchè i campioni si sono allenati su campi che non potevano esistere. Ma forse quando la squadra era in serie A (ci è rimasta fino al 2009, quindi 19 anni dopo la realizzazione della struttura) il Sant’Agata andava bene a tutti nonostante fosse sempre in zona R4.
Ultimo elemento, probabilmente il più preoccupante per il contesto economico, sociale e civile della città: nella stessa area del Sant’Agata e, anzi, in molti casi ancor più vicino al torrente, sorgono l’Aeroporto, lo stabilimento industriale più importante della città (Hitachi), numerose aziende private e molte abitazioni civili. Che adesso rischiano di fare la stessa fine.